A Rimini Fi non è stata mai vista come un partito realmente alternativo alla sinistra. Pizzolante gioca la carta del patto civico per garantire un peso politico ad Ap nella trattativa con Renzi per la formazione delle prossime liste elettorali. Basta candidati lepenisti a Rimini. Ripartiamo da una nuova classe dirigente. Intervista a Massimo Palmizio.
Forza Italia ha aperto il cantiere del cambiamento a Rimini chiudendo definitivamente la stagione del consociativismo. Da questa prospettiva riparte sostanzialmente da zero, nel senso che i big che hanno guidato il partito di Berlusconi per circa tre decenni in questa città sono nel frattempo usciti di scena o si sono alleati col Pd. C’è quindi da immaginare un impegno nuovo e per niente semplice per accreditare Fi come alternativa credibile e praticabile al sistema di potere che a Rimini governa, con una brevissima parentesi legata alla stagione del pentapartito, dal dopoguerra.
Una volta Marco Lombardi e Sergio Pizzolante organizzavano convegni dal titolo “il Pdl cambierà Rimini” e indicavano mete come la fuoriuscita da Hera, il dirottamento sull’aeroporto (che consideravano infrastruttura strategica per la città, mentre adesso il primo ci lavora nella società di gestione dello scalo e il secondo da tempo non dice più nulla sul “Fellini” nonostante le performance in termini di passeggeri siano parecchio più deludenti di quelle a guida Aeradria) dei soldi del Trc, accusato di tutti i disastri, mentre l’opera prosegue la sua corsa nel territorio di Rimini (dopo aver devastato Riccione) proprio sotto la giunta Gnassi&Patto civico tenuto a battesimo da Pizzolante.
L’ingrato compito di tirare una riga sul passato, accreditare una nuova classe dirigente, analizzare quello che non ha funzionato e, soprattutto, cominciare a lavorare sui contenuti per mettere in campo una proposta politica alternativa a quella della sinistra al comando a Palazzo Garampi, spetta oggi a Massimo Palmizio, dal 2014 coordinatore regionale di Forza Italia. Da quella data e in questo ruolo segue da vicino le vicende politiche riminesi e un’idea molto precisa delle zavorre pregresse, dello status quo, delle carte da mettere in tavola per l’immediato futuro e di come agguantare l’obiettivo di governare la città di Rimini, se l’è fatta.
In passato Forza Italia a Rimini non è che abbia fatto una grande opposizione, non si sono mai viste candidature forti, tali da poter contrastare il Pd
“In passato Forza Italia a Rimini non è che abbia fatto una grande opposizione, non si sono mai viste candidature forti, tali da poter contrastare il Pd, mentre non sono mancati “accordi” col sistema, ad esempio Fiera e aeroporto”, dice Palmizio a Rimini 2.0.
Quando nasce Forza Italia, nel 1994, Palmizio è fra gli uomini di Publitalia prestati alla nuova avventura politica al fianco del Cavaliere. Milanese, classe 1954, nel 96 entra in parlamento, prima alla Camera poi al Senato e dal 2013 ancora alla Camera eletto nella circoscrizione dell’Emilia Romagna.
“Marco Lombardi lo conobbi nei primi anni 90 quando fui incaricato di organizzare Forza Italia in Emilia Romagna”, aggiunge. “Dopo 20 anni, nel 2014, tornando a Rimini come coordinare regionale per incontrare il gruppo dirigente e i consiglieri comunali, nel primo caso ho visto sempre le stesse persone, quattro o cinque, il gruppo dirigente era sempre quello. Mentre i consiglieri non c’erano perché passati quasi tutti a Ncd, Pizzolante aveva svuotato il partito. Fi era rimasta senza uomini”.
Sul passato il parlamentare di Fi aggiunge anche un altro elemento, per focalizzare quello che è ormai storia passata: “Prima di me c’erano un coordinatore e un vice, Filippo Berselli e Giampaolo Bettamio, che gestivano direttamente il partito da Bologna, delegando inizialmente i congressi del Pdl, prevalentemente unitari e in una logica di spartizione degli incarichi, ma il ruolo preponderante era in capo ai coordinatori, ovvero ai consiglieri regionali direttamente o attraverso persone loro. Risultati se ne sono avuti, anche significativi, ma nel caso di Rimini col limite che ricordavo prima. A farci perdere consensi sono state anche le divisioni e le scissioni, ben tre: Futuro e libertà (Fini), Fratelli d’Italia e Ncd”.
