“Putin Aiutaci!” Il tracollo del rublo si abbatte sul Gros di Rimini

“Putin Aiutaci!” Il tracollo del rublo si abbatte sul Gros di Rimini

La chiusura dell'aeroporto e poi la caduta della moneta russa, che ha perso il 40% del proprio valore, si stanno ripercuotendo sulla enclave del commercio di via Coriano che coi russi faceva affari. Ma ad essere colpiti sono tanti altri, come documenta questo servizio. Compreso il "Fellini", che risentirà anche di questo terremoto.

Probabilmente è una delle cause che non mette fretta ai nuovi gestori di Airiminum. Come si fa a riaprire il “Fellini” con la Russia sull’orlo del baratro? Il business che in altri tempi ha fatto sognare lo scalo di Miramare e trasformato Rimini in un feudo moscovita, rischia ormai di essere solo un ricordo. E in questo contesto far tornare i conti della società che è subentrata ad Aeradria non sarà uno scherzo.
La valuta russa continua a perdere colpi. Da inizio anno ha lasciato sul terreno circa il 40% del proprio valore, con una caduta in picchiata nelle ultime settimane. Tutta colpa delle sanzioni finanziarie di America e Unione Europea, insieme al tracollo del prezzo del petrolio, tanto che gli analisti finanziari prevedono tempi duri per il paese di Putin. L’economia riminese, che quel business aveva agganciato, ora si lecca le ferite e spera.

Lo striscione esposto il 14 ottobre al Gros di Rimini

Lo striscione esposto il 14 ottobre al Gros di Rimini

Non c’è solo l’aeroporto ad essere avvolto nelle nebbie che arrivano dai territori dell’ex Unione Sovietica.
Al Gros la preoccupazione è tanta fra i circa 180 operatori. Quelli dell’abbigliamento prima di tutto, ma anche diversi altri, ad esempio chi si occupa di logistica e trasporti e da anni lavora con quel mercato, che sembrava poter assicurare bilanci radiosi. Poco tempo fa proprio una importante azienda del Gros che spedisce merci anche verso la Federazione Russa, ha esposto uno striscione che non ha bisogno di troppi commenti. Una fotografia di Putin e una grande scritta in italiano e cirillico: “Aiutaci!” E’ rimasto su pochissimo tempo ma il segnale del malessere è stato lanciato.
L’equazione aeroporto chiuso uguale zero vendite al Gros è troppo semplicistica e non più attuale. Se infatti quando il rublo non dava segni di stanchezza, commercianti e turisti provenienti dai paesi dell’est permettevano agli operatori del Gros di beneficiare anche della vicinanza con il “Fellini”, tanto da raccogliere 250 mila euro per aiutare l’aeroporto ad arrivare ad ottobre, adesso non è più così. “La chiusura dell’aeroporto ha pesato enormemente, fra il 50 e l’80%, e poi si è aggiunta la crisi economica”, dice un grossista, “però mentre per il secondo fattore non possiamo farci nulla, per il primo si e se il Fellini non dovesse riaprire in tempi brevissimi le conseguenze sarebbero gravissime”. Non solo in termini di fatturati ma anche di tagli del personale e chiusura di attività. “Il sabato adesso potremmo anche tenere chiuso, mentre con l’aeroporto funzionante era il giorno di punta perché in coincidenza coi voli”, dice un altro, “acquistavano qui prima di imbarcarsi”.

L’Hotel Genty è stato il primo, ormai vent’anni fa, a catturare turisti e uomini d’affari dalla grande Federazione. “Se a livello di presenze da settembre ad oggi non abbiamo subito variazioni di rilievo rispetto allo scorso anno, lo si deve alle numerose strutture annuali chiuse a Rimini”, spiega il proprietario, Stefano Biotti. “Ma l’allarme è alto e non solo da parte nostra. Sia perché dobbiamo ancora riscuotere crediti relativi ai mesi di agosto e settembre, oltre 20 mila euro per quanto ci riguarda, e sia per il calo vertiginoso di turisti e viaggiatori del shop-tour che si sono visti decimare il loro potere d’acquisto a seguito della crisi del rublo”. L’aeroporto c’entra poco: “Il problema dell’aeroporto è totalmente marginale. Novanta o cento chilometri di pullman per venire a Rimini non li spaventa, visto che sono abituati a percorrerne anche tre volte tanto per raggiungere l’aeroporto che li farà volare in Italia”.
I segnali sono talmente poco incoraggianti che gli operatori turistici stanno già drizzando le antenne per cercare mercati alternativi: “Stiamo guardando a Polonia, Ungheria, Bulgaria, Repubblica Ceca. Certo che un aeroporto funzionante e con una buona politica di incoming sarebbe utile anche per guardare a questi mercati, così come alla grande Cina”.

Pure nei salotti dello shopping di Rimini e Riccione le cose non vanno bene da quando a varcare le porte di negozi e boutique non ci sono più i russi. Così come nel campo dei traduttori, accompagnatori e agenzie varie nate e cresciute coi paperoni russi, si vivono momenti poco allegri.
Il riccionese Stefano Maioli è un altro esperto in questa materia, forte della esperienza dell’agenzia viaggi Spiagge & Co e di Stele, quest’ultima dedicata alle spedizioni. “Siamo in presenza di una flessione innegabile legata ai problemi che sta vivendo la Russia, di  circa il 50%”, attacca. Ma non ci sono solo i guai russi ad incidere, perché pure l’Italia ci mette del suo in modo abbastanza masochistico: “Enac ha cancellato tutte le autorizzazioni di carico della merce italiana sugli aerei che vanno in Russia, quindi praticamente non possiamo più spedire via aerea per quella destinazione”, chiarisce Maioli. A guadagnarci sono le poste, che in questo momento vanno a gonfie vele.
Ma se si domanda a Stefano Maioli quale sia la percentuale di incidenza della chiusura dell’aeroporto sulla pesante situazione di chi nel riminese beneficiava del flusso di ricchezza che arrivava dalla Russia, la risposta è questa: “L’aeroporto di Rimini ha chiuso anche in passato per effettuare i lavori alla pista, dirottando i voli su Ancona, ma non ricordo di avere subito nessuna flessione. Il Fellini può essere considerato un elemento importante di contorno, di comodità, ma non l’elemento chiave”.
Il mondo cambia e tenere lo sguardo fisso alla torre di controllo di Miramare può far perdere di vista altre novità che hanno finito per incidere sempre di più: “Il fenomeno dell’e-commerce, l’esplosione di Yoox, il più grosso operatore mondiale di vendita online, sono elementi che hanno già iniziato a modificare abitudini e tendenze con ricadute anche sul nostro territorio”.
Cosa aspettarsi dalla ripresa dei voli, ammesso che non si verifichino altre sorprese e i tempi non siano così lunghi da azzerare le potenzialità dell’aeroporto di Rimini?
“Sinceramente sono molto scettico che quella possa essere la soluzione. Non so se i negozianti del Gros e delle nostre città una volta che riaprirà l’aeroporto potranno rivedere i loro clienti, perché forse quei clienti li non ci sono più. Noi le stive degli aerei le riempiamo grazie all’e-commerce, non con gli acquirenti che vengono a Rimini”.
Elite Service, azienda leader nel settore dei trasporti per la Repubblica del Kazakhstan, anch’essa con base al Gros, conteggia un calo del 30%. L’elenco sarebbe lunghissimo e i pareri simili a quelli raccolti. Ma la domanda da farsi comincia ad essere questa: che per Rimini sia già venuto il momento di imparare nuove lingue e di rimpiazzare menù e listini scritti in cirillico?

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