A Rimini c’è un hotel che sembra una galleria d’arte: alle pareti il grande Congdon

A Rimini c’è un hotel che sembra una galleria d’arte: alle pareti il grande Congdon

Grazie all'amicizia nata durante la partecipazione del pittore statunitense al Meeting di Rimini, i proprietari dell'Hotel Cristallo, hanno collezionato una trentina di opere di William Congdon. Una sorta di esposizione permanente dedicata al figlio dell'Action Painting.

William Grosvenor Congdon nasce negli Stati Uniti a Providence, Rhode Island, il 15 aprile 1912 da Gilbert Maurice e Caroline, genitori che appartengono a due illustri e facoltose dinastie industriali americane protestanti. L’ambiente agiato gli offre molte possibilità di viaggiare e conoscere il mondo, anche se la sua infanzia viene segnata dalla ferita del difficile rapporto col padre, dal quale si sente affettivamente incompreso. Così sgorga anche la sua vene creativa nella voglia di riscoprire se stesso, lontano dalle aspettative del padre, che erano radicate negli affari e nel puritanesimo protestante. Così che nel 1930 si iscrive alla Yale University ma per studiare letteratura e nel 1934, spinto dall’amico Henry Hensche, inizia i corsi di pittura e scultura; nel 1940 apre uno studio a Berkshire Hills sotto la guida del maestro George Demetrios.
Con l’ingresso degli States in guerra si arruola nell’American Field Service al seguito cioè dell’esercito, non col compito di sparare, ma di soccorrere i feriti e per questo fu mandato nel campo di concentramento di Bergen Belsen. Gli orrori della guerra costrinsero Congdon alla riflessione sulle ragioni del male e del dolore, riflessioni che lo accompagneranno fino alla morte.
Dopo il conflitto si ferma per un paio d’anni in Italia per aiutare la ricostruzione e, nel 1947, fa ritorno a New York dove dipinge e dove propone, nella Betty Parsons Gallery, le sue prime mostre insieme agli artisti della nascente Action Painting, Jackson Pollock, Willem De Kooning, Franz Kline, e Mark Rothko.
Pur ottenendo un notevole successo, abbandona la stimolante vita di New York per trasferirsi a Venezia dove resta per circa un decennio. Anche l’Italia però è destinata a deludere Bill, che continua la sua ricerca di valori e senso dell’esistenza in innumerevoli viaggi in tantissimi paesi dell’Europa e dell’Africa.
Il 1959 segna per lui la conversione al cattolicesimo e viene battezzato ad Assisi, dopo avere incontrato l’associazione Pro Civitate Christiana. Dal 60 al 70 si stabilisce ad Assisi dove, accanto ai soggetti religiosi, riprende a dipingere i paesaggi. Nel 1963 conosce il cantautore forlivese Claudio Chieffo con cui intesserà una intensa amicizia. Negli anni 70 riprende i suoi viaggi in India, America Latina e nel vicino Oriente fino al trasferimento, nel 1979, alla Cascinazza (Buccinasco), un monastero benedettino della bassa milanese, dove trascorre i suoi ultimi giorni su questa terra, fino alla morte, avvenuta il 15 aprile 1998, giorno del suo 86mo compleanno.

