Anomalie catastali: l’inchiesta di Rimini 2.0 è approdata in consiglio comunale

Anomalie catastali: l’inchiesta di Rimini 2.0 è approdata in consiglio comunale

Nel consiglio comunale odierno, il consigliere del Pdl Eraldo Giudici, ha presentato una interrogazione su “Case fantasma” e giustizia fiscale che si

Nel consiglio comunale odierno, il consigliere del Pdl Eraldo Giudici, ha presentato una interrogazione su “Case fantasma” e giustizia fiscale che si basa sulla inchiesta di Rimini 2.0 (ma lo stesso consigliere da anni è molto attento al problema e lo ha dimostrato anche con precedenti interrogazioni sull’argomento). La proponiamo integralmente qui sotto, insieme alla risposta verbale (ne seguirà una scritta) fornita dall’assessore Brasini. L’assessore non si è nascosto dietro a un dito ed ha ammesso che la nostra inchiesta ha sollevato un problema reale. Ma se l’è cavata un po’ troppo sbrigativamente rimbalzando la palla alla Agenzia delle Entrate. Brasini ha fornito un dato che a noi non sembra eccezionale (mentre per l’assessore lo è): negli ultimi dieci anni l’Amministrazione comunale ha inoltrato 350 rilievi alla Agenzia del Territorio che hanno portato alla revisione dei valori catastali e al recupero di quasi 1 milione di euro di ex Ici evasa. Sono 35 l’anno e 100 mila euro l’anno. Tutto qui, verrebbe da dire? Di fronte ai “buchi” evidenziati dal direttore di Car-Tech con dati alla mano, siamo sicuri che il Comune stia facendo tutto quanto in suo potere?
Torneremo sicuramente sull’argomento a breve. Per ora leggetevi il botta e risposta.

Sig. Sindaco,
Alla luce dell’articolo pubblicato il 22 ottobre u.s. dal quotidiano on-line “Riminiduepunto zero” sul tema:
“Ville fantasma, totale assenza (per il catasto) di residenze signorili a Marina centro, alberghi e opifici con rendita molto bassa. Di tipo economico il 70% delle unità abitative. Viaggio nelle gigantesche anomalie che a Rimini generano iniquità fiscale.”

https://www.riminiduepuntozero.it/tutti-i-furbetti-della-rendita-catastale-a-rimini/

non posso che riandare alle mie precedenti interrogazioni sul tema, la prima delle quali è del 24/06/2010 quando l’allora Assessore al Bilancio Antonella Beltrami, rispetto ai dati forniti nell’occasione dal Sole 24 Ore, parve sconcertata ed incredula.

In forza della Legge 286/2006 di conversione del D.L. 262/2006, emanato dal Governo Prodi, sul sito dell’Agenzia del Territorio furono pubblicati gli elenchi divisi per Comune, con foglio e mappale dei fabbricati o porzioni di fabbricato individuati come possibili edifici non dichiarati, o che avevano perso la ruralità.

Nel Comune di Rimini pareva ne fossero stati identificati 2.064 pari al 28,54% dell’intera Provincia, un dato particolarmente significativo rispetto a quello degli altri Comuni.

Si apprese allora che dei 2064 casi evidenziati di “case fantasma”, fino a quel momento, ne fossero state accatastate solo 132, dato incrementabile per successivi accatastamenti.

Allora pareva che l’elenco delle “case fantasma”, pubblicato da Agenzia del Territorio, potesse essere sufficiente per organizzare all’interno del Comune un’attività adeguata per “forzare la regolarizzazione di tali edifici” e quindi incrementare il gettito tributario, senza penalizzare chi stava già pagando regolarmente i tributi.

Suggerimmo quindi di incamminarsi sulla via della giustizia tributaria indicata dal c. 336 della Finanziaria 2005 cioè, ad esempio, di verificare e “trattare” le migliaia di abitazioni riminesi di categoria ultrapopolare presenti negli archivi catastali cui da sempre il Comune ha facile accesso.

Se le case popolari di ACER risultavano classate in categoria A/3 (tipo economico), invece migliaia di unità immobiliari civili ordinarie parevano classate impropriamente in A/4 (tipo popolare), che sono gli alloggi con dotazione limitata di impianti indispensabili, mentre numerose altre abitazioni a quel tempo erano classate in A/5 (ultrapopolare) cioé che non dovrebbero essere state dotate di servizi igienico esclusivi, altre ancora in A/6 (di tipo rurale) non avrebbero avuto più i requisiti del caso.

