"Preoccupazione per la Fondazione e per la Banca". Ad esprimerla con una lettera recapitata a tutti i componenti del consiglio di amministrazione e de
“Preoccupazione per la Fondazione e per la Banca”. Ad esprimerla con una lettera recapitata a tutti i componenti del consiglio di amministrazione e del consiglio generale della Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini, così come al collegio dei revisori, due soci della Fondazione stessa, Giuseppe Pecci e Alfonso Vasini.
La preoccupazione, spiegano, nasce “dalle notizie apparse sulla stampa nazionale (quella locale sembra indifferente alle problematiche che riguardano i due Istituti) e dalla constatazione di una pervicace volontà dei vertici della Fondazione di mantenere una fuorviante riservatezza su cogenti passaggi, di certo delicati e strategici, ma anche decisivi per la stessa sussistenza dello storico Ente del quale facciamo parte. Con doveri di vigilanza dai quali non abbiamo alcuna intenzione di abdicare”.
La Fondazione “si è fatta di nebbia”, rincarano, “si è infrattata, quasi a non voler suscitare attenzioni” e questo non lascia presagire nulla di buono, tanto più in considerazione del fatto che si avvicina la scadenza del mandato del cda di banca Carim.
L’accusa rivolta alla presidenza della Fondazione Carim è quella di essere “più attenta a salvaguardare il proprio autoreferenziale isolamento ed a evitare il confronto con i Soci, piuttosto che a impegnarsi in una produttiva attività di relazioni alla luce del sole, finalizzata a ricercare scelte condivise nell’interesse della Fondazione e della Banca”. Accuse infuocate, insomma. Compresa quella che mette in luce il pessimo piazzamento della Fondazione di Rimini in una indagine nazionale relativa al rapporto oneri-erogazioni (di cui Rimini 2.0 ha riferito) e che i firmatari della lettera leggono come segnale della “perdita del prestigio istituzionale, della peculiarità delle iniziative rivolte alla comunità locale, dell’efficienza e dell’efficacia nella tutela di quell’importante bene patrimoniale che è la Banca conferitaria”.
La lettera mette l’accento “sulle pericolose involuzioni del già difficile scenario che incombe sui due Enti” (Fondazione e banca), sul “disagio diffuso”, così come sulla “opacità di alcune spese che appesantiscono i bilanci” e “il disappunto per la mancanza di indirizzi e di strategie a supporto della Banca la quale rischia, a quanto si vocifera, di dovere ricorrere ad una nuova ricapitalizzazione, con incognite che anche i meno accorti non faticano a intravedere”.
L’appello finale è quello a non ignorare gli allarmi lanciati e a “disporre di più frequenti informazioni sulle iniziative della Presidenza della Fondazione e di più puntuali resoconti sulle consulenze pagate a caro prezzo”, insieme all’invito al coinvolgimento dei soci in vista del rinnovo delle cariche sociali della banca “nel rispetto dell’eredità morale tramandata loro dai Padri fondatori della Cassa di Risparmio di Rimini”.
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