Selvaggia Lucarelli crea un “link” fra coronavirus e Sigep

Selvaggia Lucarelli crea un “link” fra coronavirus e Sigep

Lo stand di Wuhan vicino a quello di Codogno a fine gennaio all'interno della Fiera di Rimini. "Nulla di strano, se non ci fosse una coincidenza che lega la città cinese di Wuhan a Codogno, legame che prima di questa data è difficile da individuare".

“Aziende da tutto il mondo a fine gennaio sono accorse nella cittadina romagnola per trascorrere 4 giorni tra stand e padiglioni, all’interno della fiera. Nulla di strano, se non ci fosse una coincidenza che lega la città cinese di Wuhan a Codogno, legame che prima di questa data è difficile da individuare”. Selvaggia Lucarelli scrive oggi un articolo su tpi.it nel quale mette in relazione Wuhan, l’origine della pandemia, e l’epicentro della “Wuhan italiana”, all’interno del contesto della fiera del gelato. Non porta a sostegno chissà quale scoperta, ma semplicemente riflette sulla mappa della dislocazione degli stand. “Nel padiglione B3”, spiega, c’erano “Wuhan Huiyou Wood Products Co., Ltd, un’azienda che produce oggetti biodegradabili come cucchiaini e vassoi (Ricordiamo che Wuhan è stata chiusa il 23 gennaio, il Sigep è iniziato il 18 gennaio)”, e a poca distanza un’azienda di Crema e una di Codogno. Quindi la domanda: “Che possa essere questo il primo contatto tra Wuhan e Codogno/Crema?”. Però, come nota lei stessa, di aziende di altre parti d’Italia, sud compreso, in quel padiglione ce n’erano diverse: perché ipotizzare il “contatto” pieno di conseguenze disastrose solo fra Lombardia e Wuhan?
“Ora, è vero che potrebbe essere una coincidenza, ma in effetti nello stesso padiglione in cui c’è l’azienda di Wuhan ci sono anche aziende di Crema e Codogno con bizzarre vicinanze anche con aziende di San Marino e Treviso, due zone molto colpite dal Coronavirus. C’è anche da aggiungere che Rimini stessa ha registrato vari contagi già da febbraio”. Conclude Selvaggia Lucarelli che è “impossibile stabilire se questo sia il luogo in cui tutto è iniziato a Codogno, ma è innegabile che per un’eventuale indagine epidemiologica i tempi tornano e potrebbe essere una pista interessante“.
E’ vero che sul “paziente uno” (tornato a casa due giorni fa dopo un lungo e difficile ricovero al reparto infettivi del policlinico San Matteo di Pavia) restano probabilmente ancora parecchi approfondimenti da fare, ma comunque il 38enne al quale si tende a ricondurre il tutto, si presentò all’ospedale di Codogno la prima volta il 18 febbraio (mostrando sintomi che lasciavano pensare ad una normale influenza già dai giorni precedenti), senza però trattenersi, come invece avrebbero voluto i medici. E poi ci tornò due giorni dopo con una polmonite. Il Sigep si è chiuso il 20 gennaio, quindi un mese prima. Il “paziente uno” come si è infettato? Il medico di Codogno che ha fatto emergere la situazione “anomala” di quel paziente ha dichiarato: «Ho chiesto un’altra volta alla moglie se Mattia avesse avuto rapporti riconducibili alla Cina. Le è venuta in mente la cena con un collega, quello poi risultato negativo». Il “paziente uno” ha mangiato il gelato al Sigep?

L’articolo di Selvaggia Lucarelli.

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