Con l’imposta di soggiorno si combatte la zanzara tigre

Con l’imposta di soggiorno si combatte la zanzara tigre

Quasi 10 milioni di euro sono arrivati al Comune di Rimini nel 2019 grazie alla tassa pagata dagli ospiti delle strutture ricettive. Ci sono spese di personale, pubblicitarie, trasporto pubblico locale, e pure la lotta all'insetto di origine asiatica.

L’imposto di soggiorno nel 2019 ha portato quasi 10 milioni di euro nelle casse del Comune di Rimini, per la precisione 9.852.805,55. La pagano i turisti ospiti delle strutture ricettive e dunque la finalità “turistica” dovrebbe essere schiacciante. Ma è così? La legge che l’ha istituita è stata di manica larga: “interventi in materia di turismo e a sostegno delle strutture ricettive, interventi di manutenzione e recupero, nonché fruizione e valorizzazione dei beni culturali ed ambientali del territorio comunale, nonché dei relativi servizi pubblici locali”. Praticamente quasi tutto. Anche perché ci sono state delle sentenze di Tar e pronunciamenti della Corte dei conti che hanno benedetto una concezione del turismo assai inclusiva. Il Tar del Veneto ha stabilito che “viene ad usufruire dei vantaggi connessi agli interventi finanziati con l’imposta di soggiorno anche chi non è turista, in quanto tali interventi non hanno ad oggetto il turismo in senso stretto, ma più in generale la fruizione della città”. Il Tar della Puglia è dell’avviso che poco o nulla, anche se in maniera indiretta, resti fuori dalla funzione di promozione del turismo locale, comprese le “attività relative al problema del randagismo”.

Ci sono però amministrazioni comunali che sul “turismo” vero e proprio investono di più ed altre di meno grazie ai proventi dell’imposta di soggiorno. Come si comporta il Comune di Rimini? In totale le spese “per iniziative in campo turistico” nel 2019 hanno ammontato a 1.985.130,41 euro, circa il 20% del totale. Quelle “in campo culturale” 1.329.139,67 euro, per la “riqualificazione ambientale” 2.965.673,58 euro e per “servizi pubblici locali” la fetta più consistente: 3.572.861,89 euro.

Turismo. Parte della spesa di 1.985.130,41 euro è assorbita dal “personale addetto allo sviluppo e valorizzazione del turismo e gestione eventi”, quasi mezzo milione di euro. Il resto sono grandi eventi, manifestazioni varie (ci sono anche 156.494 euro con oggetto “nuova DMC”, ovvero Destination Management Company), contributi sempre per eventi (Gran Premio di San Marino Moto Gp 131.644 euro; iniziative di accoglienza turistica: Cento giorni in festa e Notte Rosa, 117mila euro; 66.682 euro alla Destinazione turistica Romagna).

Cultura. Dalla tassa di soggiorno saltano fuori i soldi per la Sagra Malatestiana (487.704 euro), la rassegna musicale “Percuotere la mente” (117mila euro), Cinema sotto le stelle (13.362 euro), il noleggio di attrezzature per esposizioni e festival, spese pubblicitarie per i cartelloni della stagione lirica e di prosa del teatro Galli e della Sagra Malatestiana (quasi 80mila euro). Ben 471.709 euro riguardano oneri finanziari per lavori e opere di recupero dei contenitori culturali.

Riqualificazione ambientale. E’ la seconda voce più sostanziosa di spesa. La tassa di soggiorno serve anche a combattere la zanzara tigre: 193.999 euro. Il servizio di igiene ambientale quasi 500mila euro, 300mila per la “quota parte gestione del verde pubblico”. L’uscita più alta è quella degli “oneri relativi a finanziamento arredo urbano e viabilità”: 1 milione di euro. Poteva mancare il parco del mare? 400mila euro sono indirizzati al completamento del tratto 8.

Servizi pubblici locali. Oltre 3 milioni e mezzo vanno in questo capitolo di spesa, la fetta più grande della torta imposta di soggiorno. Qui figurano i “costi per la gestione del trasporto pubblico locale” per 2 milioni di euro, costi “per gestione infrastrutture in zona turistica” per 1 milione di euro, e “quota parte spese di potenziamento pubblica illuminazione in zona turistica”. Poche parole che lasciano capire ben poco.

L’imposta di soggiorno sarà oggetto di aggiustamenti. Nel Decreto Rilancio che vorrebbe occuparsi di tutto lo scibile, spunta anche la riforma di questa tassa “tappabuchi” per alcune esigenze di spesa dei Comuni.
L’albergatore che la riscuote diventa, fra le altre cose, titolare di un diritto di rivalsa sull’ospite e responsabile del pagamento dell’imposta di soggiorno e del contributo di soggiorno, e risponde in proprio anche nel caso in cui il turista non la versi.

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