Il rosario nel mezzo del ‘mercoledì shopping’ di Rimini

Tra il passeggio dei turisti e le performance musicali delle band che suonavano in diversi punti del centro storico dello shopping del mercoledì sera, dove anche i negozi e i bar restano aperti fino a tardi, mercoledì sera Rimini ha vissuto uno di quei momenti che svelano il carattere vivace e contraddittorio della città.

Tra il passeggio dei turisti e le performance musicali delle band che suonavano in diversi punti del centro storico dello shopping del mercoledì sera, dove anche i negozi e i bar restano aperti fino a tardi, mercoledì sera Rimini ha vissuto uno di quei momenti che svelano il carattere vivace e contraddittorio della città. Come testimonia anche la contemporanea messa in scena, con tanto di ‘falsi paramenti, libri e ceri sacri’ nonché di veri poliziotti in assetto da piazza, del funerale del Rimini calcio lungo il Corso. Tra questo bailamme in piazza Tre Martiri qualcuno pregava. Dal 20 agosto 2014, sono quasi due anni che, con qualsiasi clima, ogni sera del 20 in piazza si rinnova l’Appello all’umano: un rosario e l’intervento di un testimone a favore dei cristiani e di altre minoranze religiose perseguitate in odio alla loro fede nel Medio Oriente e anche in molte altre parti del mondo. Alle preghiere si affiancano collette, che aiutano concretamente i cristiani del Medio Oriente a restare nelle loro terre a testimoniare la loro fede anche nelle terribili condizioni di persecuzione. Una persecuzione presente per la verità da secoli, ma che ha comunque subito un’escalation da alcuni anni a questa parte con l’affacciarsi del radicalismo islamico e del terrorismo praticato per ragioni religiose oltreché politiche.

Ma che questo appuntamento stia diventando ogni volta più importante di quanto gli stessi organizzatori ipotizzassero inizialmente lo dimostra il fatto che, a tutt’oggi, viene replicato da tante città in Italia e all’estero: Lugano in Svizzera, Loreto, Cesena, Siena, Perugia, Andora (SV), Sassari. E, proprio dal 20 luglio scorso, è iniziato anche a Prato e ad Aleppo in Siria nel cuore della distruzione causata dalla guerra civile e dalle imprese dei miliziani dell’Isis, mentre a Barcellona in Spagna inizierà dal 20 settembre prossimo. L’ultimo testimone riminese, padre Francesco Ielpo francescano commissario della Terra Santa, s’è mostrato talmente entusiasta da promettere di iniziare lo stesso gesto a Milano. Questo ‘appello’ sta inoltre contagiando numerose comunità monastiche e religiose che si uniscono, sempre nello stesso momento, agli appuntamenti di preghiera. Dagli stessi autori delle testimonianze (le più recenti a Rimini sono state quelle di padre Ibrahim, il frate francescano parroco di Aleppo, Andrea Avveduto, giornalista dell’associazione Pro Terra Sancta e, appunto, il 20 luglio un altro francescano, padre Francesco Ielpo) hanno ringraziato gli organizzatori di questo gesto iniziato a Rimini. Padre Ibrahim in particolare ha detto: “Ci sentiamo assistiti ed amati con le vostre preghiere nelle piazze. Voi siete partecipi della nostra stessa missione”. Padre George Jahola, che è stato a Rimini lo scorso anno e ora invece è ad Erbil, ci ha comunicato che anche lì, tra numerosi cristiani profughi, si prega dal 20 luglio: “Le nostre intenzioni di preghiera sono per tutti i cristiani qui e anche per voi e tutti coloro che pregano in questo gesto semplice”.

Dal canto suo padre Francesco Ielpo l’altra sera ha ringraziato i presenti all’inizio e alla fine del suo intervento, ma anche in seguito e fino a quando ha ripreso il treno che lo riportava a Milano. “Quando il prossimo mese tornerò in Terra Santa – ha detto padre Ielpo – potrò fare sapere laggiù che non solo da Rimini ma da tante altre città stanno pregando per loro. E’ questo il primo segno del sentirsi uniti in una sola chiesa, appartenenti cioè all’unico corpo di Cristo. C’è sempre il rischio di pensare alla presenza della Chiesa come a una strategia, all’efficienza comunicativa e organizzativa o a servizi da svolgere (anche per aiutare i bisognosi intendo dire) invece il fattore più importante e decisivo resta la preghiera perché ci ricorda chi il padrone della storia e della nostra vita è Cristo. Come ci ha detto recentemente il nuovo responsabile della Custodia di Terra Santa, padre Francesco Patton, accettando l’incarico: ‘Sono anche sereno, perché il vero custode della mia povera vita, della storia e di questi luoghi è il Padreterno’. Poi vorrei dirvi, ha proseguito padre Ielpo, qualcosa a proposito dell’imprevisto in cui siamo incappati stasera (si riferiva alla colorata confusione del ‘mercoledì shopping’ che animava il centro storico di Rimini durante la preghiera, con passanti che, incuriositi, si fermavano e scattavano foto e altri che magari solo per un minuto rispondevano alle Ave Maria, ndr.). L’imprevisto mi ha fatto venire in mente una pagina biblica a me cara da quando sono diventato ‘commissario’ di Terra Santa, quando la Genesi racconta che Giacobbe si fermò in un luogo che chiamerà Betel nel quale farà il famoso sogno della scala che va dalla terra al cielo e dove gli angeli salgono e scendono. Per la verità il termine usato in italiano per tradurre l’ebraico, che è ‘si fermò’, dovrebbe invece essere tradotto con ‘inciampò’. Giacobbe inciampò in un luogo. E l’inciampo è qualcosa appunto di imprevisto e non calcolato. E in quel luogo ha scoperto che c’era Dio. E in quel brano c’è una delle definizioni più belle di quel luogo con l’espressione che usa Giacobbe: ‘Dio era qui e io non lo sapevo. Veramente questa è la porta del cielo’. Avere a che fare con la Terra Santa è anche avere a che fare con una porta che ti spalanca al cielo qui su questa terra. L’imprevisto di questa sera è dunque il segno che Dio abita in mezzo a noi anche qui ed ora. E anche questa piazza e questa città possono diventare la porta del Cielo”. Padre Francesco ha anche detto che si sarebbe fatto carico di divulgare la notizia e che chiederà di replicare l’Appello all’umano anche nella città di Milano. Ma quello che ha meravigliato e commosso tanti presenti è stata la sua conclusione nella quale ha detto che gesti come quello di Rimini e delle altre città, ricordano a lui e a tutti i confratelli francescani della Custodia di Terra Santa il ‘perché’ ed anche il ‘per chi’ svolgono la loro missione: “per Cristo e per la sua Chiesa”.

Serafino Drudi

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