Triangoli e scacchi bianchi, neri e grigi: il Meeting della “felicità” ha un manifesto simile al pavimento delle logge

Triangoli e scacchi bianchi, neri e grigi: il Meeting della “felicità” ha un manifesto simile al pavimento delle logge

“Discontinuità con gli anni scorsi”, spiegano gli organizzatori, “il significato è l’Origine”. Per la massoneria è un simbolo di “dualismo ed eterno ritorno”.

«Bello è l’Orrendo, / Orrendo il Bello», urlano le tre streghe sparendo fra tuoni e lampi nella prima scena del primo atto del “Macbeth”. La sulfurea citazione scespiriana è venuta alla mente, oggi pomeriggio, a chi ha potuto vedere la presentazione fatta dal Meeting del manifesto 2018. Creazione di un’agenzia riminese, risultata vincitrice di un concorso allestito dagli organizzatori, l’immagine ritrae “una forma geometrica elementare, un triangolo, un cubo”: sono parole dei grafici, secondo i quali “l’utilizzo del bianco e nero, oltre ad essere una soluzione visiva efficacissima, ci permette di dare forza e risalto agli elementi informativi che si ricollegano idealmente al singolo elemento di partenza”.

Quale significato attribuire al pavimento di scacchi e triangoli? “Un piccolo segno – spiegano ancora gli autori -, nella nostra grafica un elemento di base che genera tutti gli altri, un piccolo seme, diventa il fulcro della storia nel tempo, si diffonde per la vera felicità dell’uomo. È l’Origine che entra nel mondo e, pur piccola all’inizio, è subito evidente all’uomo”.

Non è semplice capirci qualcosa. Da parte sua l’ufficio stampa del Meeting ammette: “il manifesto prescelto segna una discontinuità rispetto agli anni scorsi”, e non va molto oltre. In un tweet cerca di accreditare la «scelta innovativa, fortemente grafica, per raccontare “le forze che rendono l’uomo felice”», perché questo è il titolo dell’edizione 2018: ma pur con tutta la buona volontà è difficile farsi ispirare sentimenti felici da un manifesto a cubi, scacchi e triangoli bianchi, neri e bigi.

La scenografia della Gran Loggia che si è svolta al Palacongressi di Rimini nel 2015

C’è un altro punto curioso: l’alternanza piatta e ossessiva tra bianco e nero assomiglia ad uno dei simboli esoterici più noti e diffusi, il pavimento a scacchi massonico, utilizzato ritualmente ma poi entrato anche nell’immaginario collettivo attraverso cinema, rock e pop. Generalmente, le logge spiegano il simbolo come l’insieme di elementi opposti, inseriti nel gioco di un eterno dualismo.

Neanche a farlo apposta, per rilanciare questa immagine esoterica la rivista quadrimestrale ufficiale del Grande Oriente d’Italia ha da poco pubblicato un breve ma approfondito saggio di David Mosseri, “L’abisso dell’eterno ritorno e il pavimento a scacchi”.
Il testo è preceduto da una lettera di Rainer Maria Rilke del 1904, incentrata sull’apertura al mondo e sulla familiarità con esso, grazie alla quale l’uomo può trovare pace: «Non abbiamo nessuna ragione di diffidare del mondo – scrive il poeta – . Se vi sono degli spaventi, sono i nostri: se vi sono degli abissi, sono i nostri abissi; se ci sono dei pericoli dobbiamo sforzarci di amarli. Se costruiamo la nostra vita su questo principio, allora tutto quello che ancora oggi ci sembra estraneo ci diverrà famigliare e fedele.»
Sul simbolo in quanto tale, spiega Mosseri: “Il pavimento a scacchi rappresenta il dualismo che è la palestra della nostra esistenza, dall’Uno è nato il duplice, gli opposti, la luce e l’ombra. Il nostro cammino, la nostra ascesi, ci porta verso l’unione degli opposti per ottenere la reintegrazione dell’unità primigenia”.

Nella foresta dei segni e dei simboli il rischio è quello di perdersi. C’è solo da augurarsi che “la forza comunicativa degli elementi visuali scelti” e “la chiara intuizione semiologica” del manifesto del Meeting si riferiscano ad altro; o che, più semplicemente, non vogliano dire nulla di nulla.

Il manifesto del Meeting 2018

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