Le richieste dei Pm si abbattono pesantemente sull'ex presidente della Provincia Stefano Vitali, ma colpiscono anche Andrea Gnassi e Lorenzo Cagnoni, oltre a due figure "tecniche". E il decesso di Attilio Gambetti apre ai necessari approfondimenti sulle cause dell'incidente. E' già domani.
Jamil, è già domani. Nel giorno in cui il sindaco incontrava i giornalisti e gongolava sul risultato insieme a Chiara Bellini, e Andrea Gnassi commentava l’eccezionale risultato elettorale, due notizie hanno riportato tutti coi piedi per terra. Al termine della loro requisitoria sul crac Aeradria, i Pm Luca Bertuzzi e Paolo Gengarelli hanno chiesto quattro anni e quattro mesi di reclusione per l’ex presidente della Provincia Stefano Vitali, un anno e quattro mesi per il sindaco appena sceso da palazzo Garampi, Andrea Gnassi, e poi un anno per lo storico presidente della Fiera di Rimini Lorenzo Cagnoni. Gli stessi Pm hanno chiesto la condanna a tre anni e 8 mesi per Santo Pansica e a tre anni per Fabio Rosolen, due figure “tecniche”, un professionista e un impiegato. Chiesta invece l’assoluzione per Mario Formica, ex vicepresidente di Aeradria e per l’allora presidente della Camera di commercio Manlio Maggioli. Tutto da raccontare l’impianto accusatorio di una vicenda pesantissima per le ripercussioni avute, in primis, su un aeroporto mai più decollato. E va anche detto che il prossimo turno parleranno le difese e le parti civili (9 e 30 ottobre), per poi arrivare sotto Natale (14 dicembre) al verdetto e comunque i gradi di giudizio sono tre.
Tutto questo si mischia inevitabilmente col presente, anche se i fatti del crac Aeradria sono ormai fissati anche lontano nel tempo. Proprio domani, ad esempio, Stefano Vitali, «‘miracolato’ per intercessione di Sandra Sabattini», partecipa insieme a numerosi altri protagonisti alla conferenza stampa sulla beatificazione di Sandra Sabattini, in calendario il 24 ottobre. E Andrea Gnassi ha appena terminato di festeggiare la vittoria e ceduto il testimone del buongoverno a Jamil.
L’altra notizia di ieri riguarda purtroppo una vita spezzata. Attilio Gambetti, il 78enne caduto in bicicletta sul gradone della nuova piazza Malatesta (un altro è caduto nello stesso punto ed ha riportato la milza perforata). Residente a Reggio Emilia ma due volte alla settimana a Rimini dove aveva numerosi interessi. Se n’è andato dopo sette giorni di coma e adesso, di fronte alla morte sopraggiunta, il caso è destinato ad assumere un peso, giudiziario ma anche politico-amministrativo, rilevante. I familiari hanno da subito fatto notare che Attilio era in ottima salute, «uno sportivo, amante della montagna e della vita sana», che si muoveva sulle due ruote e così aveva fatto anche quella sera del 28 settembre, quando poco dopo le 22, si era diretto con la bicicletta in piazza per rendersi conto coi propri occhi della sistemazione al centro di un acceso confronto fra estimatori e critici. E’ caduto proprio sul gradone, sbattendo violentemente il volto e la testa e rompendosi l’osso del collo. Ha avuto un malore? Oppure non ha semplicemente visto il dislivello? Uno scambio di quota così marcato non era segnalato e la zona di sera risulta scarsamente illuminata, come hanno fatto notare i familiari: «Quello scalino è effettivamente pericoloso per bambini e anziani perché al buio non si nota. Adesso valuteremo il da farsi perché rischiare la vita per una cosa del genere non è tollerabile». Ora quella vita non c’è più ed è giusto che si accendano i riflettori sull’accaduto.
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