Saluti da Rimini, l’assessore Pulini difende l’arte del riciclo

Saluti da Rimini, l’assessore Pulini difende l’arte del riciclo

L'assessore alla Cultura (assessorato che ha la paternità formale dell'operazione) difende "Saluti da Rimini". "Sono in ferie...", dice Massimo Pulini

L’assessore alla Cultura (assessorato che ha la paternità formale dell’operazione) difende “Saluti da Rimini”.
“Sono in ferie…”, dice Massimo Pulini raggiunto al telefono, “ho bisogno proprio di staccare”. Stressante fare l’assessore alla Cultura al Comune di Rimini.
L’avete combinata grossa…
Cioè, Cattelan…?
Ferruccio Farina sostiene, in maniera documentata, che l’operazione rappresenta una sorta di riciclo.
Ferruccio Farina non mi interessa,… può anche scriverlo.
Però dimostra che avete “venduto” come progetto tarato su Rimini qualcosa che nuovo non è.
Lo sapevamo già, è la scoperta dell’acqua calda, ma non è questione di riciclaggio. Abbiamo utilizzato quelle opere contestualizzandole all’interno della nostra città, dove assumono un altro valore.
Ma i comunicati ufficiali che l’amministrazione comunale ha diffuso dicevano altro, parlavano di una interpretazione artistica di Rimini.
E infatti lo è. E’ stato così anche quando abbiamo chiesto a Marco Neri il manifesto balneare: ha utilizzato una sua opera dipinta nel 2008, che scandalo è?
Ma allora non dovevate dire che “il progetto è appositamente studiato per Rimini”, evocando una originalità.
E’ per Rimini, non so dove lei abbia visto il termine originale. E comunque, a parte che sono state rimodellate per l’occasione, le opere sono state riadattate con l’aggiunta della scritta “saluti da Rimini”. Si tratta di opere originali di un artista che vengono presentate per la prima volta accanto al nome di una città. Penso che Farina faccia queste pulci perché ce l’ha col sottoscritto.

Fin qui l’assessore Pulini. Ed è vero che il primo comunicato stampa diffuso sul tema dal Comune di Rimini, spiegava che “dagli archivi di Toiletpaper Cattelan e Ferrari hanno selezionati otto scatti potenti e allusivi che catturano i significati simbolici di Rimini”. Ma negli archivi sono custoditi materiali editi e inediti. L’amministrazione comunale non ha detto che si trattava di minestra (anzi spaghetti e patatine) tolta dal frigorifero e riscaldata nel microonde. Anzi, considerata la quantità industriale di enfasi sparata nel ventilatore estivo su questo progetto, descritto come epocale dal sindaco e in grado di collocare Rimini sulla scena del mondo, chi sfoglia i quotidiani e naviga sul web aveva maturato la convinzione che “saluti da Rimini” fosse una creazione pensata ad hoc. La riprova l’abbiamo avuta oggi, dalle reazioni ricevute all’intervento di Ferruccio Farina.
Nel comunicato stampa del Comune che lancia l’iniziativa si legge che “il progetto è appositamente studiato per la città”. Nella scheda che accompagna la delibera c’è scritto che “Saluti da Rimini è il titolo di un esclusivo progetto artistico-culturale… dedicato alla città di Rimini e al suo ricco e variopinto immaginario che verrà interpretato dalla voce provocante, graffiante e dissacratoria di un grande artista contemporaneo.” In realtà, quelle stesse immagini si sarebbero potute adattare anche ad altre città: Saluti da Jesolo, Saluti da Pesaro, e chissà quanti altri saluti.
Alcune delle immagini (ovviamente senza saluti) che secondo Gnassi descriverebbero l’anima di Rimini e la sua stagione di cambiamento, si possono acquistare su Toilet Paper Magazine a pochi euro.
Il problema principale di questo progetto non sono soprattutto i soldi spesi, ma anche su questo l’amministrazione comunale non ha fatto chiarezza. L’assessore Pulini, intervistato al termine della conferenza stampa (si trova il video online: IcaroTv) ha detto che “il costo base è di 35 mila euro”, ma si è guardato bene dallo specificare anche quello complessivo, allestimenti compresi. Rimini 2.0 ha chiesto all’ufficio stampa del Comune di Rimini di poter conoscere la spesa, comprensiva di allestimento, ma il 2 luglio ha ricevuto solo la delibera dei famosi 35 mila euro. Si scopre adesso che il costo supera i 100 mila euro, e solo grazie ad una domanda specifica posta in consiglio comunale da Marco Fonti (Movimento 5 Stelle). Altrimenti tutti avrebbero continuato a credere alla spesa di 35 mila euro.
Liberi a Palazzo Garampi di ritenere che saluti da Rimini sia stata un’operazione che tutti ci invidiano e che solo quel fenomeno di sindaco pro-tempore (ormai convinto d’essere il nuovo Giulio Cesare) avrebbe potuto regalarci. A noi sembra un’amatriciana spacciata per il Samundari Khazana curry. Il rilancio di Rimini – che anche a giugno perde il 3,9% di arrivi e il 2,2% di presenze, della serie “salutami Rimini” – non passa da provocazioni da ultima spiaggia. (c.m.)

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