"Amazon è fra i principali responsabili della crisi che da una decina d'anni sta falcidiando il commercio al dettaglio". Ma dopo aver spalancato le porte al cavallo di Troia della grande distribuzione, adesso gli amministratori locali esultano per l'arrivo del colosso dell'e-commerce. Intervista all'imprenditore Bonfiglio Mariotti. Che parla anche dei tanti segnali di impoverimento del tessuto economico riminese.
“Come si fa a esultare per l’arrivo di Amazon nella nostra provincia? Credo che certi pubblici amministratori abbiano perso la bussola…”. Bonfiglio Mariotti (nella foto), imprenditore riminese a capo di Bluenext, software house con sede nella nostra città e filiali a Catania e Bergamo,in passato con ruoli a Rimini anche nel mondo bancario e confindustriale, dove attualmente mantiene un incarico nazionale, quello di presidente di Assosoftware, stenta a credere alle dichiarazioni che si sono lette sulla stampa. Eppure sono lì. Carta canta, come si suol dire: “La nostra città, anche grazie ai nuovi strumenti di pianificazione territoriale che abbiamo adottato, si dimostra una realtà capace di attrarre grandi aziende in cerca di una buona rete di infrastrutture”, ha detto il sindaco di Santarcangelo Alice Parma. Uno sbarco, quello di Amazon che “consolida il percorso di internazionalizzazione”.
“Poche idee e confuse, mi verrebbe da dire”, commenta Mariotti. “L’e-commerce, e nel caso di Amazon parliamo del colosso del settore, è fra i principali responsabili della crisi che da una decina d’anni sta falcidiando il commercio al dettaglio. Dal 2007 ad oggi si calcola che le chiusure in Italia abbiano interessato circa 100mila attività. Il solo commercio al dettaglio in 5 anni, dal 2011 al 2016, ha perso quasi 8 miliardi di euro dal punto di vista del giro d’affari. Nella nostra provincia sono decine e decine i negozi che chiudono i battenti ogni anno. E una vetrina che si spegne è un passo fatto verso l’impoverimento non solo del tessuto economico ma anche di quello sociale, della vivibilità e della sicurezza di un luogo”.
Un impoverimento che non è frutto solo degli acquisti online. “La morsa che ha stritolato i negozi è formata dal commercio elettronico e dalla grande distribuzione, ma ovviamente concorrono anche altre cause”, spiega Mariotti. Ad esempio? “Se per fare acquisti nel centro storico di Rimini devo girare mezz’ora per trovare un parcheggio a pagamento, mentre nei grandi shopping center lascio l’auto gratis e con facilità, è chiaro che sono invogliato ad optare per i centri commerciali”.
C’è chi butta la croce addosso agli affitti troppo alti. “Non è certo la causa principale, che ha altre origini. Magari quel problema complica ulteriormente il quadro, ma non si può sostenere che i negozi chiudano per colpa degli affitti, che sono sempre stati alti, ma siccome Rimini era una realtà attrattiva anche dal punto di vista commerciale, a fine anno i conti tornavano pur dopo aver pagato canoni di locazione salati. Da tempo non è più così e anche chi tende sempre a difendere il “sistema” locale, dovrebbe avere il coraggio di ammettere che Rimini si è impoverita, tanto è vero che è stata abbandonata dai marchi di lusso, ultimo in ordine di tempo Baldinini. Chi ha governato questo territorio in passato ha fatto alcune scelte letali per la rete commerciale dei centri storici, a partire dalla decisione di spalancare le porte al cavallo di Troia della grande distribuzione, peraltro senza contemporaneamente attuare politiche di sostegno a favore del commercio al dettaglio. Aver consentito l’insediamento di tre centri commerciali nel raggio di una ventina di chilometri, senza contare l’offerta sammarinese, è stata una scelta suicida. Speravo però che tutti avessero ormai compreso lo stato dell’arte. Invece nel 2019 c’è un sindaco che esulta perché accasa Amazon…, mi sembra incredibile”.
Perché dà lavoro a 50 persone. “Ma stiamo scherzando? La mia azienda dà lavoro a oltre 150 giovani, assunti a tempo indeterminato, e paga fior di tasse. Su Amazon si è letto di tutto: sui tipi di contratti applicati, sugli orari e sulla precarietà dei diritti dei lavoratori. Non parliamo poi di tasse, perché da quello che risulta, nel 2017 la società italiana di Amazon che si occupa della vendita online ha versato al fisco 488mila euro. Briciole”.
Questo vale anche per Google e Facebook. “Con una differenza sostanziale però: che non possono essere equiparati ad Amazon dal punto di vista della concorrenza alle imprese che operano nei nostri contesti. Per la rete commerciale al dettaglio l’impatto di Amazon può essere paragonato ad un “super ipermercato” e, ripeto, mi sembra grave che un sindaco non lo capisca e decida scientemente di portare il proprio fattivo contributo alla prosecuzione dell’opera di distruzione della economia vera del territorio, quella generata dai commercianti e dagli artigiani. Una amministrazione intelligente e avveduta e non provinciale nel senso deteriore del termine, non fa ponti d’oro ad un nuovo cavallo di Troia, non taglia il ramo sul quale sta seduta l’economia del territorio”.
A proposito di impoverimento, qualcuno ha puntato il dito contro le convention religiose accolte a Rimini a suon di prezzi stracciati, che farebbero anche perdere di reputazione gli alberghi. “A voler essere buoni, diciamo che l’analista in questione vede la pagliuzza e non la trave. Per eventi costosi (che, a differenza dei congressi che coinvolgono i movimenti religiosi, gravano sulle casse degli enti pubblici e quindi sulle tasche dei cittadini) come la Notte Rosa e tanti altri, si soggiorna in albergo anche con 14 euro in camera doppia. Questo ed altri eventi attirano un turismo un po’ “straccione” che non soggiorna nemmeno in albergo, giovani che dormono in spiaggia o in auto. Accorgersi dei prezzi stracciati a Rimini come conseguenza del target congressuale religioso mi sembra un po’ ridicolo”.
Se è per questo c’è stata anche la presa di posizione della presidente di Aia contro la svendita di camere in vista della adunata nazionale degli alpini. “Ribadisco, si praticano normalmente prezzi assai più bassi di 33 euro… Nel caso dell’adunata degli alpini, poi, soggiorneranno tutti in albergo, frequenteranno i locali e i negozi della città per un periodo significativo (dal 7 all’11 maggio, ndr), ce ne fossero di manifestazioni di questa natura. La vera questione che nessuno sembra voler affrontare è un’altra: Rimini ha bisogno di risalire la china puntando sulla qualità, altrimenti continueranno ad andarsene anche tanti giovani che ormai preferiscono partire per l’estero piuttosto che barcamenarsi a questa latitudine, con un turismo che da trent’anni si dibatte nei soliti schemi e attira soprattutto vacanzieri con un portafoglio sempre più limitato, che non si rinnova e non genera ricchezza. Purtroppo con questi chiari di luna anche il numero dei negozi sfitti sarà destinato ad aumentare. L’azienda Rimini, che ha goduto di un brand affermato, vive ormai di rendita da troppi anni e continua a perdere quote di mercato. Per uscire da questa empasse servono visione, decisione, coraggio, classi dirigenti capaci di scelte imprenditoriali e amministrative, un piano industriale della destinazione Rimini. Non lo sbarco di Amazon o le polemiche sui prezzi stracciati che vanno avanti da decenni senza che nulla cambi”.
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