C’è la polveriera del trasporto pubblico locale dietro le dimissioni dei presidenti di Agenzia Mobilità

C’è la polveriera del trasporto pubblico locale dietro le dimissioni dei presidenti di Agenzia Mobilità

Dimissioni a raffica in Agenzia Mobilità, sulla carta l'Authority di controllo sulla gestione del trasporto pubblico locale. Nei fatti, il gestore del servizio non ne vuole sapere di farsi controllare. Non consegna ad AM la documentazione indispensabile a verificare le spese. E il conflitto d'interessi regna indisturbato. I Comuni ripianano i debiti senza colpo ferire. I cittadini pagano. Palazzo Garampi con chi sta? Leggete qui.

Perché “scappano” i presidenti di Agenzia Mobilità? Perché sono seduti su una polveriera fatta di conflitti d’interessi e molte spese non documentate in materia di Tpl. Monica Zanzani si è dimessa dopo poco più di otto mesi, Roberta Frisoni dopo circa due anni. La prima se n’è andata in aperta rottura con Palazzo Garampi e in particolare con l’assessore Brasini, denunciando l’impossibilità di esercitare quelle funzioni di controllo che la legge attribuisce alle Agenzia di Mobilità e parlando di “pressioni ricevute a pagare cose che non ritengo dovute”. Uno scenario preoccupante, che rasenta l’assurdo, anche perché si sta parlando dell’Authority di controllo nella gestione del servizio di trasporto pubblico locale che, com’è noto, drena risorse pubbliche milionarie.
La notizia che Rimini 2.0 è in grado di documentare è la seguente: da almeno due anni Agenzia Mobilità chiede ripetutamente all’azienda che gestisce il servizio, Atg Start Romagna, di fornire la documentazione che risulta indispensabile per quantificare, ad esempio, i consumi effettivi di gasolio e energia elettrica (relativi alla struttura filoviaria). E lo fa con una serie di lettere che sono agli atti (inviate anche ai revisori dei conti) alle quali Atg Start Romagna non ha dato risposta.

In una lettera dello scorso aprile, davanti alla richiesta di Atg Start Romagna finalizzata al riconoscimento dei maggiori costi del Tpl per l’anno 2015, AM fa notare la mancata produzione da parte del gestore della documentazione più volte richiesta. Praticamente il controllore è costretto a prendere per buoni i valori dichiarati dal gestore. Si legge pure che il consumo medio di carburante dichiarato da Atg spa è notevolmente superiore rispetto a quello che risulta dai dati in possesso di AM. Atg chiede oltre 1 milione di euro, AM risponde che – secondo i suoi conteggi – ne deve avere poco più di 473 mila. Per i maggiori costi della filovia Atg chiede circa 48 mila euro, secondo AM ne deve avere circa 36 mila. E così via.

La presidente dimissionaria Monica Zanzani ha spiegato in passato che “dalle verifiche effettuate, purtroppo in alcuni casi con dati non aggiornati come i ricavi da traffico, dei quali beneficia il gestore – gli ultimi certificati risalgono al 2013 – Agenzia ha rilevato importanti scostamenti”. Che erano stati rilevati anche dai precedenti consigli di amministrazione. Ma Atg Start Romagna si rifiuta di fornire la documentazione. Non risponde. Tanto che Agenzia Mobilità ha minacciato ricorso al Tar e si è rivolta direttamente all’Agenzia delle Dogane di Forlì per ottenere – ma ancora non ci è riuscita – il dato sul rimborso dell’accisa, dal quale si desumono la percorrenza e il consumo medio del carburante effettivamente utilizzato per il trasporto pubblico locale su gomma. Così come ha chiesto, anche in questo caso senza ottenere risposta, di conoscere i servizi subaffittati dal gestore, compreso il rapporto contrattuale della esternalizzazione dell’attività di verifica (che tante polemiche ha suscitato) dei titoli di viaggio, anche per “verificare l’effettiva professionalità del personale a cui è affidato e le modalità operative”. Zero. E tutto procede così, con un’alzata di spalle, nonostante ad essere seduti sulla polveriera di queste partecipate siano gli enti pubblici: dalla Regione Emilia Romagna, alle Province ai Comuni (si vedano le schede in basso).

