Rapporto Economico: Rimini non è un paese per giovani

Rapporto Economico: Rimini non è un paese per giovani

Continua la raccolta di performance negative per l'economia riminese, che va peggio rispetto al contesto regionale su quasi tutta la linea: ecco i nu

Continua la raccolta di performance negative per l’economia riminese, che va peggio rispetto al contesto regionale su quasi tutta la linea: ecco i numeri che descrivono l’affanno che ha caratterizzato anche il 2015.

Lo scorso anno il Rapporto economico della provincia di Rimini fotografava una economia locale “non ancora fuori dalla crisi”. I numeri del 22° Rapporto presentato oggi dicono che è “ancora in difficoltà”. Ma sono anni che Rimini non migliora, sembra una realtà ingessata e zavorrata. Risente della crisi come tutto il Paese, ovviamente, ma mostra particolari e più gravi segnali di sofferenza, che in molti casi collocano la provincia di Rimini dietro alle altre città romagnole e dell’Emilia Romagna in genere.
Cominciamo da alcuni indicatori significativi. La cassa integrazione guadagni è diminuita dell’11,7% ma da una parte le ore autorizzate sono ancora esageratamente alte (7,8 milioni) e dall’altra la diminuzione in ambito regionale e nazionale è stata decisamente più alta, rispettivamente del 34,6% in Emilia-Romagna e del 35,6% in Italia. Non solo. Rimini è l’unica provincia in regione ad aver avuto nel 2015 un incremento della cassa integrazione guadagni straordinaria (che incide sulla cassa integrazione guadagni totale per il 72,9%) rispetto all’anno precedente e ciò denota febbre alta, ovvero crisi aziendali gravi, non risolvibili in tempi brevi e che spesso prefigurano riduzione di organici.
Il tasso di occupazione è leggermente aumentato (dal 61,4% nel 2014 al 62,9% del 2015) ma anche in questo caso se si fa il confronto col dato regionale Rimini “stecca” perché in Emilia Romagna l’incremento è stato del 66,7% (il dato nazionale è 56,3%). Valori peggiori a Rimini pure per il tasso di disoccupazione: 9,5% Rimini (era l’11,1%), 7,7% Emilia Romagna, 11,9% Italia. Rimini si colloca all’ultimo posto riguardo al tasso di occupazione fra le province della regione, e occupa la seconda posizione per la disoccupazione (dopo Ferrara). Ma è se si guarda ai giovani che Rimini sprofonda: per loro il tasso di disoccupazione arriva al 23,5% nella fascia di età 15-29 anni (15,8% maschile, 31,9% femminile) e al 33,8% nella fascia di età 15-24 anni (27,1% maschile, 41,9% femminile). In calo rispetto al 2014 quando però era stata raggiunta quota 28,1% nella classe 15-29 anni e 37,6% nella classe 15-24 anni. La crisi del mercato del lavoro degli ultimi anni ha toccato soprattutto i giovani, provocando il triplicarsi dei tassi di disoccupazione rispetto a quelli del 2008 (8% nella classe 15-29 anni e 11,2% nella classe 15-24 anni).
Se si passa alla demografia delle imprese il quadro non migliora. La crisi del sistema economico-finanziario si ripercuote in misura pesante anche sul sistema impresa, sulla numerosità delle imprese attive e sull’andamento delle imprese iscritte e cessate. Le imprese attive sono 34.339 in provincia di Rimini al 31 dicembre 2015, contro le 34.503 del 31 dicembre 2014, con un decremento dello 0,5% (sostanzialmente in linea con il -0,6% dell’Emilia-Romagna, ma superiore al -0,1% dell’Italia); per la seconda volta il numero scende sotto quota 35.000, al di sotto della numerosità pre-crisi (35.593 nel 2008); il numero di imprese per abitante rimane comunque alto (102 imprese ogni 1.000 abitanti), a testimonianza di una diffusa imprenditorialità sul territorio.
Mentre il sindaco Gnassi licenzia in netto ritardo piano strutturale e Rue e si vanta di avere messo il freno alle costruzioni (e il presidente dei costruttori partecipa a tavoli elettorali a sostegno dello stesso sindaco), i dati contenuti nel nuovo Rapporto economico ratificano il declino inarrestabile del settore delle costruzioni, che si piazza subito dopo il commercio: la diminuzione è del 3,4% (da 5.225 a 5.049 imprese), con un saldo di -176 unità e che incide da solo per il 59% del totale dei decrementi dei diversi settori.
L’economia riminese annaspa: le cessazioni di imprese superano le iscrizioni: 2.868 contro 2.641 unità. Nel 2014 il saldo negativo era stato di -938 imprese, nel 2015 -227. Il tasso di sopravvivenza delle imprese (si parla della durata o permanenza negli anni) attesta che risultano attive al 31/12/15 il 76% delle imprese iscritte nel 2014 (uno/due anni dopo sopravvivono tre imprese su quattro), il 68% delle imprese iscritte nel 2013 (due/tre anni dopo sopravvivono due imprese su tre) e il 60% delle imprese iscritte nel 2012, quindi solo tre imprese continuano ad esistere su cinque nate nel nostro territorio tre/quattro anni fa.
E’ in calo anche l’export (-0,5%) mentre l’import cresce del 9,7%, il saldo della bilancia commerciale è positivo (+1.080.209.009 euro in contrazione) e in regione solo Ravenna insieme a Rimini registra una variazione negativa delle esportazioni (Emilia-Romagna +4,4% e Italia +3,8%). Incide da questo punto di vista il crollo verso la Russia nelle destinazioni dei prodotti (-41,8%).
Se si esamina l’andamento del sistema bancario la musica resta monotono. L’accesso al credito rimane difficile, la consistenza degli impieghi bancari nella nostra provincia è diminuita dal 30/06/11 del 15,3%, risultando superiore sia al calo regionale (-11,3%) che a quello nazionale (-6,2%). Il calo degli impieghi alle imprese è del 4,1%, ma arriva fino alla diminuzione dell’8,9% considerando i soli “Impieghi vivi” (al netto delle Sofferenze). I depositi invece aumentano nell’anno in provincia del +5,9%. Ma c’è un ulteriore elemento che descrive lo stato di affaticamento dell’economia riminese, quello sulle sofferenze bancarie: in provincia di Rimini al 30/09/15 ammontano a 1.895 milioni di euro (1.644 milioni al 30/09/14), con un incremento del 15,3% (+19,7% riferite alle imprese), maggiore dell’aumento regionale (+12,1%) e nazionale (+11,1%). Dal 2009 le sofferenze hanno subito una impennata del +483,1% (da 325 milioni del 31/03/09 a 1.895 milioni del 30/09/15).
Il turismo su scala provinciale restituisce numeri positivi (anche se per i singoli comuni la situazione varia), ma fino ad un certo punto perché la clientela estera (anche qui incide negativamente la Russia) scende: in termini di variazioni percentuali 2015-2014, si registra un incremento del 4,3% degli arrivi e dell’1,7% delle presenze: +8,6% gli arrivi italiani e -9,7% gli arrivi esteri, +5,9% le presenze italiane e -10,3% le presenze estere.
Complessi (e da analizzare con maggiore calma) i numeri sul mercato del lavoro, che però regala qualche soddisfazione: gli avviati (lavoratori che hanno instaurato almeno un rapporto di lavoro dipendente nell’anno) crescono del 2,9%, gli avviamenti (numero dei rapporti di lavoro dipendente instaurati nell’anno) calano dello 0,3% e qui il settore turismo la fa da padrone (47,1% degli avviamenti) ma con una flessione del 6,6% dei rapporti instaurati.

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