Cara Boldrini, perché questo silenzio assordante sui quattro stupratori nordafricani di Rimini?

Cara Laura Boldrini,
tanti italiani, me compreso, in queste ore si stanno ponendo un interrogativo e la stanno chiamando in causa. Sia chiaro, non mi riferisco ai commenti (da stigmatizzare) di chi, credendo di farle un dispetto, scade nei peggiori insulti. Parlo piuttosto di un sentimento diffuso che non può più essere ignorato. C’è chi lo pensa e non ha il coraggio di dirlo, chi lo scrive sui social, chi grida all’ipocrisia e chi la critica politicamente. L’intensità di questa richiesta è talmente forte e sentita che rimbomba in tutto il paese e che in un certo senso supera anche le divisioni partitiche. Insomma, per quale motivo non ha proferito una sola parola sui quattro stupratori nordafricani di Rimini? Domanda che lei ovviamente ha cercato subito di ridurre e banalizzare, infatti non ha tardato a rispondere giustificandosi in modo scocciato: “Non è il mio lavoro, di professione non commento gli accadimenti del giorno”. Vero, del resto non credo che qualcuno desideri follemente un suo notiziario minuto per minuto. Nella sua replica, però, si può udire lo strano rumore derivato dalla classica arrampicata sugli specchi. Francamente, se lei fosse stata veramente sincera in questa risposta, non vedo il motivo per cui tanta gente avrebbe dovuto tirarle la giacchetta. Davvero vorrebbe farci credere che tutte queste persone hanno preso un clamoroso abbaglio? Non sarà invece che lei, Presidente Boldrini, agli occhi di tanti manca di credibilità, perché il Tg “BoldriniNews24” di fatto lo ha già fondato da tempo e definirlo fazioso è dire poco per la mole di notizie a senso unico capace di produrre?

Solo pochi giorni fa si è scagliata contro i poliziotti, colpevoli di aver sgomberato gli immigrati che occupavano abusivamente il palazzo di via Curtatone a Roma da quattro anni. Li ha accusati di non essere stati teneri con i migranti, specificando che si trattava di “metodi gratuitamente violenti che danno una pessima immagine del nostro Paese”. Non il degrado, non l’illegalità, non le occupazioni abusive in barba alla legge, non i sassi e le bombole di gas lanciate dagli extracomunitari ai poliziotti, secondo lei è la polizia con i suoi metodi ad avere offerto una brutta immagine dell’Italia. Polizia che sarebbe colpevole di aver risposto con l’idrante, per evitare che venissero accesi fuochi e liquidi infiammabili, dato che stavano ricevendo bottiglie incendiarie addosso. Ammetto che ci voglia molta fantasia a pensarla come lei, Presidente. Glielo dico chiaramente: per me e per molti italiani sarebbe auspicabile non vederla cimentarsi a commentare i fatti del giorno. Se queste sono le premesse meglio una sana scena muta. Anche perché quando parla son dolori.

Nel luglio dell’anno scorso lei si è precipitata assieme a Maria Elena Boschi al funerale di Emmanuel Chidi Namdi a Fermo e la notizia finì su tutti i giornali assieme alle sue dichiarazioni. Lungi da me criticarla per esserci andata, ma che dire della strumentalizzazione politica della vicenda, della passerella del governo italiano e di un precedente imbarazzante che, di fatto, ha contribuito a creare? Per altro, se quello che ha scritto tutta la stampa è vero, a quel funerale si è trovata in compagnia anche dei Black Axe: la mafia nigeriana riconoscibile dai vestiti neri con fazzoletti e coccarde rosse. Il boomerang lanciato, cara Boldrini, torna indietro.

Dunque, se ha avuto tempo di immolarsi per queste cause che ho riportato, perché davanti allo stupro di Rimini perpetrato da quattro nordafricani, invece di rifugiarsi dietro un “Non faccio dichiarazioni di condanna su ogni singolo episodio”, non ammette chiaramente l’esistenza di episodi classificabili di serie A ed altri di serie B? Quelli a cui dedica decisamente più enfasi e impatto emotivo per ricamarci sopra la sua bella retorica e quelli che non considera, pubblicamente, nemmeno di striscio. Quando a compiere un reato, in questo caso quello infame dello stupro, è un immigrato, viene applicato il silenziatore alla notizia, o quanto meno all’aggettivo “immigrato”, quasi fosse da occultare all’opinione pubblica. Da nascondere, perché altrimenti riportare il tutto in modo dettagliato e corretto genererebbe xenofobia, vero? La classica scusa per non guardare in faccia la realtà.