Il cortocircuito sta nel fatto che Agenzia Mobilità è controllata dal Comune di Rimini. E’ lui l’azionista di maggioranza e come tale detta la linea. Dovrebbe essere interessato ad ottenere sempre più risparmi nel trasporto pubblico locale e quindi dovrebbe assecondare Agenzia Mobilità nella sua battaglia per la trasparenza e la verifica puntuale dell’attività del gestore. Mentre la giunta Gnassi si è messa contro, e l’ultimo presidente di AM l’ha detto apertamente, chiedendo di farsi sfiduciare. Monica Zanzani, di professione ragioniere commercialista revisore contabile, così ha scritto di suo pugno lo scorso marzo: “E’ evidente che qualsiasi risparmio ottenuto dagli enti locali è frutto delle scelte e del lavoro di Agenzia Mobilità e di nessun altro che oggi ne rivendica il merito. Inspiegabile è la posizione dell’Assessore Brasini, che invece di fare proprie le risultanze degli studi di Agenzia al fine di indurre il gestore ad avvicinarsi agli obiettivi necessari ad una gestione se non ottimale almeno ragionevolmente efficiente, attacca la presidenza di Agenzia delegittimando il lavoro fatto dall’autorità di controllo. Dimenticando che gli obiettivi di efficienza sono elemento indispensabile per il gestore al fine di renderlo un competitor concorrenziale in prossimità della gara per l’aggiudicazione del servizio con conseguente mantenimento e tutela dei livelli occupazionali”.

E il cortocircuito sta anche nel fatto che controllati e controllori sono gli stessi enti pubblici.
Atg (Adriatic Transport Group) Start Romagna è partecipata per l’80% da Start Romagna e per la restante quota da privati, alcuni dei quali sono a loro volta controllati da Start Romagna (il dettaglio nel box in fondo).
Start Romagna è tutta in mano pubblica e risponde principalmente ai Comuni di Ravenna, Rimini, Forlì, Cesena e Regione Emilia Romagna.
Comincia a farsi abbastanza chiaro che siamo in presenza di un conflitto d’interessi gigantesco, e infatti il controllore non riesce a controllare?
Eppure da controllare ci sarebbe parecchio. Oltre ai dati sin qui ricordati, sui quali AM non ottiene soddisfazione, c’è il credito maturato da Start Romagna nei confronti di AM, oggetto di un contenzioso vecchio di anni e che si avvia a soluzione grazie ad un accordo che supera gli 8 milioni di euro. E ci sono i costi a chilometro riconosciuti ad ATG Start Romagna. Abbiamo chiesto all’ufficio stampa di Start Romagna il costo a km che è stato corrisposto fino al 2015 per i servizi svolti nelle province di Rimini, Ravenna e Forlì-Cesena. La risposta è stata che “i costi del servizio sono oggetto di confronto tecnico Start/Agenzia e non si ritiene in questa fase opportuno divulgare numeri che, privi di contesto e di commento, si presterebbero alle più varie interpretazioni. Al momento il bilancio di Start per l’anno 2015 non è ancora stato approvato”. E prima del 2015? Quali interpretazioni potranno mai esserci? Ma si sa che quello della provincia di Rimini (se n’è parlato anche nella commissione consiliare presieduta da Carla Franchini) è il più alto di tutta la Romagna: tutto considerato sono 4,20 euro a km, che nel 2016 dovrebbero scendere a 3,96. Quando pare che Atg Start Romagna in parte subappalti il servizio a prezzi molto inferiori. Agenzia Mobilità ritiene che il costo equo dovrebbe essere 3,60 euro. Ma uno studio del 2015, commissionato dalla Regione Emilia Romagna, lo abbassa ulteriormente ad un costo standard medio di 3,41 euro. Giusto per avere un altro parametro di riferimento, gli appalti fatti da Agenzia Mobilità per i servizi a chiamata (Valmabus e Concabus) costano meno di 2 euro a chilometro. Si può leggere nel bilancio 2014 di AM che “il nuovo affidatario – operativo dal 2 gennaio 2015 – ha garantito un livello di servizio uguale a un prezzo sensibilmente inferiore, con in più l’attivazione di un numero verde per le prenotazioni e il passaggio del servizio al regime net cost (ricavi della bigliettazione percepiti dal gestore)”.
Se si tiene conto che i chilometri percorsi (dato 2014) nel bacino di Rimini sono circa 7,3 milioni (di cui oltre 4 milioni solo nel comune di Rimini), si ha subito la dimensione della partita.

Come si giustificano costi così alti a Rimini? Come si giustificano i rimborsi che arrivano con la cosiddetta “maxi rata” alla quale devono fare fronte i Comuni? Quella che sembra emergere con chiarezza è la volontà politica di tenere in piedi un gigante dai piedi d’argilla che opera su “area vasta”. Come conciliare le ingenti sovvenzioni pubbliche con la prospettiva di un gestore che sarà chiamato a misurarsi col mercato in vista della gara prevista per la gestione del Tpl nell’area romagnola? Qualcuno ricorda il silurato commissario straordinario del governo Renzi, Carlo Cottarelli, e il suo piano di razionalizzazione delle società partecipate? Vale la pena di rileggere quel che scrisse sul Tpl: “Le dimensioni troppo ridotte per poter sfruttare adeguatamente i rendimenti di scala sono una fonte di inefficienza per le partecipate che appartengono a quasi tutti i settori e aree geografiche. Tuttavia l’elemento dimensionale è un punto di particolare rilevanza per l’efficientamento dei servizi pubblici locali a rete di rilevanza economica (SPL), fatta eccezione per il Trasporto Pubblico Locale (TPL), le cui caratteristiche industriali comportano che i vantaggi di crescita dimensionale delle aziende si esauriscano già ad un livello dimensionale relativamente contenuto”. I grandi carrozzoni non vanno bene per il Tpl, dove si ottengono risparmi con aziende di gestione più piccole, e dunque potrebbe essere cosa buona e giusta tornare alla vecchia Tram e ad una oculata governance locale.

