Su tutte le edizioni della stampa locale degli ultimi giorni è stato dato grande risalto a notizie circa svariate iniziative promosse dal Comune di Ri
Su tutte le edizioni della stampa locale degli ultimi giorni è stato dato grande risalto a notizie circa svariate iniziative promosse dal Comune di Rimini a tutela dell’assetto edilizio ed urbanistico della nostra città. Iniziative tese alla repressione degli abusi edilizi ed alla demolizione delle opere illegittimamente edificate, come si ricava dall’enfasi dei titoli: “ABUSI EDILIZI, DEMOLIZIONI A RAFFICA”. Spende la sua immagine, nella giornata di ieri, anche l’assessore competente, Avv. Roberto Biagini che dichiara agli organi informativi: “E’ solo l’inizio, non vogliamo più tollerare”. Parole sacrosante, soprattutto, ove alludono ad una precedente forma di impasse in cui il Comune non vuole più indugiare. Lo prendiamo come un impegno solenne, nei confronti di tutti gli abusi edilizi. Tanto per fare un piccolo esempio, quello che è stato censurato prima dal Tribunale di Rimini con la sentenza n. 780 del 2014 poi confermata dalla Corte di Appello di Bologna con pronuncia n. 2316 del 2015. In quest’ultima si può leggere: “nel caso di specie i lavori vengono iniziati nel 2006 e conclusi nel 2008 sulla base di due dichiarazioni di inizio attività, la prima delle quali è stata accertata come del tutto irregolare dall’Ufficio Controlli edilizi del Comune di Rimini, in quanto basata su un elaborato grafico contenente ben sette elementi di difformità rispetto al reale stato di fatto dei luoghi.”
Quale sarebbe la stranezza? La stranezza è che nel processo parallelo per abuso d’ufficio che ha visto sotto accusa alcuni dirigenti del settore urbanistico dell’amministrazione locale rei di aver tollerato proprio quell’abuso edilizio, sono sfilati una sequela di dipendenti comunali a sostenere l’esatto contrario. Ovvero che era tutto regolare. In primo grado i predetti dirigenti sono stati assolti per difetto di dolo (non sarebbero stati appieno consapevoli di quanto accadeva), ma anche in quella sede è stata confermata la sussistenza degli abusi edilizi. La Procura Generale preso la Corte di Appello di Bologna, che ha impugnato l’assoluzione dei dirigenti comunali inconsapevoli così si esprime: “evidenza delle violazioni: intervento su manufatto abusivo diverso da quello condonato (e dunque ancora abusivo); stato di fatto falso e privo di riferimenti alla proprietà vicina (sette difformità rilevate in sede di sopralluogo)…”.
Il Comune di Rimini, mai costituitosi parte civile, ha proceduto fino ad oggi a fare una sola cosa: a spostare il proprio dipendente Arch. Robertino Galvani, colui che si è permesso di denunciare l’abuso, dall’Ufficio Controlli edilizi ad altra sede. Giovenale (che pur alludeva alla moralità delle donne romane), si chiedeva duemila anni fa chi avrebbe vigilato su coloro che a loro volta dovevano vigilare. Non pare cambiato molto da allora. Riuscirà nella storica impresa, l’assessore Biagini?
Avv. Davide Lombardi
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