A che santo votarsi? A Rimini San Giuliano sembra conti più di San Giovanni

A che santo votarsi? A Rimini San Giuliano sembra conti più di San Giovanni

Due simboli di Rimini: l'Arco d'Augusto e il ponte di Tiberio. Guardate cosa ci invita ad osservare questa lettera.

Si, è proprio così: a che santo rivolgersi quando occorre vedere migliorata la qualità urbana a Rimini?
Osservate gli estremi del Corso d’Augusto.

I fittoni collocati all’inizio del ponte di Tiberio per chi giunge dal centro storico sono un messaggio chiaro che gli amministratori hanno voluto fissare al suolo (così che sia più difficile modificare qualcosa anche in futuro): o voi che entrate nel Borgo San Giuliano, qui inizia la quiete, l’isola felice, solo biciclette e pedoni.

Da un lato il Ponte Tiberio, dove ricade il Borgo San Giuliano, ribattezzato anche “Borgo Felice”, che ha visto aumentare i parcheggi e che è stato beneficiato da una sorta di isola pedonale. Di qua la pace del Borgo, di là la guerra, cioè il traffico da paura, e i fumi che produce se li respirano gli abitanti del rione Clodio.

La strada aperta, dal lato opposto, è un segnale altrettanto chiaro: auto, camion, biciclette, moto… avanti, siete tutti i benvenuti! I residenti non la pensano decisamente così ma chi stringe o apre i cordoni del traffico ha compiuto scelte che vanno in quella direzione.

Oh maman quel désastre! Quando si dice… terra bruciata.

Alla estremità opposta, sorge l’Arco d’Augusto, zona di cantieri infiniti, senza parcheggi e con traffico veicolare caotico. Poche centinaia di metri separano i due punti ma gli scenari sono tremendamente diversi.

Un ulteriore esempio della oggettiva differenza che salta subito all’occhio, è la trascuratezza su come vengono gestiti gli spazi nei giardini a fianco dell’Arco d’Augusto, dove il verde ha lasciato posto al seccume, favorito anche dai tavoli attorno ai quali prendono posto i commensali.

Nel Borgo, invece, c’è la piazza sull’acqua, e seppure l’acqua (l’invaso) avrebbe bisogno di maggiori attenzioni, e la manutenzione del prato lasci molto a desiderare, non c’è proprio paragone con l’intorno dell’Arco. Qui però una cosa si nota: la Soprintendenza non pare abbia ravvisato nulla di strano sui dehors, come invece ha fatto altrove.
Nei pressi del Castello, ad esempio, piazzetta Francesca da Rimini, ha imposto che il dehor messo a bando dal Comune non fosse dotato di pedana. Pare sia andata meglio al dehor che quasi stringe la mano all’Arco di Augusto.
Ma insomma, in questa disputa di Santi non vorrei che poi s’indignasse San Gennaro!

Giulio Grillo

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