Carim, gli ispettori di Bankitalia di nuovo al lavoro

Carim, gli ispettori di Bankitalia di nuovo al lavoro

Hanno varcato il portone di piazza Ferrari nel pomeriggio di oggi, poco dopo le 14, gli ispettori inviati da Bankitalia. Cosa succede alla Carim? Quel

Hanno varcato il portone di piazza Ferrari nel pomeriggio di oggi, poco dopo le 14, gli ispettori inviati da Bankitalia. Cosa succede alla Carim? Quella iniziata è una verifica routinaria che fa seguito al commissariamento terminato nel settembre del 2012, ma le ispezioni si sa come iniziano e non si sa bene come possono terminare.
Non è un fulmine a ciel sereno, comunque: i vertici di Carim erano informati dell’arrivo degli uomini di Palazzo Koch e dunque li attendevano. Anche perché questa ispezione è stata preparata dall’invio a Roma, da parte di Carim, della documentazione che Bankitalia ha esaminato prima di compiere la trasferta riminese.

Cosa aspettarsi? Fra 2010 e 2012 Carim fu rivoltata come un calzino e al termine dell’esame i commissari contestarono una decina di irregolarità, concludendo con un provvedimento di sanzioni amministrative pecuniarie firmato dall’allora direttore generale di Bankitalia Fabrizio Saccomanni, che colpì il consiglio di amministrazione, il collegio sindacale e l’ex direttore generale di Carim, per un totale di 835.160 euro. Ora è l’operato di chi guida Carim dalla fase che si è lasciata alle spalle l’amministrazione straordinaria a finire sotto la lente.

La nuova ispezione cade in un momento particolare. Continua ad essere molto calda la questione dell’azione di responsabilità nei confronti dei vertici “destituiti”, caldeggiata dal Comitato Piccoli Azionisti tanto più dopo che il presidente Bonfatti ha annunciato il nuovo piano industriale che prevede fra l’altro la chiusura di diverse filiali in Abruzzo e Molise e il “taglio” di 60 dipendenti, nella stragrande maggioranza dei casi proprio in questi territori. A questo riguardo bisogna segnalare la presa di posizione di Fisac Cgil di Abruzzo e Molise, che si è rivolta ai vescovi. La ragione? Perché, scrivono, socio di maggioranza di Carim “è la Fondazione Banca Carim che, a propria volta, al proprio interno può vantare la forte presenza di un movimento ecclesiale cattolico quale è Comunione e Liberazione“. Banca Carim nel lontano 2003, spiega la Cgil, in un’ottica di espansione della propria rete territoriale, acquisì, tra gli altri, alcuni sportelli Unicredit nella Regione Molise. “Ora, a distanza di 12 anni, intende chiudere quegli stessi sportelli, unitamente a quelli della Regione Abruzzo, dichiarando al contempo esuberi di personale per 60 unità di cui 40 nelle predette regioni. E questo non per ragioni squisitamente economiche, bensì per ragioni strategiche e senza tenere in alcuna considerazione le pesanti ripercussioni per i dipendenti interessati da tali provvedimenti e per le loro famiglie di cui alcune, peraltro, monoreddito”.

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