Prove di fusione fra Carim e Cassa di Risparmio Cesena

Prove di fusione fra Carim e Cassa di Risparmio Cesena

Il percorso è già ampiamente avviato e alcuni atti sono stati compiuti, quindi non si parla di intenzioni ma di qualcosa di molto più concreto. E gli

Il percorso è già ampiamente avviato e alcuni atti sono stati compiuti, quindi non si parla di intenzioni ma di qualcosa di molto più concreto. E gli atti vanno nella direzione della fusione fra la Cassa di Risparmio di Rimini presieduta da Sido Bonfatti e quella di Cesena a guida Germano Lucchi.
Da quel che trapela, nelle ultime settimane da Carim sarebbe partita una lettera ufficiale indirizzata alla Cassa di Risparmio di Cesena che viene letta come un tentativo di accelerazione del progetto. Resta da capire perché un simile passo sia stato compiuto dalla Banca e non dalla Fondazione proprietaria, ma la sostanza non cambia. C’è chi sostiene che la Fondazione Carim avrebbe già nominato un advisor e lo stesso avrebbe fatto anche la Fondazione di Cesena (comunque due advisor diversi). Fin qui sembrerebbe emergere una unità d’intenti fra le due realtà, quanto meno guardando solo dall’esterno i movimenti in atto, ma i bene informati avanzano qualche dubbio al riguardo. Davvero Fondazione e Banca Carim da una parte, e queste nei confronti di Cesena, si stanno muovendo all’unisono per perseguire uno stesso obiettivo? Saranno i passi ufficiali a chiarirlo.
Di fatto non sono mai mancati punti di vista diversi a Rimini, comprese preferenze verso una eventuale fusione con la Cassa di Risparmio di Ravenna o anche il mantenimento dell’autonomia.
Ma qualcosa di nuovo è accaduto rispetto a questi dibattiti. Negli ambienti bancari viene dato con una ragionevole certezza il particolare secondo cui la fusione avrebbe la benedizione, ed anche qualcosa di più, di Banca d’Italia. Palazzo Koch, insomma, starebbe incoraggiando con decisione il progetto di fusione fra Rimini e Cesena, potendo contare anche su uomini come il direttore generale di Carim, Alberto Mocchi, e il vicedirettore Giampaolo Scardone, il secondo con un lungo passato in Banca d’Italia e il primo con rapporti alquanto affiatati, senza dimenticare l’incarico di amministratore delegato, di fatto commissario, del Cis.
Intanto i vertici della Cassa di Risparmio e della Fondazione di Rimini tirano un sospiro di sollievo e diffondono notizie rassicuranti facendo leva sul bilancio 2013, il primo che distribuirà un po’ di dividendi dopo diversi anni (dal 2009) di “secca”. Quanti? La proposta che arriva all’assemblea della Banca, che si terrà in aprile, è quella di destinare 4 milioni e 500 mila euro a riserva e 1 milione e 400 euro a favore degli azionisti, somme derivanti dall’utile di 5 milioni e 900 mila euro.
Ieri si sono tenuti due appuntamenti significativi: l’assemblea degli azionisti di Banca Carim, ai quali Bonfatti e Mocchi hanno fornito qualche accenno sul bilancio, illustrato nuove iniziative per i soci e presentato (da parte del responsabile dell’area titoli e finanza) la piattaforma informatica che dovrebbe garantire lo scambio delle azioni secondo criteri di trasparenza nella formazione dei prezzi. Qualcuno ha cercato di prendere la parola sui dati di bilancio ma è stato gentilmente “stoppato” in quanto argomento non all’ordine del giorno.
Il secondo appuntamento si è svolto quasi in contemporanea ma all’interno della Fondazione, cioè l’assemblea generale convocata dietro richiesta del famoso gruppo dei trenta per discutere dello stato dei conti. Incontro richiesto a dicembre e concesso a fine marzo, forse anche per attendere i dati di bilancio. Partecipazione scarsa, si sono levate più o meno le solite voci critiche, ma Pasquinelli ha trovato il modo per inserire all’ordine del giorno dell’assemblea straordinaria anche una bella cerimonia di conferimento delle medaglie a quei soci che hanno maturato 25 anni all’interno della Fondazione. Giusto per alleggerire le tensioni. Nessun voto finale ma solo un confronto, acceso da non più di tre o quattro soci. I più taglienti sono stati Alfonso Vasini e Mauro Ioli, col secondo che ha parlato del mancato coinvolgimento dell’assemblea “di fronte alle difficoltà del periodo e alle sporadiche notizie di alleanze con altre Fondazioni e altri istituti bancari”. Noi, ha detto Ioli, “vogliamo ristabilire all’interno dell’assemblea un’agibilità democratica che consenta a tutti i soci piena partecipazione alla vita sociale. Per fare questo però dobbiamo innanzitutto essere intransigenti circa il nostro diritto-dovere di essere pienamente informati sulle linee strategiche che la Fondazione intende perseguire nel suo cammino. Ciò al fine di valutarle, di condividerle e, perché no, se necessario di contestarle. Invece ci si preclude la facoltà di verificare analiticamente i capitoli del bilancio della Fondazione e le modalità di distribuzione delle nostre ormai esigue capacità di spesa. Perché?” E si è domandato: “Perché non viene precisato se l’ingeneroso commissariamento subito da Banca Carim è realmente terminato oppure è cessato solo quello ufficiale? Perché nessuno ci informa su cosa abbia realmente imposto Bankitalia alla Fondazione circa il futuro della Banca? L’intento di quel gruppo di amici che ha più volte sollecitato la convocazione di questa Assemblea, di fronte ad un paventato indebolimento delle posizioni dell’unico nostro vero asset, non fosse altro che per la diminuzione del numero delle filiali di Banca Carim, incappata pure nella complessa vicenda del fallimento della Società di gestione dell’aeroporto riminese, è mosso dalla seria preoccupazione di sapere se sarà possibile dare continuità all’attività della nostra Fondazione, in altre parole se questa Fondazione ha ancora un futuro”.

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