Personalmente le vignette in stile Charlie m’hanno sempre fatto senso, in quanto aggressivamente offensive d’ogni sensibilità religiosa, sia islamica
Personalmente le vignette in stile Charlie m’hanno sempre fatto senso, in quanto aggressivamente offensive d’ogni sensibilità religiosa, sia islamica che cattolica.
In quanto cattolico, mi sono sempre sentito offeso da una volgarità non di critica, ma di insulto, totalmente indifferente al proprium d’un confronto (culturale in quanto civile, civile in quanto culturale) in cui la prima cosa che si impara, se non si è ostilmente prevenuti, è che l’altro è una ricchezza da cui si può sempre imparare qualcosa.
Perché nell’altro c’è sempre e comunque un frammento di verità da far propria, fino a contestare e far evolvere, cambiandola, la mia stessa verità o, comunque, la visione del vero cui ero dedito fino a quel momento.
E’ evidente quanto faccia orrore la ferocia di chi risponde col sangue, oltretutto vigliacco e blasfemo, perché proditorio, inaspettato, quindi incontendibile, alla violenza semplicemente di carta d’una vignetta.
Occorre notare, a questo proposito, che il terrorismo islamico è d’una barbarie indicibile perché ci riporta alle origini stesse della civiltà, anzi dell’inciviltà.
Quando non s’era ancora affermata la legge sacrosanta dell’occhio per occhio dente per dente, legge che sanciva la proporzionalità della ritorsione: se uno t’ha guardato storto, non per questo sei autorizzato a rompergli la testa, se uno offende te o il tuo dio via stampa, è aberrante ucciderlo, con una reazione del tutto sproporzionata all’entità del torto ricevuto.
Lasciamo stare che la legge del taglione sia stata storicamente superata dalla legge di Cristo, con questo islam siamo addirittura a prima della legge del taglione, siamo alla barbarie pura, all’animalità più efferata.
E se è bestiale ed efferato chi compie crimini del genere, bestiale ed efferato è anche quel profeta o qual dio in nome del quale ci si sente autorizzati a compierli.
Tanto per essere chiari fino in fondo.
Ma non si capisce nulla di ciò che sta accadendo se non si allarga il discorso alla questione dello scontro di civiltà.
A prescindere da chi ha cominciato prima, infatti (questione del tutto infantile, anzi idiota), la situazione oggi è quella d’un Occidente che pretende di omologare ai suoi valori una cultura islamica la quale, di fronte a questo tentativo, giustamente recalcitra e si ribella.
Leggevo da qualche parte che, in Olanda, uno dei test per concedere la cittadinanza a extracomunitari di provenienza islamica, consiste nell’obbligo di assistere a una serie di filmati uno dei quali rappresenta un lungo, appassionato bacio tra due omosessuali.
A prescindere dall’idiozia della pregiudiziale gender (io stesso non passerei l’esame, temo) il problema è che così si mette in atto nei confronti della tradizione islamica la stessa pretesa messa in campo da secoli contro la tradizione cattolica.
Alla quale, dal punto di vista dall’aggressività laicista, si chiede semplicemente di alzare le braccia e arrendersi riconoscendo la propria sconfitta epocale.
C’è chi risponde porgendo l’altra guancia, quella del dialogo e del confronto culturale, e c’è chi reagisce con lo Stato Islamico, con gli sgozzamenti rituali e coi kalashnikov nel centro di Parigi.
Al massimo, da parte dell’islam cosiddetto moderato (e non escludo che sia la stragrande maggioranza), si condannano fermamente e sinceramente gli omicidi di Charlie Hebdo e si afferma il valore della libertà di stampa.
Ora, io non sono un esperto di Corano, ma sulla base di ciò che mi dice chi se ne intende, non è assolutamente vero che il Corano sia un libro di pace, potendovisi agevolmente ritrovare affermazioni contro gli “infedeli” (tutti quelli che non la pensano come il profeta) perfettamente in linea con le stragi di Boko Harama o con gli assassini dei tagliagole francesi.
Non bastasse questo, ci sono secoli di espansionismo militare violento, motivato in via esclusivamente confessionale, a dimostrarlo.
E d’altra parte, perché solo gli islamici sgozzano e uccidono gli infedeli, cioè chi non la pensa come loro?
Perché non fanno altrettanto i cristiani, i buddisti, gli indù, gli scintoisti eccetera?
In altre parole: i tagliagola e gli assassini islamici tradiscono gli insegnamenti del Maestro o piuttosto li mettono in pratica?
Al di là di facili demonizzazioni, il problema è lo stesso che si ritrova all’interno dell’Occidente per quanto riguarda la carica di violenza insita in ogni forma di ideologismo (ieri il marx-leninismo, oggi il giustizialismo, l’animalismo, il femminismo eccetera) in quanto si rifiutano di “superare” se stessi esercitando una qualsivoglia forma di revisione critica.
Il problema dell’islam, insomma, è quello d’una carica ideologica aggravata dal fatto di essere una “religione del libro”, cioè di derivare la propria legittimazione da un testo sacro, per ciò stesso intoccabile e assoluto.
Gli islamici moderati, che pur meritoriamente condannano gli assassini di Parigi, aggiungendo anzi che l’islam è una religione di pace, non compiono però il passo successivo: quello di sottoporre a critica il sacro testo della loro religione in nome non dei principi occidentali (chi se ne frega!), ma d’una capacità critica e autocritica del testo unica in grado di produrre quell’umanesimo islamico che possa confrontarsi proficuamente (non integrarsi) con quanto resta dell’umanesimo occidentale.
Ucciso a sua volta da una protervia laicista che ha disseccato le sue stesse fonti giudaico-cristiane.
Ma questo potrebbe essere possibile, sia all’Occidente che al (medio) Oriente, solo se ambedue riuscissero a superare l’ideologismo di fondo che li azzoppa allo stesso modo.
La sfida è lanciata, ma non è affatto certo che possa essere vinta, sia da una parte che dall’altra.
Bruno Sacchini
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