Le contraddizioni del PUMS, Piano Urbano della Mobilità Sostenibile, appena partorito dalla giunta Gnassi. Tante stranezze, fino a rispolverare l’autarchia attribuendosi come obiettivo “l’autoproduzione della energia elettrica necessaria a sostenere i bisogni del territorio”. Come? Si parla di intermodalità senza indicare soluzioni. Una certezza c'è: aumentano i posti auto a pagamento.
Ci risiamo: il Comune di Rimini, spalleggiato da Provincia (ancora esistente) e Regione, e naturalmente su richiesta dell’Unione Europea, torna a sognare una città dove la gente stia a casa propria, per non congestionare il traffico. Oppure, se proprio deve muoversi anziché stare davanti alla tv e alla play-station, che vada a piedi, o al massimo in bicicletta. Infatti nel tomo di oltre 200 pagine del “Rapporto preliminare del PUMS”, appena approvato dalla giunta si legge che palazzo Garampi “prevede di intervenire nei seguenti modi: ridurre la necessità di trasporto; disincentivare gli spostamenti in macchina; trasporti pubblici; spostamenti in bicicletta; spostamenti a piedi; aumentare l’interesse per i mezzi di trasporto «alternativi» (proprio così, tra virgolette); informazioni e marketing”. Sì, “informazioni e marketing”.
Ma come, la gente ha bisogno di strade scorrevoli e con meno buche, di mezzi efficienti, rapidi e che costino il meno possibile, e il Comune risponde con il “marketing”?
I riminesi si invecchiano sempre di più e i nostri amministratori che fanno, li mandano a piedi? gli danno mezzi «alternativi»? e quali? la tavoletta? il triciclo?
Questo è solo l’antipasto della apparente commedia, che tale non è, anzi è un atto ufficiale approvato dalla giunta municipale il 6 giugno alla presenza di Gnassi Andrea, Lisi Gloria, Brasini Gian Luca, Frisoni Roberta (quella che doveva rinnovare, anni fa, il trasporto pubblico…), Pulini Massimo, Rossi Di Schio Eugenia, Sadegholvaad Jamil (Montini Anna e Morolli Mattia hanno pensato bene di starsene fuori dalla porta).
Siamo troppo cattivi a parlare di commedia? Giudicate voi.
Gli strateghi del PUMS parlano in continuazione del protocollo di Kyoto. Proponendosi fra l’altro “il raggiungimento degli obiettivi di Kyoto di riduzione delle emissioni di CO2 nell’ambito del Protocollo di Kyoto, dove l’Italia aveva assunto l’impegno, di ridurre, rispetto al 1990, del 6,5% le proprie emissioni di gas climalteranti nel periodo 2008/2012”. Come come come? Siamo nel 2017, ormai nel secondo semestre, e dobbiamo ancora raggiungere gli obiettivi “2008/2012”? E poi diamo la colpa a Trump?
Per fare un altro salto all’indietro nella storia, gli esperti del PUMS rispolverano l’autarchia attribuendosi come obiettivo “l’autoproduzione della energia elettrica necessaria a sostenere i bisogni del territorio”. E come? Sfruttando l’energia cinetica dei turisti in bicicletta?
Fra intermodalità e bacetti in stazione
Sempreverde è invece il tema “intermodalità”. I nostri guru ne parlano una ventina di volte (del resto se ne parla dai tempi della prima giunta Ravaioli), ma di soluzioni concrete non si vede nemmeno l’ombra.
Già nel 2010-2011 l’area della stazione ferroviaria veniva dipinta come “nodo intermodale”, in realtà è sempre stato così senza bisogno di scomodare parole grosse: la gente va in stazione in bici, a piedi, con mezzi pubblici o privati per imbarcarsi sui treni, quindi deve potere avere parcheggi per auto e bici (oppure treni atti ad ospitare le due ruote), servizi vari e soprattutto coincidenze con le linee di autobus. Eppure gli esperti del Comune non resistono a dire la loro, a spargere la panna, e così la “sosta breve delle autovetture” in piazzale Battisti viene battezzata “kiss and ride”…
Il punto è che il bacetto dell’arrivederci “oggi avviene in condizioni di quasi totale improvvisazione”. Soluzioni? Nessuna. Solo ipotesi. Come quella di “limitare il traffico ad una carreggiata” nel viale della Stazione “definendo uno spazio di sosta lungo i giardini, lato mare”. Sembra di capire che la zona non sarebbe più aperta com’è oggi al traffico su più direzioni, ma ne avrebbe solo una, con la conseguenza inevitabile di creare una strozzatura più a monte, cioè su via Roma. Complimenti per l’ideona.
