Soccorso rosso alla Carim. L’ispezione di Bankitalia, le veline e il futuro della Banca

Soccorso rosso alla Carim. L’ispezione di Bankitalia, le veline e il futuro della Banca

Una strategia comunicativa all'apparenza pianificata, a sostegno del percorso avviato dall'istituto di piazza Ferrari e per lanciare messaggi a Bankitalia, ha visto scendere in campo la Fondazione Carim, il sindaco Gnassi, Unindustria. Qual è la preoccupazione? Che partita si sta giocando? Lo abbiamo chiesto a Bonfiglio Mariotti, uno dei principali soci privati di banca Carim.

Come chiamare l’intervento del sindaco di Rimini se non soccorso rosso? Nei giorni scorsi sono scesi in campo a sostegno della Banca e del percorso intrapreso prima della nuova ispezione di Bankitalia (iniziata il 28 giugno e ancora in corso), con toni diversi e molto diplomatici ma con un messaggio chiaro lanciato a Palazzo Koch affinché non interrompa il percorso avviato, la neopresidente della Fondazione Carim, Linda Gemmani, il sindaco Andrea Gnassi, la componente che fa capo a “Cassa 1840” (nata sostanzialmente come espressione della Fondazione) e Unindustria. Tutti ad esprimere ottimismo e ad appoggiare il nuovo corso dell’istituto di credito di piazza Ferrari, quasi per difenderlo dall’ennesimo “esame” degli ispettori dall’esito imprevedibile. Gnassi ha addirittura sostenuto che “il piano di capitalizzazione della banca riminese consentirebbe di portare a termine il percorso interno di efficientamento e di proseguire e incrementare i positivi impatti sul territorio; il contrario, cioè l’impedimento di questo percorso, similarmente a quanto sta avvenendo ad importanti istituti bancari nel territorio italiano, prima di tutto priverebbe l’ambito locale di uno strumento creditizio fondamentale a sostegno dei progetti di rinnovamento, innovazione e sviluppo del tessuto socioeconomico e istituzionale.” Abbiamo chiesto a Bonfiglio Mariotti (nella foto), imprenditore fra i più in vista in città e fra i principali soci privati (gli altri sono le solite poche famiglie riminesi con un portafoglio degno di nota: Tadei, Gemmani, Aureli, Focchi, Maggioli, Valentini) della Cassa di Risparmio di Rimini, che per caratteristiche e per convinzione non si accoda al coro, un parere su quanto sta accadendo.
Mariotti, come legge queste “voci” che sono sembrate preoccupate di aprire un “ombrello” protettivo sulla banca, quasi a volerla proteggere da insidie esterne?
Non so da chi sia partita la “velina” ma si è colto un certo allarme: a parole tutti hanno parlato di ottimismo ma quasi per esorcizzare preoccupazioni sulla nuova fase che si è aperta con l’ispezione ed anche sul futuro della banca. E poi si è voluto lanciare, fra le righe, un segnale a Bankitalia.
Di che tipo?
Del tipo: lasciateci lavorare, il territorio ha le spalle robuste per sostenere anche questo passaggio critico che la banca si trova ad affrontare. In ultima analisi, si è voluto far capire a Bankitalia che Carim non vuole finire al guinzaglio di qualche Fondo …
E lei cosa ne pensa?
Non possiamo considerare Bankitalia quasi come un corpo estraneo che potrebbe mettere i bastoni fra le ruote al luminoso sviluppo di una banca. Se è davvero luminoso nessuno può metterlo in ombra. Tanto meno Bankitalia che fra le tante funzioni che riveste ha anche quella importantissima della vigilanza sulle banche – che serve a tutelare prima di tutto i risparmiatori e poi gli azionisti, guarda caso anche quelli di minoranza – che deve esercitare fino in fondo e, direi, senza guardare in faccia a nessuno. Inutile nascondere la polvere sotto il tappeto, se ci sono problemi anche in Carim devono emergere alla luce del sole ed essere affrontati. Se non ci sono avanti in quarta. D’altra parte l’azionista di maggioranza ha atteso troppo per individuare percorsi virtuosi per la banca…..
Sta parlando della Fondazione a guida Pasquinelli?
Certo, non è pervenuta ad alleanze strategiche, dall’esterno è sembrato prevalere un certo immobilismo, ed è quindi positivo che Bankitalia chieda conto della realizzazione dei “compiti” che aveva assegnato a Carim al termine del commissariamento e della precedente ispezione.
Forse la paura è che Carim esca dal controllo di chi l’ha avuta in mano fino ad oggi?
Non sono in grado di dirlo ma quel che è successo a Cesena si riverbera probabilmente anche a Rimini. Dopo l’ultima ispezione di Bankitalia la Cassa di Risparmio di Cesena ha imboccato la strada dell’aumento di capitale riservato fino ad un massimo di 280 milioni di euro, riservato però allo Schema Volontario del Fondo Interbancario di tutela dei depositi, ad un prezzo per azione tra 0,1 e 0,8 euro. Spesso sulla stampa economica i destini delle due banche sono stati associati ma è presto per trarre conclusioni. Senza contare che il Fondo Interbancario, di fatto, ha già un piede in Carim…
Ovvero?
Fra i soci istituzionali di banca Carim ci sono Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio, CariFerrara e Cassa di Risparmio di Cesena, che insieme raggiungono una percentuale significativa di azioni.
E ci sarebbe da avere paura se per Carim si dovesse concretizzare uno scenario analogo a quello che ha preso forma a Cesena?
Non sono affatto convinto. Si tratterebbe di un rafforzamento della banca e non di un indebolimento, tanto che in molti in quel di Cesena, anche nel mondo economico, sottolineano con favore la svolta. Chi agita lo spauracchio che in questo modo la banca cadrebbe in mani esterne e che verrebbe così meno alla sua mission di banca del territorio, a mio parere non ha capito, o finge di non capire, che si è banca del territorio se i conti sono in regola, se si sostengono veramente le imprese che meritano di essere sostenute e non quelle “amiche” e tanto altro. Carim potrebbe essere un’ottima banca del territorio anche con una governance che non ha le bandierine dei piccoli poteri locali. Anzi, essendo più svincolata dai poteri locali, una nuova governance sarebbe forse da salutare con favore.
L’arrivo degli ispettori ha avuto come conseguenza il rinvio, anzi al momento il blocco, delle operazioni di aumento di capitale per 40 milioni di euro, sulle quali si erano levate anche voci critiche a Rimini, tanto che sono partire alcune segnalazioni a Banca d’Italia.
Non è difficile immaginare che uno dei motivi della ispezione possa riguardare il prezzo delle azioni e, aggiungo io, molto opportunamente. Anche il mio intervento durante l’ultima assemblea chiedeva una maggiore trasparenza dei meccanismi di aumento del capitale e una maggiore considerazione dei soci di minoranza, che poi tanto piccoli non sono visto che la Fondazione ha il 56%. Gli azionisti di Carim sono stati già scottati al riguardo dalla svalutazione delle azioni. Qual è oggi il giusto valore delle azioni Carim? Se lo dice un soggetto terzo, come Bankitalia, siamo tutti più contenti. Personalmente non ho nessun interesse a partecipare alla ricapitalizzazione se le cose rimangono così ma se al termine dell’ispezione venisse fissato un prezzo congruo delle azioni, potrei farci un pensierino. Sempre che ai privati venga data la possibilità di partecipare all’aumento di capitale.

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