Una volta Hera un campo da tennis

Una volta Hera un campo da tennis

Il Cral riminese della multiutility si arrende: rinuncia alla concessione dell'ex campo da tennis. Troppi atti vandalici e intrusioni. Attrezzarlo era costato 30 milioni delle vecchie lire. Per il futuro di questo luogo Casa Madiba reclama un percorso di gestione pubblica e partecipata. Ma si è fatta avanti l'amministrazione comunale.

Il 16 aprile scorso il sito del C.R.A.L. (Circolo Ricreativo Aziendale Lavoratori) Hera Rimini presenta il bilancio consuntivo 2018 e il bilancio di previsione per l’anno 2019. I rendiconti vengono illustrati durante l’assemblea dei soci tenutasi il giorno 2 dello stesso mese. In un passaggio si legge: “E puntualmente a fine 2018 si è presentata la necessità di dover utilizzare dei fondi per intervenire a ripristinare e mettere in sicurezza gli spogliatoi ex campo da tennis al Parco XXV Aprile (o Marecchia), di cui il C.R.A.L. detiene la concessione”.

Un centro sportivo immerso nel verde: avrebbe potuto essere un paradiso, invece…

Il 10 agosto 2018 il centro sociale Casa Madiba mostra una certa dose di coraggio. Infatti, sul suo sito scrive: “Da tempo alcuni di noi hanno segnalato al Comune di Rimini la situazione di totale abbandono dell’oramai ex campo da tennis posto a ridosso dell’area naturale e protetta. Luogo sempre più attraversato da fenomeni di marginalità è lasciato totalmente in abbandono e inutilizzato da anni da parte di chi ha la concessione, ovvero il C.R.A.L. di Hera. I problemi connessi alla marginalizzazione prodotta dai luoghi abbandonati (rifiuti, reti rotte, sterpaglie, alberi caduti, micro spaccio, devianza) sono il prodotto di mancate scelte politiche e di totale disinteresse di chi invece si sarebbe dovuto prendere cura di quegli spazi”. Se Casa Madiba si scandalizza significa che siamo proprio alla frutta. A ben guardare, il turbamento appare quantomeno viziato da un interesse un tantino “peloso”, visto che chiedono “che sia aperto un percorso di gestione pubblica e partecipata di quel campo con il nostro coinvolgimento per ripensare collettivamente un riutilizzo creativo e partecipato del campo sportivo andando così a riqualificare (sic!, ndr) uno spazio che si trova in una zona centrale del parco a ridosso dell’area protetta […]”. Concludono con una promessa che suona un po’ minacciosa: “Noi faremo la nostra parte”.

Abbiamo domandato all’architetto Vinicio Arlotti, presidente del CRAL Hera Rimini, quali siano i progetti che riguardano l’ex campo da tennis all’interno del parco.

Presidente, vorremmo notizie circa il destino dell’ex campo da tennis nel parco XXV Aprile.
«Seppur a malincuore, abbiamo chiesto al Comune di Rimini se intenda subentrare nella concessione demaniale poiché il C.R.A.L. pensa di rinunciarvi. Al momento, siamo in attesa di risposta».

La volontà di rinuncia è del tutto comprensibile. L’area in oggetto, da tempo preda di drogati e balordi e foriera unicamente di spese e grattacapi, pare indifendibile. Le forze dell’ordine sono intervenute già diverse volte per sloggiare la gentaglia che ciclicamente ne prende possesso. Il monitoraggio della zona richiede una tale frequenza di sorveglianza e operatività da risultare pressoché impraticabile. Del resto la carenza di uomini e mezzi (neppure il minimo sindacale) sono una costante tra i corpi di pubblica sicurezza italiani.

Architetto, da quanti anni avete la concessione dell’area all’interno del parco?
«La concessione, per la quale paghiamo annualmente poco più di 200 euro, risale a una trentina di anni fa».

Anche la recinzione è stata divelta

La costruzione del campo da tennis/calcetto e del piccolo spogliatoio fu a vostro carico?
«Certamente. Oltre alla pavimentazione ci occupammo della recinzione e dell’illuminazione, com’era logico fosse. L’impianto, utilizzabile anche per giocare a calcetto, costò circa 30 milioni di lire».

Una bella cifra, se si pensa che parliamo di tre decenni fa.
«Sì, ma denaro a parte, siamo veramente dispiaciuti perché ci siamo dovuti arrendere. Non più tardi di sei mesi fa, per mettere in sicurezza l’area abbiamo fatto chiudere l’accesso a ciò che rimane dello spogliatoio mediante una rete metallica elettrosaldata e cemento. Non sono trascorsi neppure quindici giorni che già l’avevano sfondato. Oltretutto, dato il tipo di materiali che dovevano aggredire, non credo che l’operazione sia potuta avvenire senza l’ausilio di un’efficace strumentazione. Penso che non sia bastata qualche martellata, seppur poderosa. Per essere chiari, serviva un’attrezzatura adeguata. E che fa rumore. Ma essendo il luogo piuttosto isolato, sembra che nessuno abbia sentito nulla… ».

E’ immaginabile che per la vostra associazione quel piccolo centro sportivo rappresentasse un legittimo motivo d’orgoglio.
«Sicuramente. Posso dire che quando abbiamo ottenuto la concessione i nostri soci ne sono stati molto felici. Svolgere un’attività sportiva in un contesto del genere, circondati dal verde, immersi nella natura e fuori dal traffico e lontano dai rumori è stato un vero privilegio».

Il decadimento quando è cominciato? E a causa di chi o di cosa?
«Cinque o sei anni fa, forse era il 2013, l’inverno è stato piuttosto severo: freddo, piovoso e se non ricordo male dev’essere anche nevicato. Il campetto è rimasto per diverso tempo inutilizzato. E’ in quel periodo che qualcuno ha cominciato a tagliare o rompere le reti di recinzione. Così come hanno preso il via le prime incursioni e gli atti vandalici a danno dello spogliatoio. Diciamo che da quelle prime intrusioni si è poi arrivati a un vero e proprio accampamento di persone poco raccomandabili. L’inizio della fine è stato quello. Non le dico quante volte siamo intervenuti per aggiustare e rimettere in sesto ciò che avevano forzato, divelto o distrutto. Con certa gente non c’è difesa. Poco alla volta prendono il sopravvento».

Comprendiamo le ragioni del presidente e pensiamo che difficilmente il piccolo circolo sportivo possa tornare a funzionare. L’ente preposto al rilascio delle concessioni sul demanio idrico e fluviale, nel quale rientra l’area in questione, è Arpae. Ci risulta che la rinuncia del CRAL di Hera sia stata ufficializzata. Nel frattempo il Comune di Rimini ha presentato istanza di concessione. E’ probabile che il provvedimento verrà ufficializzato nelle prossime settimane. Non è dato sapere quale sarà il destino di quel lembo di terra, ma a questo punto, visto come sono andate le cose è sperabile che il Comune smantelli tutto e restituisca quello spazio al legittimo proprietario: il parco. Lasciare che alberi e verde proliferino porterebbe solo benefici alla salute di tutti. L’ex rettangolo di gioco confina con l’Area a sviluppo naturale istituita dall’Assessorato alle Politiche Ambientali di Rimini. Sarà sufficiente ampliare il recinto esistente e lasciare che la vegetazione faccia il resto.
Più semplice di così…

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