Tornando all’intermodalità, il PUMS parla ma non risolve: oltre alla stazione ferroviaria, dove – udite udite – sarà aperta una “velostazione” nel magazzino ex-Globo (ma non si dice per quante biciclette), i punti di scambio sono solo altri due nel territorio comunale: la fermata Chiabrera del TRC dove c’è un parcheggio ampio, e quella di Miramare. Qui gli esperti pensano di realizzare l’intermodalità fra aeroporto e TRC. Ma la distanza tra la fermata del metro di costa e l’ingresso del “Fellini” è oltre mezzo chilometro in linea d’aria, inoltre la stazione ferroviaria di Miramare è a circa un chilometro e da tutt’altra parte, quindi non c’è nessuna intermodalità ma tre scali distanti l’uno dall’altro. Infatti i redattori del PUMS sono costretti ad ammettere che “l’integrazione sistematica del TRC con l’attuale sistema del TPL (trasporto pubblico locale)” al momento è ancora un sogno: “Sono allo studio diverse ipotesi per l’integrazione sistematica del TRC con l’attuale sistema del TPL prevedendo delle circolari che verranno modulate secondo gli esiti degli studi ancora in corso”.
I pochi pezzi della “Bicipolitana”
La parte forse più gnassiana e sardoncina del PUMS è quella dedicata al pomposo “Scenario della rete” di quella “Bicipolitana” già annunciata dal primo cittadino nel 2015 in occasione del primo chilometro di apertura del cosiddetto “anello verde”. E’ letteratura che merita di essere annotata: “il colore dei percorsi viene individuato attraverso l’utilizzo di segnaletica di «indirizzamento» dedicata al trasporto ciclabile. Il colore della segnaletica è univoco per ogni percorso (es. Anello Verde, Assi di Penetrazione al Centro Storico, Lungomare) in modo da aiutare gli utenti ad orientarsi lungo i percorsi. La segnaletica riporta le direzioni e le distanze dai principali luoghi di interesse della città consentendo all’utente (turista o residente) di orientarsi più facilmente sul territorio”.
Un Melucci l’avrebbe fatta corta: stendiamo dell’asfalto, dipingiamo le strisce, mettiamo dei paletti colorati con delle frecce. Punto.
Stranamente il PUMS dà un dispiacere al sindaco ciclista concludendo il capitolo con parole amare: “ci sono comunque una serie di criticità da affrontare per migliorare l’efficienza della rete. Molte tratte sono in promiscuo con la mobilità pedonale (itinerari ciclopedonali) e molte altre sono in sede stradale, con corsia ciclabile individuata da segnaletica degradata e a volte carente. Inoltre esistono molti punti di discontinuità che isolano completamente alcune tratte dal resto della rete (ad es., sono pochi gli itinerari che, attraversando la ferrovia, raggiungono il litorale). I percorsi che con sufficiente continuità collegano quartieri interni con il litorale sono: itinerario (in corsia ciclabile) di via Verenin a Viserbella; due itinerari ciclopedonali sugli argini del Marecchia; itinerario ciclopedonale che collega il Borgo di San Giuliano con la marina; itinerario (in corsia ciclabile) di via Destra del Porto; itinerario ciclopedonale del vecchio corso dell’Ausa”. Come Bicipolitana, non è molto.
Giochi di parole sui posti auto
Sui parcheggi il PUMS sembra giocare con le parole. Sentite qua: “attualmente nel perimetro in oggetto [centro storico più borghi San Giuliano, San Giovanni, Sant’Andrea] sono presenti circa 3.600 posti auto; di questi circa 2.700 sono a rotazione pubblica a pagamento (di cui circa 1.200 a gestione comunale e circa 1.500 a gestione privata). Dopo l’intervento si prevede di portare a circa n. 3.400 posti auto a rotazione pubblica a pagamento (+700) per un totale di circa 1.900 posti auto comunali e per una dotazione complessiva di circa 4.000 posti auto”.
Ma allora dov’è “l’aumento dei posti auto” che presuppone il PUMS? Da 3.600 si passa a 3.400, poi si dice che si passa a una dotazione complessiva di 4.000. In realtà il vero aumento che fa gola al Comune, è il passaggio da 1.200 a 1.900 posti di gestione diretta comunale (+700).
Conclusione: il trasporto in auto crescerà, con buona pace del PUMS
Torniamo al punto critico iniziale, cioè l’obiettivo di riduzione della domanda di trasporto.
Incrociando vari dati di scenario, provenienti dalla Commissione Europea e da vari studi, il PUMS fa una previsione che è comunque di crescita del trasporto. E quindi smentisce i suoi stessi obiettivi di “riduzione”.
Diamo solo la conclusione dei calcoli e del ragionamento, contenuto nel rapporto.
Se nel 2013 il numero degli “spostamenti giorno” era di 8.812 migliaia, nel 2025 salirà a 9.108 migliaia.
L’aumento riguarderà tutti i mezzi, ma in maniera differenziata: moto da 434 a 446, TPL gomma da 554 a 568, ferro da 181 a 196, piedi da 1.132 a 1.176, bici da 742 a 771. Ma anche l’auto privata aumenterà, da 5.769 a 5.924 migliaia di spostamenti giorno. Con buona pace del PUMS e dei suoi guru.
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