«Mal di pancia» attorno alla alleanza fra Ieg e BolognaFiere. E fra i soci privati starebbe crescendo «il fronte del no alla fusione». Fra i motivi del contendere anche la scalata del sindaco di Rimini, sotto le Due Torri sospettato di puntare alla poltronissima.
«Sotto le Due Torri cresce il timore che il sindaco uscente di Rimini si stia muovendo per uno dei due incarichi: capo della holding o presidente della società prendendo il posto di Lorenzo Cagnoni, dominus di Ieg e presidente designato della nuova società». Lo scrive oggi il Corriere di Bologna in un articolo che parla di «mal di pancia» attorno alla alleanza fra Ieg e BolognaFiere, oltre che di «malumori dei soci privati» fra i quali starebbe crescendo «il fronte del no alla fusione».
Non è un fulmine a ciel sereno che il nome di Andrea Gnassi venga associato a quello della nuova governance della Fiera targata “BoRn”, nel senso che i boatos vanno in quella direzione da quando si ragiona sul futuro del sindaco di Rimini, arrivato ormai al termine del secondo mandato e dunque pronto ad assumere nuovi incarichi. Sarà per questo che in un recente consiglio comunale nel quale l’opposizione (Luigi Camporesi, Gennaro Mauro, Marzio Pecci e Carlo Rufo Spina) ha posto il tema della fusione e anche l’esigenza di un confronto politico prima che venga tutto deciso dall’alto, il sindaco, che pure gironzolava dentro e fuori dall’aula, non ha detto nulla, lasciando che a rispondere fosse l’assessore al bilancio Brasini? E quando Rufo Spina ha fatto notare di non credere che «Gnassi sia all’oscuro di quanto si sta decidendo anche a proposito della fusione», Brasini ha risposto che «ad oggi ci sono stati solo contatti fra società e managment» di Ieg e BolognaFiere, parole che però sono smentite dalle cronache che si sono potute leggere e che hanno riferito di incontri ai quali erano presenti anche i sindaci di Rimini e Bologna insieme al presidente della Regione, Stefano Bonaccini, e all’assessore Colla.
Ma la strada per coronare il sogno di Gnassi è tutta in salita? «Il destino di BolognaFiere, forse, si deciderà domani in Regione. Quando il governatore, Stefano Bonaccini, incontrerà il sindaco di Bologna, Virginio Merola, e il suo omologo riminese, Andrea Gnassi. Obiettivo: trovare un accordo nella tortuosa strada verso la fusione tra l’expo di via Michelino e Ieg, la società che mette insieme i quartieri di Rimini e Vicenza. Che l’incontro tra i sindaci e il presidente della Regione sia dirimente lo dimostra anche il fatto che la Fiera ha deciso di annullare il suo cda in programma domani: inutile incontrarsi senza un’intesa tra i soci. Il problema è che il tempo stringe. La road map sottoscritta tempo fa tra le due società prevede a maggio il primo giorno di quotazione a Piazza Affari della nuova realtà».
Il problema, aggiunge il Corriere, è che «i soci pubblici della nuova Ieg (Comune, Città metropolitana, Camera di commercio di Bologna e gli azionisti di Rimini Congressi) che incorporerà BolognaFiere ancora non hanno trovato un’intesa sulla governance. Ieri la giunta della Camera di commercio ha confermato che anche tra i soci privati crescono i mal di pancia. L’ultima proposta arrivata da Rimini — e bocciata da Merola — prevedeva la creazione di una holding nella quale gli azionisti pubblici avrebbero conferito le loro azioni che sarebbero state vincolate con un patto per nove anni. Un modo per superare le regole della Consob che impone un limite (tre anni) ai patti parasociali per le società quotate. Difficile immaginare che uno schema del genere possa attirare l’interesse degli investitori privati».
L’opportunità della presidenza riminese della nuova società (mentre secondo quello che viene anticipato ormai da qualche settimana la vicepresidenza andrebbe a BolognaFiere, e l’organigramma sarebbe completato da un amministratore delegato per Rimini e uno per Bologna) è effettivamente ghiotta per Andrea Gnassi. Ma a quanto pare c’è un oste sotto le Due Torri col quale fare i conti. Di certo al momento ci sarebbero le «tensioni tra i soci pubblici» al punto da rallentare «anche i lavori dei consulenti nominati dalle due società per predisporre il piano della fusione per incorporazione». Tutta colpa della mancanza di accordo sul modello di governance. «Ai malumori del sindaco di Bologna, in questi giorni, si stanno aggiungendo quelli della Camera di commercio e di altri soci privati come Confindustria. Ora la palla è in mano a Bonaccini, Merola e Gnassi. Sullo sfondo resta la situazione drammatica delle due società che, causa pandemia, avranno l’attività bloccata per diversi mesi e chissà quando, e come, ripartiranno. Si spera che un prestito obbligazionario di Cdp possa servire a superare la crisi. Ma prima bisogna smettere di litigare».
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