Per vedere se mi cancellano anche stavolta dalla rete sociale

Per vedere se mi cancellano anche stavolta dalla rete sociale

Il rurale di Feisbuk non ci sta. I divieti, tanto più se imposti da qualcuno che abita in America, non li sopporta. Ricordate "e dialèt" pubblicato la scorsa settimana? Avrebbe violato gli standard della community del social network. Abbiamo subito chiesto chiarimenti ma, ad oggi, nessuna risposta. Riproviamo.

Se le cose stanno così, (rebus sic stantibus) cantava Sergio Endrigo quando le canzoni avevano un senso e la politica, ideali. Per strada la gente salutava e i bambini giocavano alla “settimana”, a scuola si imparava a memoria Il Sabato del Villaggio. Il dialetto era allora la lingua ufficiale, e nei Borghi di Rimini si accentuavano le differenze fonetiche. Nella Vecchia Pescheria le pescivendole facevano i complimenti anche ai brutti, per piazzare al meglio un chilo di sardoni.
A Santarcangelo, enclave linguistica, i poeti sognavano Roma e Milano, mentre nell’agro-riminese i “maruchin” di Pietroneno Capitani bussavano coi piedi, innestando il Sangiovese non più maritato all’olmo gucciniano. Riccione, la Perla verde dell’Adriatico, senza T.R.C. era piena come l’uovo, i bagnini padroni della lingua madre parlavano il tedesco con un leggero accento rurale che li rendeva irresistibili alle super corazzate teutoniche.
Sergio Pioggia, babbo del glottologo corianese Davide, lanciava locali da imbarco in collina, dove anche i più sfigati, bagnavano il becco.
La Democrazia Cristiana, benedetta nei secoli, mandava a Roma il rosso Senatore Armando Foschi; il P.C.I. manifestava contro l’Aeroporto, la Nato, i missili e Nando Piccari inneggiava a Mao sfilando con il libretto rosso della Rivoluzione. Tutta sta maletta per vedere se Feisbuk anche questa volta mi cancella e non risponde a Rimini 2.0 quando scrivo di politica, di dialetto e invito i bambini alla merenda con l’olio novello e una fetta di pane sciapo.
Rurali sempre.

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