Sa Boldrini qual è il problema? La sua ostinazione a non comprendere il dato culturale che si cela dietro questi fatti orrendi e che proverò a spiegare in parole semplici. Non è un discorso sulla nazionalità in sé o sul colore della pelle, sarebbe stupido concepirlo ed è inutile che lei cerchi continuamente di far passare certe analisi per razziste, discriminatorie e mantra vari. I riflettori vanno puntati su altro. Certo, è chiaro: gli stupri vengono commessi anche da italiani. Nessuno ha mai immaginato di negarlo, ma alla luce delle statistiche (indagine condotta da Demoskopika nel quinquennio 2010-2014) emerge un dato inquietante che non può e non deve essere trascurato. In Italia sei stupri su dieci vengono commessi da italiani, ma quattro su dieci da stranieri. Di primo acchito verrebbe da obiettare superficialmente: “Vedete, sono più gli italiani che commettono gli stupri”. In termini assoluti si, ma perché in Italia c’è ancora una stragrande maggioranza di italiani rispetto agli stranieri, quindi, per evitare di sparare giudizi affrettati e non ponderati, bisogna sforzarsi di fare una piccola analisi per scoprire un’enorme verità. Gli stranieri residenti in Italia sono l’8,3% della popolazione. Significa che il restante 91,7% è italiano. Se quattro stupri su dieci sono da imputare agli stranieri (precisamente il 39% degli stupri), significa che quella piccola fetta che rappresenta poco più dell’8% dell’intera popolazione è drammaticamente responsabile, da sola, di quattro stupri su dieci in Italia. Un dato mostruoso, non un’opinione, non un pregiudizio checché ne dica la Boldrini. Si tratta di fatti, di percentuali che non possono che far riflettere. Dentro questo 8% esiste un grave problema culturale, non riconoscerlo significa essere affetti da quella forma di cecità politica istantanea meglio conosciuta come buonismo. Per non essere frainteso, sarò ancora più chiaro.

Non condivido l’equazione semplicistica per la quale migrante significherebbe automaticamente delinquente; come non sopporto l’equazione progressista che intende mitizzare la figura dell’immigrato, il suo “stile di vita d’avanguardia” ed altre menate di questo tipo. Semplicemente sostengo che l’immigrazione selvaggia e di massa, che non intende separare i rifugiati veri dalla netta maggioranza di clandestini, contribuisca ad incrementare considerevolmente la criminalità nel nostro paese. È innegabile ed è anche per questo motivo che il buon senso ci impone di opporci alla deriva immigrazionista.
Laura Boldrini, se gli stranieri rappresentano l’8% della popolazione in Italia, come mai nel 2017 oltre il 34% dei detenuti in carcere risulta essere straniero? Sono 8 su 100 tra la popolazione generale e un terzo di quella carceraria. Non a caso, cito “Il Sole 24 Ore”, secondo il quale nel nostro paese il tasso di criminalità degli immigrati è circa sei volte quello degli italiani. Direi proprio che c’è qualcosa che non va.
Basti pensare alle parole sconvolgenti del “mediatore culturale” pachistano Abid Jee, secondo cui “Lo stupro è un atto peggio, ma solo all’inizio, una volta che entra il pene, poi la donna diventa calma e gode come un rapporto sessuale normale”. Frasi pronunciate da questo 24 enne che vive a Bologna e che ha collaborato (fino all’esplosione di questo episodio) con la Cooperativa Lai-Momo, famosa in Emilia per la gestione di centinaia di immigrati. Un potenziale stupratore che andrebbe subito messo preventivamente in galera insieme a tutti coloro che sui social hanno ripetuto lo stesso delirio in altri commenti. Viene da chiedersi, soprattutto, secondo quali criteri queste cooperative selezionino i loro dipendenti.

Questa tendenza masochista ad essere disposti a chiudere un occhio, se non due, davanti a questa realtà, evidenzia la volontà di mentire a sé stessi, pur di portare a termine il grande sogno della sinistra: il progetto multiculturale, secondo cui non esisterebbe una cultura migliore delle altre, anzi ogni cultura si equivarrebbe. Ciò denota un odio verso la propria cultura di appartenenza, verso la propria civiltà, le proprie radici e non tiene conto del fatto che certe culture non possono coesistere per l’abissale differenza che viene ad instaurarsi tra di esse, sfociando nel contrasto. Presidente Boldrini, che le piaccia o meno, o uno si integra veramente, nel senso che accetta di abbracciare e seguire volontariamente le nostre regole e leggi a casa nostra, oppure continueremo a vivere nel cortocircuito pluriculturale che ha prodotto i disastri e le conseguenze fallimentari di oggi, dove l’ideologia dell’ospite vuol farla da padrone. Come quella islamica, dove non esiste la pari dignità tra uomo e donna, perché quest’ultima per il Corano non vale nulla. Lei Boldrini ha mai letto il Corano, prima di pontificare che l’Islam sia pace, fiorellini e paperelle del suo mondo fatato? Chi arriva in Italia permeato da questa cultura, è abituato a vedere la donna come qualcosa che gli spetta di diritto. Infatti la propria famiglia gliela consegna direttamente a casa in certi paesi. Che dico? Non solo la donna, ma le donne, perché ne possono sposare fino a quattro, si chiama poligamia. Poi ci meravigliamo se arrivati qua, non accettano la libertà della donna e il fatto che, anziché essere al loro servizio, sia indipendente? Ci sono barbari che non riescono ad accettarlo, ma questo evidentemente, cara Boldrini, non la indigna abbastanza.