Rimini: tira un’aria da caduta dell’Impero

Rimini: tira un’aria da caduta dell’Impero

Avete presente la caduta dell'Impero romano? Si fa risalire al 476 con la deposizione di Romolo Augusto e l'acclamazione di Odoacre re. Rimini è attra

Avete presente la caduta dell’Impero romano? Si fa risalire al 476 con la deposizione di Romolo Augusto e l’acclamazione di Odoacre re. Rimini è attraversata dalla storia di Roma e quindi i riminesi sono già sintonizzati sulla giusta lunghezza d’onda.

C’è aria di crollo dell’Impero in questo periodo a Rimini. Dopo la fine ingloriosa dell’aeroporto, adesso scricchiola anche il sistema fieristico e congressuale. Aeroporto e congressuale sono le due gambe che tengono in piedi il turismo, se si piegano e non reggono più il peso dei debiti è il sistema Rimini che rischia di collassare.
I quotidiani di oggi fanno una bella panoramica della situazione. La Provincia di Rimini, scottata – anzi ustionata – dall’affaire Aeradria, lancia l’allarme sperando di arrivare in tempo almeno stavolta. Se non verrà rivisto il piano finanziario del Palacongressi entro il 30 aprile 2014, la Provincia cederà autonomamente le sue quote.
Chi negli scorsi anni parlava di manie di grandezza di Cagnoni (nella foto) & C. veniva guardato come lo scemo del villaggio, adesso rischia di passare per l’intelligentone.

Convention Bureau ha chiuso il preconsuntivo 2013 con un cratere: 1,9 milioni di euro. Le ragioni sono note e legate principalmente alla crisi. Ma adesso vengono al pettine i nodi di una struttura costosissima, svenante come costi di mantenimento, e con un piano finanziario ora – solo ora – osservato speciale.
E così Stefano Vitali accende la spia rossa sulla situazione finanziaria delle società Rimini Congressi srl, Palazzo dei Congressi spa e Rimini Fiera spa e parla di “forte squilibrio tra le previsioni del piano finanziario strumentale alla costruzione del Palazzo dei congressi e lo stato delle cose”. In particolare a togliere il sonno alla Provincia sono i mutui accesi: uno da 46 milioni di euro con Unicredit e uno da 28 con Mps Capital Service. La Provincia mette le mani avanti e dice che ci sono “difficoltà nel rispettare i tempi del versamento di 3 milioni per il nostro Ente”.

Dice ancora la lettera che Vitali ha inviato al sindaco di Rimini Andrea Gnassi, al presidente della Camera di Commercio Manlio Maggioli, all’amministratore unico di Rimini Holding Umberto Lago, al presidente di Rimini Congressi Maurizio Temeroli e di Rimini Fiera Lorenzo Cagnoni, che siamo in presenza di un “livello di stress finanziario di Rimini Fiera, data la complessiva situazione di indebitamento e di riduzione dei margini della gestione del Palas”. E se gli impegni non saranno mantenuti si arriverebbe al “subentro di Unicredit nella compagine societaria di Rimini Fiera come socio di maggioranza”.

Ci eravamo sbagliati, sembra dire Vitali, ma almeno adesso “le strategie, gli strumenti e gli impegni di tutti i soggetti coinvolti devono essere rimessi in discussione per garantire il mantenimento delle strutture strategiche per il nostro territorio anche indipendentemente dalla presenza della parte pubblica. E’ auspicabile fin da subito accordarsi per costruire un percorso alternativo strategico e funzionale al mantenimento delle infrastrutture del sistema fieristico-congressuale, anche con l’ingresso di capitali privati, come per altro era stato previsto fin dall’inizio con la quotazione in borsa di Rimini Fiera SPA”.

E’ più di un allarme, quello del presidente Vitali. La Provincia è pronta a telare, non vuole finire nel bel mezzo di un altro incendio che farebbe bruciare tutta Roma, pardon Rimini.
L’unico che si sente ancora di non indietreggiare è Lorenzo Cagnoni. Lui dice che fra Aeradria e sistema fieristico-congressuale non ci sono analogie e non si corrono gli stessi rischi.

Ma la cosa interessante di quello che sta accadendo non è tanto la botta d’orgoglio di Cagnoni, che così sempre è stato. E’ il fatto che non viene più considerato l’Imperatore da riverire qualunque cosa dica. Cominciano a tirarlo giù dal piedistallo. E anche in malo modo.
L’onorevole Sergio Pizzolante parla addirittura di Cagnoni come persona “nervosamente arrogante”. Forse si sente più libero di farlo perché ha abbandonato Forza Italia (ed è passato col Nuovo Centrodestra), che a Rimini è solitamente stata “schiacciata” su Lorenzo Cagnoni (si pensi all’uomo simbolo di questa linea, Gianni Piacenti). Ora Pizzolante vede un Cagnoni “non stupido o che dica cose stupide ma molto arrogante e anche nervoso”. Nervosamente arrogante, appunto. Un giudizio impensabile fino a poco tempo fa. Quando l’Impero era tale.
Oggi Pizzolante vede anche l’evidenza: “È evidente che il vecchio piano strategico e finanziario non regge più”. Anche quando quel piano fu adottato ci fu chi vide subito qualche puntura di botulino di troppo, iniettato per fare un trattamento di bellezza a conti che evidenziavano qualche ruga. Ma non l’allora Fi-Pdl (perché tanto sempre quella è la famiglia) – e men che meno la maggioranza di centro-sinistra – che anzi stese tappeti rossi davanti a Lorenzo il Magnifico.
Ora la crisi economica, la perdita di coesione sociale, il saccheggio delle ricchezze, le carenze della classe di governo locale ed altro, ci fanno sentire come ai tempi del declino dell’Impero romano. Speriamo che non si debbano aspettare tre secoli per avere il nostro Carlo Magno.

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