Palmizio intavola anche un altro tema corposo, l’alleanza con la Lega Nord: “Dalle regionali del 2014 Forza Italia ha ceduto il candidato alla Lega e questo ha portato un notevole calo di consensi per noi e un forte incremento per loro, fra l’altro mentre alle regionali la Lega è andata bene, alle amministrative non ha confermato lo stesso trend”. Sempre alle regionali di quello stesso anno c’è stata la scarsa performance di Lombardi: “Marco Lombardi, che pure è stato un ottimo consigliere regionale e nella commissione bilancio ha lavorato molto bene, nel 2014 si è voluto ricandidare a tutti i costi ottenendo però 1.098 preferenze contro le 11.502 della precedente tornata, probabilmente la gran parte dei nostri elettori non sono andati neanche a votare”.
La scelta di dare il candidato alla Lega in una regione come la nostra non paga
Morale, “a Rimini siamo ripartiti da zero e non è stato facilissimo ricominciare”, commenta Palmizio. “Ora abbiamo bravissimi giovani, sia a Rimini che in altre città della provincia, alcuni con un’ottima esperienza e altri che l’esperienza se la stanno facendo”. Ma alle ultime amministrative il bottino è stato magro. “Ci ha penalizzati l’accordo con la Lega Nord a livello regionale che abbiamo dovuto subire anche a Rimini. La scelta di dare il candidato alla Lega in una regione come la nostra non paga, e l’elettorato reagisce non andando a votare o votando direttamente per la Lega, non noi. Inoltre, di solito quando si candida una persona che viene da fuori, che ha già perso altre elezioni, il destino è segnato … comunque il risultato di Rimini, assieme a quello di Piacenza, è stato uno dei migliori in regione per Fi, il partito ha tenuto, posto che i raffronti è difficile farli perché prima c’era il Pdl”.
Se gli si chiede quanto abbia pesato a suo parere il consociativismo a Rimini, la risposta di Palmizio è ancora più netta: “Molto. Io credo che a Rimini non ci abbiano mai visto come un partito realmente alternativo alla sinistra”.
E se Fi non è mai stata percepita come alternativa al Pd, che dire di Sergio Pizzolante che col Pd si è alleato? “Pizzolante ha avuto un risultato personale eccellente con la sua civica. Il suo progetto è quello di allargare il patto civico alla regione in un’ottica di alleanza organica col Pd di Matteo Renzi. E’ fra coloro che in Ap hanno spinto di più per l’alleanza con Renzi”. E, adesso, dopo la promozione sul campo ottenuta all’assemblea degli amministratori locali del Pd, parla già di “patto civico Italia”.
Quella di Pizzolante è stata per noi una perdita rispetto ad altri che se ne sono andati e nessuno se n’è accorto
“Sia chiaro”, premette Palmizio, “quella di Pizzolante è stata per noi una perdita rispetto ad altri che se ne sono andati e nessuno se ne è accorto. Ma ormai è un renzista a tutti gli effetti, vuole esportare il patto civico da subito in tutta l’Emilia Romagna per garantire un peso alla sua parte politica nella trattativa con Renzi per la formazione delle prossime liste elettorali”. Con me, andrà a dire ad Alfano, avrete dei voti che da soli vi sognate. “Le circostanze aiuteranno Pizzolante soprattutto se Fi sarà un partito schiacciato sulla Lega Nord”.
Dice ancora Palmizio che l’onorevole Pizzolante ha “approfittato della sua conoscenza del territorio, datata e ben radicata sin dai tempi della militanza socialista, per sviluppare la sua iniziativa politica, soprattutto nei confronti del mondo economico e sulla questione delle concessioni demaniali, sulla quale il Pd gli lascia quasi totale libertà d’azione”.
Unità, gioco di squadra, presenza politica nella città fra la gente e i portatori di interesse, e con una visione sui temi strategici
Arriviamo così al ruolo che Fi a Rimini pensa di ritagliarsi per non lasciare la scena in mano alla alleanza Pd&Pizzolante. “E’ chiaro che il nostro terreno d’azione dovrà essere quello di un partito che recuperi credibilità come soggetto alternativo a quella alleanza, e poi unità, gioco di squadra, presenza politica nella città fra la gente e i portatori di interesse, e con una visione sui temi strategici, che riguardano soprattutto l’economia, in particolare il turismo e il capitolo Bolkestein, e le infrastrutture, in primis mobilità e aeroporto”. E, per non trovarvi come alle passate amministrative, forse fareste bene ad iniziare per tempo ad individuare un leader vincente? “Un candidato credibile del centrodestra a Rimini è in grado di vincere nonostante il patto civico, non ci sono dubbi. Ma deve rappresentare una alternativa forte e chiara per l’elettorato moderato, quindi basta coi candidati sindaci lepenisti o leghisti che dir si voglia, che continuerebbero a far vincere l’alleanza di sistema Pd-Pizzolante. Mi aspetto un grande lavoro da Fi sul territorio, un contributo di idee sui temi concreti, anche per fare arrivare in parlamento le questioni importanti del territorio”.
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