A Rimini il mattone ha costruito carriere politiche, ora potrebbe stroncarle

A Rimini il mattone ha costruito carriere politiche, ora potrebbe stroncarle

Dato che non sono capace di disegnare una vignetta alla Charlie Hebdo, potrebbe bastare riproporre la celebre frase dell'indimenticabile Totò all'Onor

Dato che non sono capace di disegnare una vignetta alla Charlie Hebdo, potrebbe bastare riproporre la celebre frase dell’indimenticabile Totò all’Onorevole Trombetta: “ma mi faccia il piacere!”
Sarebbe bello indirizzarla al non ancora onorevole Signor Sindaco di Rimini. Sì, perché sventolare a scopo palesemente propagandistico, lettere minatorie e minacce occulte, a proposito dello stop alle colate di cemento immobiliare a Rimini, è davvero troppo!
Un conto è quanto accaduto a Isabella Conti, Sindaco di San Lazzaro di Savena, che è stata oggetto di recenti intimidazioni in risposta alla sua decisione di fermare il consumo di suolo in quel Comune. Un conto è richiamare, con un metodo strumentale a ottenere facili attenzioni e a gettare un peloso discredito su quanti sostengono posizioni diverse dalle proprie, lettere minatorie e minacce occulte al Sindaco del Comune di Rimini, rispetto a un tema, come quello di fermare l’uso indiscriminato del suolo, che risulta ormai generalmente condiviso.
Le attività criminose sono da perseguire con ogni mezzo, indipendentemente da chi ne sia il destinatario, ma occorre anche pretendere da parte dei politici quell’onestà intellettuale che rende forti e credibili le proprie idee rispettando quelle degli altri, anche se antitetiche.
Ora io non mi farò paladino di coloro che hanno pesantemente concorso a una scellerata urbanizzazione del territorio fino a farlo divenire emblematico di una politica urbanistica sbagliata e di un inaccettabile metodo di pianificazione dei suoli. Neppure posso condividere letture superficiali, quanto anacronistiche, di ciò che sta accadendo.
La “battaglia contro il cemento” condotta dal Sindaco di Rimini, è sacrosanta, ma si ha la sensazione che sia fine a se stessa. Cioè che sia stata sostenuta e sia tuttora alimentata con la finalità di ricevere un consenso elettorale che altrimenti sarebbe deficitario.
Del resto è difficile pensare di surrogare il peso economico del settore edilizio con quello degli eventi di massa popolari. Più esplicitamente, si sbaglia in modo grossolano chi ritiene che gli addetti e l’indotto di sagre, feste, notti a diversi colori ed eventi di massa, possano compensare il peso economico delle centinaia di imprese edili che in questi ultimi mesi hanno chiuso l’attività per fallimento o per mancanza di appalti e delle migliaia di addetti che contestualmente hanno perso occupazione e reddito.
L’analisi può apparire impietosa, ma occorre interrogarsi sull’effettivo numero di partite iva che sono state costrette a chiudere l’attività, sia per la generalizzata crisi economica, sia a causa della mancanza di occasioni di lavoro “sul posto”. Maestranze edili, fabbri, elettricisti, idraulici, lattonieri, falegnami, marmisti, asfaltisti, pavimentisti, imbianchini, stuccatori, tappezzieri, sono stati falcidiati in questi ultimi due anni. Potranno rigenerarsi dalle occupazioni tipiche dei settori immobiliari a quelle degli eventi di massa che stanno tanto a cuore all’attuale inquilino di Palazzo Garampi? Ancora più chiaramente: lo vedete un esperto di muri di mattoni non più impegnato con la cazzuola, ma riconvertito a distribuire birre nel corso della “molo street parade”?
A Londra il Sindaco Boris Johnson ha il problema di dover realizzare nei prossimi anni qualcosa come 50.000 alloggi per nuovi residenti che chiedono di insediarsi in quella grande capitale, individuandola come attrattiva. Anche in questo caso il paragone è azzardato.
Forse sarebbe intelligente e utile pensare a come rendere più attrattiva la nostra Città per facilitare occasioni di rigenerazione urbana e per appaltare interventi immobiliari capaci di distribuire ricchezza e occupazione.
Troppo facile sventolare ad una stampa compiacente le proprietà taumaturgiche di un piano strategico in eterna fase di elaborazione, che renderebbe attrattiva e competitiva la nostra Città. Lo si vada a raccontare alle famiglie dei cassaintegrati dell’edilizia, ai disoccupati delle imprese artigianali e ai sottoccupati delle attività saltuarie del settore immobiliare. Volerebbero parole grosse e si alzerebbero mani grandi, non intimidazioni scritte!
Troppo facile ritardare l’esame delle osservazioni al PSC e al RUE, se si chiamano così le cartografie che segnano le potenzialità dei fabbricati, dei terreni e le direttrici di sviluppo della Città. Lo si vada a dire a quegli imprenditori che hanno investito in immobili grandi somme di denaro per assicurarsi lavoro e per distribuirne, per poi essere strozzati dalle richieste di interessi delle banche e da condizioni di mercato insostenibili per chiunque. Volerebbero frasi pesanti, come è già accaduto, e non lettere intimidatorie!
Troppo facile ricordare l’impossibilità degli investitori di procedere all’esecuzione dei programmati interventi di costruzione o di ristrutturazione e addirittura il mancato ritiro di pratiche edilizie giacenti negli uffici comunali e pronte all’uso. Lo si vada a precisare a quei professionisti che sono piegati dal peso di una burocrazia che a parole tutti gli amministratori dicono di volere eliminare, ma che i politici mantengono spudoratamente in atto perché nella procedura complessa e contorta si possono annidare le possibilità della raccomandazione, del favoritismo e dell’agevolazione clientelare. Volerebbero affermazioni importanti, non lettere minacciose, al massimo si alzerebbero le matite!
In conclusione, la crisi del mattone non fa bene a nessuno, occorre farsene una ragione. Il mattone non può diventare un idolo pagano, ma neppure deve essere dissacrato.
Ci si ricordi che in passato alcune carriere politiche sono state con scaltrezza costruite con i mattoni!
Altre potrebbero presto decadere a causa di quegli stessi mattoni!

Amato Regolo

COMMENTI

DISQUS: 0