Acque di balneazione: Rimini si fa notare per casi di inquinamento

Acque di balneazione: Rimini si fa notare per casi di inquinamento

Sta tutto scritto sulla rivista di Arpa Emilia Romagna, Ecoscienza, numero di ottobre. A stagione conclusa è tempo di bilanci e l´Agenzia regionale pe

Sta tutto scritto sulla rivista di Arpa Emilia Romagna, Ecoscienza, numero di ottobre. A stagione conclusa è tempo di bilanci e l´Agenzia regionale per la prevenzione e l’ambiente si dilunga su numeri e valutazioni.
“Quest’anno il monitoraggio ha evidenziato complessivamente una buona qualità delle acque di balneazione in gran parte delle acque regionali con valori dei parametri microbiologici ampiamente al di sotto dei limiti normativi”, si legge nel servizio Balneazione 2013, gli esiti del monitoraggio.

“Vanno segnalati, in ogni caso, quattro fenomeni di inquinamento riscontrati in occasione dei campionamenti: 1 in provincia di Ferrara e 3 in provincia di Rimini”.
Relativamente alla provincia di Rimini i casi sono questi:
8 maggio, prelievo prestagione ha mostrato, contemporaneamente, inquinamenti in atto nelle due aree limitrofe al Marecchia e in quattro acque di balneazione del comune di Cattolica per un’estensione di litorale interessato di oltre 1.2 km nel primo caso e di circa 2 km nell’altro;
prelievo 19 agosto, che ha interessato due acque ricadenti nei comuni di Riccione e Misano, coinvolgendo circa 1.2 km di costa.
Per il 2013 il periodo di monitoraggio, come stabilito dall’Ordinanza balneare 1/2013, è risultato compreso fra l’11 maggio e il 7 ottobre. “Arpa ha realizzato 7 campionamenti distribuiti fra maggio e settembre con una frequenza media di un campionamento ogni tre settimane”. I campioni dell’intera Regione sono stati analizzati dal Laboratorio tematico Acque di balneazione, presso l’Arpa di Rimini.
Per la stagione 2013 è stata adottata una nuova metodica analitica per la determinazione del parametro di Escherichia coli, che consente di definire un superamento del limite entro 24 ore dal campionamento. “Ciò permette di preallertare le autorità competenti all’adozione di misure a tutela della salute pubblica e di anticipare il campione di rientro obbligatorio per la determinazione della conclusione dell’inquinamento in atto”, spiega Arpa.
Ma non è tutto. E’ stato un anno difficile per l’Adriatico. “Estese fioriture algali e morie di pesci e molluschi hanno attirato l’attenzione sulle condizioni del mare nell’estate 2013. La causa principale è il consistente apporto di acqua dolce dal bacino padano, che ha causato bassi valori di salinità, eutrofizzazione e anossia”.
Responsabile delle fioriture la microalga Skeletonema sp. che ha determinato una colorazione verde delle acque e ridotto la trasparenza.
“In generale, durante i mesi estivi sono state numerose le segnalazioni da parte dei cittadini e dei turisti relativamente al tratto di costa emiliano romagnolo: oltre che comunicazioni telefoniche, sono arrivati messaggi, foto e commenti che ci indicavano inconvenienti ambientali”, fa presente Arpa.
In un altro servizio della rivista si legge che “anche nel corso dell’estate 2013 lungo le coste della regione Emilia-Romagna si sono verificati fenomeni di proliferazione algale e diffuse morie di pesci con gravi conseguenze sulla fruibilità delle spiagge da parte dei turisti. Il danno economico e di immagine, per un’area che è storicamente vocata al turismo balneare, è stato ovviamente grave. Facciamo parte di un bacino fortemente antropizzato, quello del fiume Po sul cui territorio insistono circa 16 milioni di abitanti, la maggior parte della zootecnia italiana (55% circa), la maggiore estensione di terre coltivate (circa 30.000 km2) nonché la più alta concentrazione di industrie: quest’area da sola contribuisce però a produrre circa il 40% del Pil nazionale. L’area costiera emiliano-romagnola, per la particolare circolazione delle correnti, risente maggiormente degli apporti fluviali del bacino idrografico padano e dell’andamento idrologico del fiume Po. Paradossalmente, negli anni siccitosi nei quali l’attenzione del pubblico viene richiamata sugli effetti dei cambiamenti climatici, perché l’emergenza idrica mette a rischio sia l’approvvigionamento idropotabile, che le produzioni agricole, il mare gode di migliore “salute”.
Andrea Vitante

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