Sig. Sindaco,

ora alla luce dell’articolo citato in premessa, pubblicato il 22 ottobre u.s. dal quotidiano on-line “Riminiduepunto zero”, che da una parte evidenzia l’esistenza di “ville fantasma” e dall’altra pone l’accento sulla totale assenza (per il catasto) di residenze signorili a Marina centro, oltre al fatto che ci sarebbero alberghi ed opifici con rendita molto bassa, e che il 70% delle unità abitative riminesi risulterebbero di tipo economico, le pongo alcune domande:

1. Quali procedure ha attuato il Comune di Rimini per “forzare la regolarizzazione” degli immobili che risulterebbero irregolarmente censiti;

2. Quali e quanti controlli si sono effettuati sulle migliaia di unità immobiliari censiti in categorie e con valori inadeguati al reale, che permarrebbero sul mercato riminese, i cui dati, è noto, sono facilmente rinvenibili dal Comune;

3. Se sono stati effettuati controlli tesi ad accertare situazioni di illecito edilizio, che potrebbero essere correlati all’emergere degli immobili fantasma e, se del caso, con quali risultati.

Le chiedo risposta scritta.

Consigliere Comunale Eraldo Giudici
POPOLARI LIBERALI nel PDL

Ed ecco la replica verbale dell’assessore Brasini:

Le procedure messe in atto dall’Amministrazione comunale per controllare i valori catastali distorti oggi riguardano più che altro attività di segnalazione alla Agenzia del Territorio, la medesima modalità che viene seguita per il recupero dell’evasione. Il Comune sui Docfa (documenti catastali dei fabbricati) non ha una attività di tipo istruttorio ma può consultare sul sito della Agenzia del Territorio questi documenti e segnalare eventuali incongruenze all’Agenzia, che poi può fare una revisione degli indici catastali ed eventualmente attivare appunto la revisione, dopo di che il Comune su questa base può effettuare una sanzione di recupero Imu (ex Ici) evasa.
Le fornisco i dati rispetto alla sua prima domanda, cioè quali procedure ha attuato il Comune di Rimini per “forzare la regolarizzazione” degli immobili che risulterebbero irregolarmente censiti.
Negli ultimi dieci anni il Comune ha fatto 350 rilievi alla Agenzia del Territorio che hanno portato alla revisione dei valori catastali e al recupero di quasi 1 milione di euro di ex Ici evasa, quindi una attività, quella del Comune, per quanto gli compete, molto performante in termini anche di risultati.
Ho letto l’articolo di Rimini 2.0 e condivido la parte iniziale sicuramente: noi quando ci siamo insediati siamo stati l’Amministrazione che ha dovuto affrontare la prima manovra Monti. L’effetto nefasto di quella manovra non erano tanto le aliquote ma i valori castali, cioè la base imponibile di quelle aliquote dei tributi locali, in particolare dell’Imu. Perché l’aumento di quegli indici senza andare a vedere nel merito se ci sono da fare delle revisioni, portava un effetto moltiplicatore degli errori. Se c’erano degli errori che valevano dieci, dopo sono stati triplicati. Quindi dicemmo che la riforma del catasto andava fatta subito ma a livello nazionale perché non possono certo farla i comuni.
Poi nell’articolo si rileva che nelle Amministrazioni mancano competenze e software, una lettura che mi suona sempre un po’ strana. Comunque è condivisibile, sicuramente va portata avanti la riforma della Agenzia del Territorio perché il Comune di Rimini, così come gli altri comuni, viene penalizzato dalla mancanza di questa riforma, ma soprattutto non tanto il Comune ma i cittadini riminesi che si trovano molto spesso a dover pagare dei tributi locali per compensare errori che sono la base imponibile di quegli stessi tributi.

E questa la replica del consigliere Eraldo Giudici:

Prendo atto del curioso rilievo che lei sistematicamente fa… mi dovrebbe dire se il Comune di Rimini non ha problemi di dotazioni e quindi è al top, o se invece ce li ha… io non vendo e non commercio software (ha detto rispondendo ad una battuta dell’assessore Brasini, ndr), caso mai li uso, e posso dirle che ce ne sono sul meracto di validi; le chiedo – mi dia risposta scritta – se il Comune di Rimini è dotato delle migliori tecnologie atte a fare emergere tutto quanto deve essere fatto emergere.
Non è di sua competenza presumo – visto che non è entrato nel merito – la risposta alla terza domanda e cioè se sono stati effettuati controlli tesi ad accertare situazioni di illecito edilizio, che potrebbero essere correlati all’emergere degli immobili fantasma e, se del caso, con quali risultati.

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