Il crac Aeradria bussa alla porta dei “padroni del vapore”

Il crac Aeradria bussa alla porta dei “padroni del vapore”

Le novità erano nell'aria da prima di Natale. Forse si è attesa la Befana, che tutte le feste porta via, ma di certo l'ultima pagina che è stata scrit

Le novità erano nell’aria da prima di Natale. Forse si è attesa la Befana, che tutte le feste porta via, ma di certo l’ultima pagina che è stata scritta costituisce un pezzo pesante nell’inchiesta sul fallimento dell’aeroporto di Rimini. Inutile far finta che la “botta” (non d’orgoglio stavolta) sia piccola. E’ uno sconquasso. E’ arrivato il momento di accendere i riflettori sulla cosiddetta “cabina di regia”. Ma d’altra parte era credibile immaginare che la storia di Aeradria si potesse chiudere facendo sprofondare solo il management (e poco altro) della società di gestione? A scorrere l’elenco delle nove persone per le quali la procura ha chiesto una proroga di sei mesi delle indagini, ipotizzando l’associazione per delinquere finalizzata alla bancarotta, si capisce bene la portata del terremoto che scuote Rimini.
nando-fabbri vitalix-stefano alberto-ravaioliCi sono anche Nando Fabbri, Stefano Vitali, Alberto Ravaioli, Andrea Gnassi, Manlio Maggioli e Lorenzo Cagnoni. Le maggiori istituzioni politiche ed economiche di Rimini. Quelli che hanno scritto la storia politico-istituzionale della città negli ultimi 15-20 anni, seduti nell’ente di corso d’Augusto, a Palazzo Garampi, alla guida dell’Ente camerale e della Fiera. Sono i padroni del vapore, cioè coloro che hanno detenuto e in parte detengono ancora il potere decisionale a Rimini.
andrea-gnassi-home Rn,31/12/05, maggioli manlio ©GRPhoto/Riccardo Gallini lorenzo-cagnoni-homeL’ipotesi di reato, che la Procura intende illuminare, è quella di associazione a delinquere finalizzata alla bancarotta. Il sospetto è che le decisioni sull’aeroporto di Rimini siano state condivise da management di Aeradria e società controllate insieme ai padroni del vapore. Non bisogna infatti dimenticare che Provincia (con oltre il 34%) e Comune di Rimini detenevano il controllo della società di gestione dello scalo, e subito sotto c’erano Camera di Commercio e Fiera. Se si considerano anche le altre ipotesi di reato contestate, l’abuso d’ufficio e l’indebita erogazione di fondi pubblici, il quadro appare in tutta la sua gravità.
Si parte da lontano e con ogni probabilità si arriverà ai giorni nostri, dove la confusione sotto il cielo del “Fellini” regna sovrana, e dove, a ben guardare, alcuni protagonisti del passato non sembra si siano allontanati troppo dallo scalo di Miramare.

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