E' una interrogazione al ministro della Giustizia a mettere in fila tutti i problemi, e sono tanti, dei Casetti. Giulia Sarti, parlamentare del movime
E’ una interrogazione al ministro della Giustizia a mettere in fila tutti i problemi, e sono tanti, dei Casetti.
Giulia Sarti, parlamentare del movimento 5 Stelle è stata due volte in visita ispettiva al carcere di Rimini. La prima il 22 settembre e la seconda pochi giorni fa, il 16 novembre. Nel secondo caso insieme al nuovo Garante comunale dei detenuti, Davide Grassi.
“Già a settembre non mi era stato possibile incontrare il Direttore, la dott.ssa Casella, poiché costretta ad occuparsi di due strutture carcerarie, Rimini e Modena. In data 7 ottobre la dott.ssa Casella è andata in pensione ed è stato nominato un nuovo direttore provvisorio, l’avvocato Gianluca Candiano. Con il nuovo Direttore però, la situazione è peggiorata poiché secondo il provvedimento di nomina deve presenziare alla Casa Circondariale di Rimini solo due volte a settimana e per il resto dei giorni presso il carcere di Castelfranco Emilia”, attacca la parlamentare. Ma siamo solo all’inizio del cahier de doléances.
“La capienza del carcere è di 136 posti di cui 22 mai utilizzati della seconda sezione completamente ristrutturata ma chiusa; 16 di custodia attenuata riservati alla sezione Andromeda per alcoldipendenti e tossicodipendenti, di cui ad oggi solo 7 posti occupati; 11 posti riservati ai semiliberi di cui occupati 5; 7 posti vuoti perché destinati ai detenuti transessuali (occupati 1). Quindi, sottraendo dalla capienza totale i posti riservati alle sezioni speciali, quelli della sezione ordinaria in realtà sono solamente 80”.
Ad oggi i detenuti presenti sono in totale 114, di cui 100 nelle sezioni ordinarie. “Ciò significa che se la capienza per i detenuti ordinari è di 80 posti, c’è un sovraffollamento di 20 soggetti e paradossalmente le sezioni speciali sono sostanzialmente vuote. Dalle carte, che non tengono conto del fatto che un normale detenuto non può accedere ai posti assegnati alle sezioni speciali, risulta addirittura che nel carcere Casetti ci siano 22 posti liberi rispetto alla capienza massima (136)”.
Del totale dei 114 detenuti gli imputati sono 44, appellanti 16, ricorrenti 5, definitivi 49. Sul numero totale, 55 sono stranieri e 59 italiani, 57 sono tossicodipendenti.
L’istituto penitenziario è composto da 6 sezioni più quella assegnata ad Andromeda e quella per i detenuti in condizione di semilibertà. “Delle sei sezioni, però, ne possono essere utilizzate quattro, per diversi motivi: la seconda sezione è totalmente chiusa poiché le società che hanno svolto i lavori di ristrutturazione, non pagate dalla società da cui dipendevano, non hanno mai consegnato i certificati di collaudo. La società in questione, a sua volta, non ha provveduto al pagamento delle società subappaltanti e subfornitrici. Attraverso la visita, ho potuto verificare che tale sezione vuota è completamente ristrutturata e conforme alle norme di sicurezza, contrariamente alle celle della prima sezione, attualmente ospitante i detenuti, che appare fatiscente, in uno stato igienico pessimo e con evidenti problemi di infiltrazioni di acqua piovana.
La sesta sezione, invece, è stata ristrutturata dai detenuti. Il Provveditore regionale, a seguito dei lavori di ristrutturazione svolti, per renderla adeguata al regolamento di esecuzione rispetto al quale le metrature erano diventate esigue, decideva di buttare giù i muri cosicché da 2 celle se ne ricavasse 1 più ampia e rispondente ai criteri stabiliti dalla sentenza Torreggiani. Dopo un mese però, lo stesso Provveditore Regionale, stabiliva che, nell’attesa dell’inizio di questi lavori, i detenuti transessuali venissero comunque mandati al Casetti”.
Non è finita. Il cortile ricreativo è un campo di cemento completamente esposto al sole e alle intemperie, contrariamente a quanto previsto dall’ordinamento penitenziario. Un’eventuale copertura deve essere disposta dal Provveditore.
Le attività ricreative dei detenuti sono ridotte al minimo e quelle lavorative sostanzialmente inesistenti: “Questo comporta il venir meno della finalità principale della pena ossia la rieducazione e il reinserimento. E i detenuti, in mancanza di attività che occupino il loro tempo in maniera produttiva, finiscono per dar vita a risse e scontri”. Il 7 ottobre è scoppiata una rissa per un pacchetto di sigarette in cui due detenuti hanno picchiato a sangue un detenuto tunisino con una caffettiera e con un’asta appendiabiti da armadio rompendogli il naso. Qualche giorno prima, l’1 ottobre, due agenti, vedendo un detenuto che perdeva sangue perché colpito da un suo compagno di cella, sono dovuti ricorrere a cure mediche per i colpi ricevuti dal detenuto mentre cercava di divincolarsi. Nello stesso momento, un detenuto tossicodipendente si era provocato delle lesioni tagliandosi il corpo in più parti perché, a detta del detenuto, non aveva ricevuto la terapia prevista”.
Anche secondo il segretario generale aggiunto del Sappe (sindacato degli agenti), Giovanni Battista Durante, le aggressioni, i ferimenti e le azioni di autolesionismo sono sempre più frequenti. “Dall’inizio dell’anno i numeri parlano di 12 tentati suicidi, 12 aggressioni agli agenti e 25 tra detenuti, oltre 73 atti di autolesionismo, 12 denunce all’autorità giudiziaria per violenza, minaccia e resistenza al pubblico ufficiale; 52 proteste di sciopero della fame; 9 danneggiamenti ai beni dell’amministrazione; 2 incendi”.
Secondo Giulia Sarti la Casa circondariale di Rimini presenta anche una carenza di organico importante: un solo magistrato di sorveglianza per le tre carceri romagnole di Forlì, Ravenna e Rimini, mentre per quanto riguarda gli agenti di polizia penitenziaria, in un carcere dove ci sono circa 140 detenuti, per ogni turno il personale di sorveglianza è di appena 8 persone quando ne servirebbero almeno il doppio, “basti pensare al caso in cui un detenuto debba essere portato in ospedale è necessaria una scorta di almeno tre agenti, dunque per 136 detenuti rimarrebbero 5 agenti”.
Anche l’igiene lascia a desiderare. “La pulizia delle cella è affidata ai detenuti stessi, come previsto dall’ordinamento penitenziario. Purtroppo però, non dispongono nemmeno di scope e spugne a causa del taglio lineare dei fondi”.
Il ministro della Giustizia batta un colpo.
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