In questo quadro si inserisce la delicata situazione di Agenzia Mobilità che si trova fra l’incudine e il martello e che scarseggia nelle risorse: attende circa 25 milioni di euro dallo stato (bloccati a seguito del terremoto che si è abbattuto sul ministero delle Infrastrutture e Trasporti) per i lavori del Trc, non beneficia più delle entrate derivanti dalla gestione dei parcheggi e della bigliettazione del Tpl. Utilizza un’unica cassa per Tpl e Trc. Ha dovuto utilizzare i fondi di riserva per anticipare somme a copertura della “maxi rata” che i Comuni pagano con enorme ritardo.
Chi ci rimette, alla fine, sono i cittadini, che pagano tre volte: con le tasse allo stato, quando acquistano il biglietto o l’abbonamento da Start Romagna, quando pagano le tasse locali.
Di fronte a tutto ciò, nessuno, nemmeno dai banchi dell’opposizione, ha segnalato quel che sta accadendo nel Tpl riminese quantomeno alla Corte dei conti.
Il 6 maggio scorso l’assemblea dei soci di Agenzia Mobilità, su indicazione del Comune di Rimini, ha nominato presidente Massimo Paganelli. Dei componenti il cda che erano stati nominati nel 2013 ne è rimasto solo uno. Però l’ordine è stato ristabilito a Praga.
Paganelli, già tesoriere del Pd, di professione (si legge nel suo curriculum) è “commerciante nel settore dei carburanti”. Forse sarà la persona giusta per riuscire laddove il suo predecessore ha fallito.

Claudio Monti

SCHEDE

Start Romagna

Start Romagna spa, società pubblica costituita nel 2009, presieduta da Marco Benati, è nata dalla confluenza delle vecchie aziende di trasporto locale Avm di Cesena, Atm di Ravenna e Tram Rimini.
Start Romagna ha in Ravenna Holding, Rimini Holding, Livia Tellus Romagna (Holding del Comune di Forlì), Comune di Cesena e Tper (la società a maggioranza della Regione Emilia Romagna) il pacchetto più consistente di azioni, rispettivamente 22,59%, 21,98%, 17,06%, 15,59% e 13,79%. Seguono Provincia di Rimini (2,49%), Provincia di Ravenna (1,76%), Provincia di Forlì-Cesena (1,69%) e quindi i Comuni di Riccione (0,62%), Cattolica 0,23%), Lugo (0,21%), con lo 0,14% Santarcangelo, Savignano, Cesenatico, Alfonsine (0,12%), con lo 0,09% Bagnacavallo e Bellaria, Forlimpopoli (0,08%), con lo 0,07% Russi, Misano e Morciano, con lo 0,06% Bagno di Romagna, Meldola, Mercato Saraceno e Bertinoro, con lo 0,05% S. Mauro Pascoli, Santa Sofia e Predappio, con lo 0,04% San Giovanni in Marignano, Fusignano, Gatteo e Sogliano, con lo 0,03% Coriano, Massa Lombarda, Castrocaro Terme, Gambettola e Cotignola, con lo 0,02% Castelbolognese, Sarsina, Civitella di Romagna, Galeata, Brisighella e Conselice, con lo 0,01% Roncofreddo, Saludecio, San Clemente, Verghereto, Montecolombo, Rocca San Casciano, Mondaino, Riolo Terme, Borghi, Poggio Torriana, Sant’Agata sul Santerno, Dovadola e Verucchio, con lo 0,05% Montescudo, Portico e San Benedetto, Premilcuore, Gemmano, Montegridolfo, Gabicce, Tavoleto, Montefiore Conca, Comuni Valle del Marecchia, Modigliana, Montiano.

ATG Start Romagna

Il Consorzio ATG (Adriatic Transport Group) è il gestore del servizio del Tpl ed è partecipato per l’80% da Start Romagna e per la restante quota da privati: 10% Adriabus (a sua volta formata da Ami spa per il 46,85%, società consortile Il Gabbiano 38,37% e Ges.Tra, 14,78%) 5% Mete (dove Start Romagna detiene la maggioranza: 58%) e 5% Team (anche qui Start Romagna è il socio di riferimento col 76,15% e poi ci sono una serie di privati: Bonelli, Boldrini, Rampa, ecc.)

Agenzia Mobilità Rimini

L’Agenzia Mobilità è controllata dal Comune capoluogo (79,62%), la Provincia ha l’8,15% delle azioni e poi ci sono le piccole quote di partecipazione di tutti i Comuni della provincia di Rimini e di due marchigiani, Tavoleto e Gabicce.

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