E pochi audaci in tasca l'Unità.
Io Comunista? Non lo sono mai stato ho sempre votato PSI. Con una settimana di anticipo, non va bene porta sfiga, il Corrierone della Sera pubblica un’intervista a tutto campo al mio cantautore preferito, Francesco Guccini, che domenica 14 Giugno compirà ottant’anni. “Portavo allora un eskimo innocente e pochi audaci in tasca l’Unità…” correva il ’78, e non erano tanto per cambiare, anni facili. Bisognava avere certezze e i “dovesini” di Radio3, mi prendevano letteralmente per il culo perchè canticchiavo canzoni che non erano canzoni, ma Vangelo in salsa marxista. Mi affascinava da sempre il Maestrone burattinaio di parole, che giocava alla Rivoluzione fatta mai. D’altra parte a vent’anni devi essere incendiario. C’è tempo, e schiaffi in faccia, per diventare pompiere. Ma Francesco socialista non me l’aspettavo, anche perchè a Rimini da bere, quando De Michelis ballava al Paradiso con tutta la sua corte di nani, ballerine ed architetti, lui tracannava da Vito a Bologna, e noi si andava a salutarlo in Via Paolo Fabbri 43. E’ come se il mio amico Nando, contestatore globale, nonno premuroso, penna mordace, scrivesse nel suo godibilissimo pezzo che ha “sdrazzato” ed è sempre stato liberale e filocuriale. Il che è vero, ma questa è un’altra storia.
Rurali sempre.
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