Quando il teatro è il gran regno del PD

Quando il teatro è il gran regno del PD

L’Associazione Teatrale Emilia Romagna prende tanti soldi da Stato, Regione e Comuni. La guida? Puramente politica. Il libero imprenditore è meglio che cambi mestiere.

Alla Sagra mangiano sempre i soliti
Partiamo da un particolare. Determina Dirigenziale del Comune di Rimini, la numero 897. Trattasi dell’ennesimo “impegno di spesa” per la Sagra Musicale Malatestiana. Per carità, non voglio infierire ancora sulla Sagra, che da sola costa più (nel 2016: 1.445.798 euro) di una stagione intera al Teatro Rossini di Lugo, una bomboniera di belle cose (nel 2016: 1.042.734 euro). La spesa complessiva della Determina è di 192.149 euro: la cifra più consistente, 132mila euro, va a Ater, l’Associazione Teatrale Emilia Romagna. Già, ma che cos’è Ater?

La cooperativa ‘rossa’ del sistema teatrale regionale
Ater nasce con il consueto schema cooperativo ‘rosso’, bilanciato, però, sul sistema teatrale. Non è una illazione ideologica, ma è quello che dicono loro. “L’ATER nasce, negli anni ’60, dalla necessità dei comuni dell’Emilia-Romagna di acquisire, gestire o costruire luoghi teatrali; tra i suoi fondatori vi sono infatti i principali comuni capoluoghi di provincia e alcune città minori”. Ater ha sede a Modena e ha un mucchio di soci, dalla Regione Emilia-Romagna alla Provincia di Reggio Emilia. Sono 34 i Comuni soci, tra cui Cervia, Cattolica, Cesenatico, Ravenna, Santarcangelo e, appunto, Rimini. Il gioco è semplice: Ater prende alcuni spettacoli e li porta in giro. I Comuni soci, ovviamente, sono obbligati a ospitare quegli spettacoli. E solo in second’ordine, eventualmente, altri. Anche questa non è una illazione, ma quanto dicono loro, quando sottolineano che i “soci si impegnano ad ospitare un certo numero di rappresentazioni”. Insomma, Ater, che ora deve confrontarsi con Ert, il teatro nazionale dell’Emilia-Romagna (anche quello, un circo che ospita come soci diverse amministrazioni pubbliche, tra cui il Comune di Rimini), ha il monopolio della ‘spettacolarità’ regionale. Un monopolio che neppure la Giunta ‘a 5 Stelle’ del Comune di Cattolica, nonostante le intenzioni elettorali, è riuscito a scalfire: la gestione dell’oneroso – per le casse pubbliche – Teatro della Regina è affidato ad Ater con un assegno annuo (per il 2016) di 100.700 euro.

I Consiglieri politicamente doc
Nel sito specifico Ater è bravissima a raccontarti la storia della sua gloriosa esistenza, una specie di ‘una mano lava l’altra’ della sinistra locale, ma guai a pubblicare i bilanci. Sappiamo, però, chi siede nel Consiglio di Amministrazione. Il presidente è il Sindaco di Correggio, Ilenia Malavasi, ovviamente con giubbotto PD. Il Comune di Correggio, in effetti, ha stipulato con Ater una convenzione importante “per la concessione in uso e la gestione del Teatro Comunale Bonifazio Asioli e la gestione di attività di spettacolo” che ha previsto una spesa “di Euro 98.500 per l’anno 2015 e di 227.000 Euro per l’anno 2016 e per l’anno 2017”. Insieme alla Malavasi seggono in Consiglio Roberto Calari, già dirigente Legacoop Bologna, la giovane riminese Laura Conti, già “segretaria giovanile comunale di un partito politico” (indovina, indovinello…), il Sindaco di Lugo Davide Ranalli, già “coordinatore del Partito Democratico della Bassa Romagna” e Daniele Gualdi, già Assessore alla Cultura del Comune di Cesena, ovviamente a sinistra – “è stato responsabile scuola del PCI”, si legge in un suo curriculum e “primo segretario comunale del Pds di Cesena” – che è al contempo Presidente dell’Associazione Riccione Teatro, di cui è socio anche Ater. Probabilmente nel gran gioco del teatro la condivisione delle poltrone è possibile, i ruoli non si sovrappongono.

Ma chi ci guadagna? Non lo spettatore pagante…
Oltre ai soldi ricevuti in cambio degli spettacoli proposti dai Comuni soci, Ater succhia risorse pubbliche in quantità. Intanto, dalla Regione Emilia-Romagna. La sfilza di contributi assegnati nel 2016 è una e trina: 767mila euro totali, ripartiti in un assegno da 320mila euro (“liquidazione contributo per l’anno 2016”), più un “ulteriore contributo” di 150mila euro, a cui si somma un altro contributo da 297mila euro, beati loro. Ater ottiene soldi in quantità anche dal Ministero, tramite il Fondo Unico per lo Spettacolo sotto la sigla “Circuiti Regionali Multidisciplinari”: per il 2016 incassa 431.349 euro. Chi ci guadagna in questo can-can di euro? Non lo spettatore pagante – che è anche onesto contribuente. Di certo il Direttore generale di Ater Roberto Giovanardi che nel 2014 – perché non aggiornano i dati?, che vergogna, non c’è alcunché da nascondere – ha incassato 148.843 euro e i suoi collaboratori, il Direttore amministrativo Gianfranco Carra (60mila euro nel 2014, ma il suo incarico risulta scaduto il 30 giugno 2015) e il Coordinatore del Circuito Aterdanza Roberto De Lellis (14.280 euro, ma è scaduto il 30 maggio 2016). Morale: se sei un misero imprenditore privato nel regno dello spettacolo a guida pubblica, anzi, partitica, è meglio che cambi mestiere.

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