Allarme vaccini a Rimini: “Se il trend negativo continua siamo tutti a rischio”

Allarme vaccini a Rimini: “Se il trend negativo continua siamo tutti a rischio”

Parla il dott. Maurizio Grossi, presidente dell’Ordine dei medici riminesi. Copertura in costante calo dal 2010, Rimini maglia nera in Emilia-Romagna. L’incoerenza di chi non vaccina i figli e poi corre all’ospedale al primo caso di meningite: “I cittadini tornino a fidarsi dell’autorità medica”.

La situazione della salute pubblica riminese offre un curioso caso di schizofrenia di massa. Da una parte la nostra città si classifica all’ultimo posto da diversi anni come percentuale di vaccinazioni obbligatorie effettuate, mentre dall’altra è teatro di periodiche “corse al vaccino” per meningite, alimentate da singoli fatti di cronaca che conquistano le prime pagine dei giornali (l’ultimo in ordine cronologico quello dello studente del Molari). Ne abbiamo parlato con il dott. Maurizio Grossi, presidente dell’Ordine dei medici riminesi, impegnato in prima persona nella promozione della vaccinazione.

Dott. Grossi, i numeri parlano chiaro. Dal 2010 al 2015 la percentuale di copertura per i vaccini obbligatori (difterite, tetano, poliomielite, epatiteB) a Rimini è scesa dal 92,9% all’87,5% (primo grafico nella gallery). Siamo ben al di sotto della media regionale, che si attesta sul 93,4%. La preoccupano questi dati?
Il trend è evidentemente negativo ed è per questo che la Federazione nazionale degli Ordini dei medici ha compilato un documento a favore dei vaccini, un fortissimo richiamo per gli operatori sanitari affinché siano più propositivi su questo tema. Il vaccino è una delle più grandi conquiste della medicina, non dobbiamo dimenticarlo, ha debellato malattie mortali come morbillo e vaiolo.

Nonostante questo una parte della popolazione continua a scegliere di non vaccinare i propri figli.
Purtroppo si, una parte della popolazione segue linee di pensiero che reputano il vaccino pericoloso. Il vaccino invece è sicuro: ci sono, è vero, alcuni eventi avversi, ma essi sono circa cento su un milione, una percentuale infima. Scegliere di non vaccinarsi per questo motivo è come decidere di non usare l’automobile perché ci sono gli incidenti: è un comportamento irrazionale che va combattuto. Il rapporto rischi-benefici nei vaccini pende di gran lunga dalla parte dei benefici.

Si è fatto un’idea delle ragioni del calo continuo delle vaccinazioni?
Ci sono diversi aspetti da considerare. Un fattore importante è quello psicologico: purtroppo quando il pericolo della malattia non è percepito come tale, si tende ad abbassare la guardia, i genitori pensano che i morbi non siano più pericolosi e smettono di vaccinare i figli. Ma in realtà la situazione di benessere si è raggiunta perché ci si vaccinava! Se si smette si rischia di tornare al pericolo. Paradossalmente la vaccinazione, proprio perché funziona e allontana il pericolo, “favorisce” questo tipo di atteggiamento. All’inizio pensavamo che il calo delle vaccinazioni fosse fisiologico, c’è sempre stata una minoranza che ha rifiutato il trattamento. Ora, però, la percentuale di non vaccinati è salita oltre la soglia di guardia e se si continua così siamo tutti a rischio.

Gira anche l’idea che ci sia un complotto fra le case farmaceutiche e il governo, per costringere la popolazione a comprare i vaccini. Cosa risponde a questo?
Il complottismo oggi va molto di moda. I vaccini sono i farmaci meno costosi che esistano, sono quelli che forniscono la minor fonte di reddito alle multinazionali del farmaco. Se pensiamo che una dose costa pochi euro, mentre alcuni farmaci antitumorali o per l’epatiteC vengono venduti per centinaia di euro, si capisce bene che l’idea del complotto non regge. Noi a queste dicerie rispondiamo cercando di fare cultura, promuovendo incontri in cui proponiamo dati scientifici invece che teorie. Non è facile, però, perché quando il pericolo non è percepito come tale la gente non ti ascolta. Come medici siamo fortemente impegnati affinché la vaccinazione sia una pratica seguita. Personalmente sono favorevole alla legge della regione Emilia-Romagna, che ha introdotto la vaccinazione obbligatoria per i bambini che frequentano l’asilo nido. Non è giusto che alcuni minori siano messi a rischio perché ci sono famiglie che seguono idee che di scientifico non hanno nulla. Bisogna ricordare che tutte le teorie anti vaccinali – teorie naturiste che fanno coppia con idee dietologiche particolari che estremizzano delle verità – si basano su dati che mancano di evidenze scientifiche.

L’opposizione ai vaccini sembra passare in secondo piano quando si tratta della meningite. I vaccini per questa malattia sono gli unici ad avere avuto un’impennata negli ultimi anni (figura 2). Come si spiega questo comportamento incoerente?
Quando ci scappa il morto di meningite, tutti corrono all’ospedale. Anche in questo caso si nota una eccessiva corsa al vaccino, fatta anche da persone che non ne avrebbero necessità. Certo, è positivo che ci sia attenzione, ma in generale noto un modo di muoversi individuale, con scarsa fiducia nelle istituzioni e nelle autorità competenti. C’è una tendenza a fare il contrario di quello che viene detto: vaccinare per meningite anche chi non ne ha bisogno (persone che stanno molto in casa, non a contatto con i giovani), e non vaccinare i bambini che lo necessitano. Questo è un comportamento scorretto. La popolazione deve tornare a fidarsi della nostra sanità, che è una delle migliori al mondo.

Il calo dei vaccini riguarda tutta la regione Emilia-Romagna, ma Rimini spicca come maglia nera (6% sotto la media). Come si spiega questo dato?
Una ragione può essere la forte presenza di comitati anti vaccino nella nostra città. Essi fanno propaganda, il che è legittimo perché ognuno ha il diritto di esprimere il proprio pensiero. Ma quando si vuole fare di questi pensieri delle verità scientifiche, noi medici non ci stiamo. Una seconda ipotesi viene suggerita da alcuni dati, che mostrano come la nostra provincia sia benestante in confronto alle altre dell’Emilia-Romagna. I numeri dimostrano che, in media, coloro che si oppongono ai vaccini sono persone di reddito medio-alto e con un alto tasso di istruzione. Paradossalmente queste persone sono quelle più influenzabili dalle “bufale” che girano sul web.

COMMENTI

DISQUS: 0