Se il cattivo esempio viene dall’alto: l’antica edicola di via Dario Campana

Se il cattivo esempio viene dall’alto: l’antica edicola di via Dario Campana

Al centro della rotonda intitolata a Marianna Mozzoni si trova un insolito manufatto di mattoni costruito nel 1870 per proteggere l'antica fonte romana che conduce acqua anche alla celebre Fontana della Pigna. Versa in uno stato pietoso.

Torniamo a occuparci di degrado urbano. Un tempo, i maestri, a scuola sostenevano che “l’esempio deve venire dall’alto”. Difficile, dar loro torto.
La cronaca locale più recente ci racconta come il Governo della città stia tentando, con alterna fortuna, di indirizzare il comportamento dei cittadini sul binario del rispetto verso le cose pubbliche. Il saggio postulato degli insegnanti ci costringe a denunciare una trascuratezza che rileviamo nella centrale via Dario Campana. Per descrivere la situazione, vi dobbiamo un breve accenno circa una costruzione che non tutti i riminesi conoscono.
Al centro della rotonda intitolata a Marianna Mozzoni (scrittrice, giornalista, femminista milanese, 1837 -1920) si trova un insolito manufatto di mattoni la cui pianta ottagonale a cuspide termina con un puntale a base sferica. E’ costruito nel 1870 su progetto dell’ingegner Gaetano Urbani per proteggere l’antica fonte romana che conduce acqua anche alla celebre Fontana della Pigna.
Nel 1912, dopo vari rimaneggiamenti alle condotte idrauliche di Rimini, il pozzo viene abbandonato con conseguente pregiudizio alla struttura. Solo nel 1991 l’Amir (Azienda Municipalizzata Industriale Rimini) ne finanzia il restauro per restituire l’ottocentesca edicola ai cittadini.

Da quel momento in poi il piccolo edificio deve essere unicamente risparmiato dall’incuria, cosa non difficile, guardando la struttura. Monolitica e priva di delicate sovrastrutture, va soltanto mantenuta pulita da erbacce e difesa da eventuali graffitari dalla bomboletta facile. Semplice? Non pare.

Come evidenziato dalle fotografie, il piccolo davanzale che connette la base al tronco di piramide, essendo sovrastato da più di un pino marittimo, è invaso da aghi e arbusti. Su due delle facce la mancata manutenzione ha propiziato la crescita di alcuni alberelli, uno dei quali è chiaramente un giovane, ma determinato pino. E’ riuscito a insinuare le proprie radici tra i laterizi. Proverbiale, la forza della natura: “poco alla volta, i fittoni scalzano i mattoni”.
Un addetto che vada periodicamente con una scala a togliere aghi ed erbacce non comporta costi proibitivi, cari signori di Palazzo Garampi!

La Città reclama le proprie memorie storiche. E a proposito di memorie, va detto che l’ingegner Urbani è colui che progetta anche lo sventurato Kursaal la cui costruzione termina nel 1873. Dopo strepitosi decenni di feste e di gloria per Rimini, allora sì, capitale del turismo, si stagliano contro il cielo picconi e badili. La gradevole architettura, la posizione unica e il pontile disteso fino a raggiungere la splendida piattaforma Liberty sul mare non basta a risparmiarlo: viene demolito (qualcuno usa il termine “assassinato”) nel 1948 per ferma volontà, si dice, anche del sindaco Cesare Bianchini. Lo stabilimento, in stile neoclassico e riecheggiante le linee del Teatro Galli, è visto da qualcuno come simbolo del tragico recente passato da rimuovere e dimenticare. Sebbene il parallelo tra le due opere sia sicuramente eccessiva e improponibile, vorremmo che almeno quest’opera dell’ingegner Urbani rimanesse in piedi in condizioni decorose. Riguardo alla salvezza strutturale dell’edicola stiamo abbastanza tranquilli, i nostri amministratori non sono affatto inclini alle demolizioni: semmai, recentemente, eccedono nel senso opposto.

Questa rubrica nasce per porre l’attenzione sulle piccole e grandi brutture, gli sfregi al patrimonio ambientale, i molti edifici trascurati (talvolta totalmente abbandonati) della nostra città. Spesso si trovano in pieno centro o nella “vetrina” turistica di Rimini. Non è disfattismo, è amore per la città bella, perché solo accendendo i riflettori sulle brutture c’è la speranza che si possano sanare le “ferite” inferte sia per mano pubblica che privata. Allinearsi al ribasso, giustificare il brutto e arrendersi all’incuria e al degrado urbano, equivarrebbe ad una sconfitta. E se ha perso la città, per dirla con Niccolò Fabi, abbiamo perso un po’ tutti noi. Ci occuperemo anche del bello, di tutto quello che merita di essere segnalato. Coinvolgeremo molto volentieri quanti vorranno inviarci materiale fotografico interessante sull’argomento: redazione@riminiduepuntozero.it

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