Appello per il rientro di Giulio Cesare (e per evitare la patacata del secolo)

Appello per il rientro di Giulio Cesare (e per evitare la patacata del secolo)

E' rivolto al sindaco Gnassi e all'assessore Piscaglia. L'hanno firmato questa mattina, ai piedi della statua ancora all'interno della caserma, il presidente della commissione cultura Davide Frisoni e il segretario di Aries Gaetano Rossi. Luisè: «Lapidario è una raccolta di antiche lapidi (di pietra!), spesso con iscrizioni. Cosa c'entra un bronzo tra i materiali lapidei?»

Questa mattina, 20 maggio 2020, incontro tra Davide Frisoni, presidente Commissione Cultura del comune di Rimini e Gaetano Rossi, Segretario Coordinatore dell’associazione culturale ARIES. Ai piedi della statua di Giulio Cesare (virtuale primo firmatario) presso l’omonima caserma che ben presto rimarrà deserta in attesa dei lavori funzionali alla nascita della futura “cittadella della sicurezza”, è stato sottoscritto un appello a firme congiunte.
La riconversione della caserma “Giulio Cesare” a cittadella della sicurezza è nata dalla “conversione di Gnassi sulla via di un fiasco (via U. Bassi)”, clamoroso bagno di sangue economico andato all’asta di recente. Dopo anni di dinieghi agli oppositori politici che avrebbero voluto destinare come centro della sicurezza il futuro ex presidio militare, il “Podestà” ha infine deciso di brevettare come sua l’idea. Da quel momento la strada è diventata tutta in apparente discesa. Ed eccoci qua, per l’ultima volta davanti al Condottiero, ora in procinto di abbandonare la settantennale residenza. L’incontro avviene per scongiurare che il Generale venga castigato all’interno del lapidario romano del museo di Rimini, luogo assai prestigioso, ma defilato, nascosto alla vista del grande pubblico. Sorge spontanea una considerazione.

Davide Frisoni e Gaetano Domenico Rossi. La firma dell’appello ai piedi di Cesare.

Se è vero che è la Soprintendenza a negare (in quanto non originali, ma copie) la vicinanza delle statue di bronzo di Tiberio e Augusto alle rispettive monumentali opere (il ponte e l’arco), non si capisce come sia lo stesso ufficio, in palese contraddizione con sé stesso, a chiedere, come sostenuto da Palazzo Garampi, che il bronzo di Giulio Cesare venga posizionato nello spazio perimetrale del lapidario romano. Non voglio immaginare che reazioni si scatenerebbero contro il bronzo plebeo. A dispetto del facile gioco di parole, le lapidi lo lapiderebbero senza pietà e le iscrizioni collasserebbero dalla vergogna, sentimento questo, ignoto a chi ha proposto o a chi avesse soffiato nelle orecchie dei suggeritori, una soluzione del genere.

Il presidente della Commissione Cultura del comune di Rimini e personaggi di cultura come lo storico dell’arte e dell’architettura Giovanni Rimondini o l’ex direttore dei Musei comunali Pierluigi Foschi e Giovanni Luisè, noto titolare della prestigiosa libreria antiquaria di via Leon Battista Alberti, sono concordi nel ritenere che il Giulio Cesare della caserma torni nel luogo deputato. Luisè, presente alla cerimonia di consegna della statua da parte dell’Esercito Italiano alla città di Rimini sostiene, «fuor da qualsiasi retropensiero politico», che «la statua non è assolutamente un feticcio mussoliniano, non lo considero tale, ma un oggetto regalato dal capo del governo di allora alla città. Punto. Lungi da me qualsiasi discorso o coinvolgimento politico. Quella statua è un bell’esemplare di bronzo e va messa nella piazza centrale di Rimini. E non deve finire in un lapidario perché non c’entra niente. Tanto più se lasci in piazza una copia non altrettanto pregevole. Questa è un’ipocrisìa. Poi è sempre bene partire dal significato delle parole. Lapidario è una raccolta di antiche lapidi (di pietra!), spesso con iscrizioni. Cosa c’entra un bronzo tra i materiali lapidei? Un bel nulla. In definitiva si nasconde un bell’oggetto sottraendolo alla vista di milioni di persone che tutti gli anni vengono nella nostra città. Tra essi possono esserci e sicuramente ce ne sono, persone che capiscono e amano l’arte, molti dei quali stranieri. Perché mai, per vedere l’opera migliore dovrebbero andare al lapidario e non già ammirarla nella piazza dove era stata destinata per assonanza storica? Mettiamo un’algida copia senza storia in mostra e nascondiamo quella ben più pregevole? Non ha senso. Questo è il mio pensiero. Mi permettete una parola in riminese? Sarebbe una patacata».
Rimini 2.0 fa il tifo affinché, almeno questa, riescano ad evitarla.

Cesare sventola la richiesta e reclama il rientro in piazza Tre Martiri.

Al Tenente Colonnello Danilo Gallo, attento ultimo custode della caserma e del bronzo di Giulio Cesare, avendolo conosciuto di recente, va la mia personale riconoscenza, sentimento certamente condiviso da tutti i Riminesi e in particolare da Gaetano Rossi di ARIES.

L’appello al sindaco e all’assessore alla cultura firmato dal presidente della commissione cultura e dal segretario di Aries.

COMMENTI

DISQUS: 0