La storia di questo personaggio che è uno dei più straordinari e inquieti talenti pittorici del ‘900, nei primi anni 80 ha incrociato, per via della sua partecipazione al Meeting fin dalla prima edizione, la riviera e le città di Rimini e Riccione a cui ha dedicato molti quadri. Questi dipinti costituirono l’oggetto di una grande mostra proposta a Riccione nel 1999, ad un anno circa dalla sua morte, dal Portico del Vasaio in collaborazione con la Provincia di Rimini, quando ne era presidente Nando Fabbri.
A Rimini e Riccione Congdon ha conosciuto tanti amici e ha soggiornato per lunghi periodi estivi ma anche nella bassa stagione, meno affollata dai turisti e per questo preferita dal pittore. Così Bill mentre alloggiava all’hotel Cristallo (viale Regina Elena 133) è diventato amico anche di Magda Morini e di suo marito Leonardo Berardi. Ecco perché in questo hotel, il centro culturale Il Portico del Vasaio ha organizzato mercoledì 18 maggio la mostra William Congdon Paesaggi (1949-1994), con visita guidata e aperitivo, alla quale hanno partecipato 130 persone. Contestualmente l’intento era quello di raccogliere fondi per sostenere la campagna ‘Tende’ di Avsi, quest’anno dedicata soprattutto all’emergenza profughi. L’idea è stata lanciata da Samuele De Sio, un coetaneo, amico dei figli della famiglia Berardi. Nella hall e nella sala del loro hotel infatti viene ospitata una sorta di permanente artistica, con moltissimi quadri di Congdon. Ma vi si trovano anche quadri di altri artisti riminesi e non solo: Mauro Moscatelli, Davide Frisoni, Luca Giovagnoli, Giovanni Frangi e Nicola Samorì. E’ stata un’altra appassionata e studiosa di storia dell’arte, materia nella quale s’è laureata a Bologna, Laura Staccoli, che ha preparato l’introduzione dell’evento mentre Edoardo Berardi ha guidato la visita ai quadri e spiegato com’è nata la mostra.
E’ in verità singolare trovare in uno dei numerosi alberghi rivieraschi opere pittoriche così preziose. Questa raccolta affonda le radici nella passione per l’arte di Leonardo e di Magda sua moglie, che, quando nel 1980 mettono al mondo la prima figlia, Valentina, e l’anno successivo Edoardo mentre il terzogenito Raul arriverà nell’89, si chiedono cosa possono lasciare in ‘eredità’ alla prole. Soldi e immobili certo (fra l’altro ora i figli stanno anche subentrando nella gestione dell’hotel) ma non solo… Così, come ha detto lo stesso Edoardo nel suo intervento: “Ancora fresco dell’incontro con Congdon, il babbo decide di lasciare un segno di questa ‘bellezza’ appena incontrata; così va a Milano e compra un primo quadro da Bill e successivamente un secondo e ancora più avanti un terzo. Io e i miei fratelli siamo così cresciuti sapendo che avevamo quelle macchinine, quella bambola e quel quadro di Congdon”. Poi anche i genitori si sono voluti fare un regalo e ne hanno comprati altri tre e dunque, pian piano, mentre figli e anche i genitori crescevano, cresceva anche la collezione artistica.
Da qui la mostra che ha offerto la visione di una trentina d’opere, tutte di proprietà della famiglia Berardi, eccetto due quadri (‘Relitto’, un olio su tavola che Congdon realizza nel 1997 e ‘Laguna’ nel 1998). Fra le altre cose Edoardo Berardi, che con gli anni ha approfondito molto la biografia e la ricerca su questo artista (suo è il testo della biografia proposta da Wikipedia), ha svelato aneddoti inediti per i presenti. Questo per esempio, raccontato in una sorta di catalogo della storia artistica di Positano. A Positano, tra il 56 e il 59 Congdon aveva uno studio. Allora chi lo ha raccontato era poco più che un ragazzino. Insieme ad un coetaneo vede un uomo che dorme sul parapetto a fianco di un precipizio. Questo uomo era proprio Bill Congdon che, svegliato dai due in un primo momento si spaventa pensando ad una rapina poi finisce invece per ringraziare i due che lo avevano avvertito del pericolo. Per sdebitarsi li porta entrambi a cena poi dice loro: “Ragazzi non è sufficiente questo per ringraziarvi, io ora andrò a Parigi ma voi ditemi che regalo vorreste e io ve lo farò avere”. Un po’ titubanti ma anche piuttosto ‘sfacciati’, uno gli chiese il giubbotto di pelle di James Dean e l’altro addirittura una Harley Davidson. Immaginate la faccia che fecero dopo qualche tempo quando nella piazza di Positano arrivò un camion con le insegne Usa e scaricò una cassa di legno che conteneva una fiammante Harley nonché il giubbotto di pelle dell’interprete di ‘Gioventù Bruciata’.
Congdon è appartenuto culturalmente alla corrente pittorica dell’Action Painting e quindi le sue opere sono piene di ‘graffi’, maiuscole spatolate e ‘sgocciolature’ (chiedo scusa ai ‘veri’ critici) tuttavia non ha mai abbandonato il soggetto reale, o meglio, in verità non ha mai abbandonato la realtà. Questo credo sia la sua forza e il suo genio espressivo peculiare. Ma un ultimo consiglio mi sentirei di darlo ai lettori: non fatevi sfuggire l’occasione di andare a vedere la mostra.

Serafino Drudi

COMMENTI

DISQUS: 0