Protagonista nel turismo, a capo di Aeradria, ma prima ancora fondatore a Rimini del primo Partito Radicale di Pannunzio, che frequentava nella redazione del "Mondo". Poi nel Partito Socialista di Tiboni. Fu anche presidente dell'ATAM, assessore all'edilizia e numero uno dell'Ente Provinciale per il Turismo di Forlì.
di Giuliano Ghirardelli
All’alba del primo giorno d’agosto ci ha lasciato Mario Pari. Nonostante l’età – novantotto anni – fino alla fine aveva continuato a scrivere, a documentarsi, e a pubblicare articoli dal sapore sempre polemico. Perché lui era fatto così: un uomo combattivo, senza troppe paure. Non era prigioniero delle considerazioni altrui. Non le temeva. Di conseguenza, a suo modo, anche spregiudicato. Quando da Presidente dell’Aeradria ne divenne direttore… apriti cielo! Ma era anche, e soprattutto, un uomo responsabile, capace di impegnarsi senza risparmio e con coraggio, come aveva fatto in tutta la sua lunga vita. Chi l’ha conosciuto bene sa che l’Aeradria con un tipo come lui (se l’età e la politica gli avessero permesso di rimanerne al timone) non sarebbe mai fallita! Si vantava di come procedevano i bilanci durante la sua lunga gestione.
Logicamente, Mario Pari, era stato un protagonista della sola parte Pubblica del nostro Turismo, prima (dal 1965) come presidente dell’Ente Provinciale per il Turismo, poi a capo dell’Aeradria; una parte “pubblica” che, allora, intendeva rimanere separata, distinta, dalla parte “privata” (albergatori ed operatori vari). Poi con altri protagonisti tutto cambiò (in meglio o in peggio, è ancora da capire).
I riminesi d’oggi lo ricordano a malapena in un’immagine sfocata di “notabile socialista”, legata ad un partito scomparso dall’orizzonte: a dimostrazione che i “vincitori” non scrivono solo la Storia, ma costruiscono buona parte dell’opinione pubblica.
Se si ha la pazienza di andare un po’ controcorrente si scoprirà che Mario Pari è stato a Rimini, in precedenza, interprete di vicende politiche e culturali di prim’ordine: negli anni ’50 come fondatore, nella città, del primo Partito Radicale, quello che a Roma contava su uomini come Ernesto Rossi, Leo Valiani, Adriano Olivetti, Eugenio Scalfari, ma soprattutto Mario Pannunzio, che con il suo prestigioso settimanale – Il Mondo – rappresentava il collante di quel raggruppamento liberale e di sinistra; senza contare L’Espresso di Arrigo Benedetti.
Mario Pari, volonteroso com’era, riuscì a diplomarsi studiando privatamente e a trovare lavoro, come tecnico, negli impianti della RAI in Sardegna e a Bologna.
Quando tornava dalla Sardegna, facendo sosta a Roma, andava a trovare gli “amici del Mondo”. Pannunzio stravedeva per questo organizzatore riminese che era riuscito a costruire un piccolo ma solido partito radicale nella propria città, con tanto di sede, di partecipazione attiva alle campagne elettorali del ’58 e del ’60 (anche con la presenza a Rimini di Eugenio Scalfari e del giovane Pannella) e, addirittura, di un organo di stampa (Rimini ’59 e Rimini ’60, periodici ora consultabili nella Biblioteca Gambalunga).
Agli inizi degli anni ’60 la crisi di quel primo partito Radicale (“il caso Piccardi” e le diverse e contrastanti posizioni nell’ambito del nascente Centro-sinistra) portarono molti iscritti riminesi ad entrare nel Partito Socialista di Ercole Tiboni. Per Pari iniziò una carriera di amministratore locale (presidenza dell’ATAM, assessore all’edilizia dal ’64 al ’65) prima di diventare – per nomina ministeriale – presidente dell’Ente Provinciale per il Turismo di Forlì (Rimini compresa), carica che ricoprì dal ’65 al ’79; per passare, poi, ai vertici dell’Aeradria fino al 1996.
Sono innumerevoli le iniziative a cui ha dato vita, nei decenni della sua attività pubblica. Per ora basta ricordarne una: fu lui a fondare il Consorzio per la Promozione e la Propaganda Collettiva della Riviera, proponendolo inizialmente all’EPT di Ravenna, poi arrivarono le Aziende di Soggiorno e, infine, la Regione e gli Enti Locali, in accordo con Walter Ceccaroni e Primo Grassi; da lì nacquero Promotur, Agertur e le APT Regionali…
Tutte le attività degli enti che ha presieduto sono documentate in pubblicazioni che lo stesso Mario Pari ha avuto il buon senso e la pazienza di raccogliere meticolosamente.
Era cresciuto a Viserba, aveva vent’anni durante la seconda guerra mondiale, apparteneva alla generazione precedente alla nostra. Aveva scelto fin da giovane la strada di un impegno politico contraddistinto da una visione che solo ora inizia a farsi strada veramente nel panorama della “sinistra italiana”. Frequentava, fin dagli anni cinquanta, ambienti che sapevano anteporre la libertà, la società liberale, a quelle spinte pronte a rovesciare tutto in nome di una giustizia sociale che doveva contare più di ogni altra cosa. Averlo capito fino in fondo è un esercizio difficile anche ai nostri tempi. Quando l’avremmo capito scopriremo anche un’altra storia, fatta di uomini come Mario Pari.
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