Concessioni demaniali: l’Antitrust pressa (basta proroghe) e Draghi potrebbe applicare la Bolkestein

Concessioni demaniali: l’Antitrust pressa (basta proroghe) e Draghi potrebbe applicare la Bolkestein

I casi di due Comuni accendono i riflettori sul cambiamento che l'EuroPremier, in dialogo con l'Agcm, ha in serbo sul tema della mancata liberalizzazione nel settore delle concessioni demaniali marittime e di posteggio per il commercio su aree pubbliche.

I casi scatenanti sono quelli dei Comuni di Roma e di Castellabate, in Campania. Il primo ha chiesto all’Antitrust un parere sul rilascio delle concessioni di posteggio per il commercio su aree pubbliche, ovvero se via sia la «possibilità che dall’applicazione delle vigenti norme possa derivare un’indebita alterazione della concorrenza». Il secondo, invece, ha assunto una delibera che «ha disposto l’attivazione del procedimento per l’estensione della durata delle concessioni di beni del demanio marittimo con finalità turistico-ricreative in favore dei concessionari esistenti, sulla base di quanto previsto dalla legge n. 145/2018, disponendo un nuovo termine di scadenza delle concessioni demaniali marittime con finalità turistico-ricreative alla data del 1° gennaio 2034».
In entrambi i casi l’Antitrust dice forte e chiaro che si deve procedere agli affidamenti delle concessioni – tra cui quelle riguardanti i beni demaniali marittimi ed aventi finalità turistico-ricreative – mediante lo svolgimento di procedure ad evidenza pubblica.

Concessioni demaniali marittime. Male ha fatto il Comune di Castellabate, dice in sostanza l’Agcm, a prorogare le concessioni e a non recepire le nostre indicazioni: «avrebbe dovuto disapplicare la normativa posta a fondamento della delibera della Giunta per contrarietà della stessa ai principi ed alla disciplina eurounitaria sopra richiamata. Le disposizioni relative alla proroga delle concessioni demaniali marittime con finalità turistico-ricreative contenute nel provvedimento amministrativo integrano, infatti, specifiche violazioni dei principi concorrenziali nella misura in cui impediscono il confronto competitivo che dovrebbe essere garantito in sede di affidamento dei servizi incidenti su risorse demaniali di carattere scarso, in un contesto di mercato nel quale le dinamiche concorrenziali sono già particolarmente affievolite a causa della lunga durata delle concessioni attualmente in essere». Ecco perché la proroga «si pone in contrasto con gli articoli 49 e 56 del TFUE, in quanto è suscettibile di limitare ingiustificatamente la libertà di stabilimento e la libera circolazione dei servizi nel mercato interno, nonché con le disposizioni normative eurounitarie in materia di affidamenti pubblici, con particolare riferimento all’art. 12 della c.d. direttiva Servizi».
Il principio generale ribadito e sottolineato in rosso dall’Antitrust è che «è nell’interesse del mercato effettuare un attento bilanciamento tra i benefici di breve periodo e i possibili costi che si potrebbero manifestare in un orizzonte temporale più ampio. La concessione di proroghe in favore dei precedenti concessionari, infatti, rinvia ulteriormente il confronto competitivo per il mercato, così impedendo di cogliere i benefici che deriverebbero dalla periodica concorrenza per l’affidamento attraverso procedure ad evidenza pubblica. Quindi, eventuali proroghe degli affidamenti non dovrebbero comunque eccedere le reali esigenze delle amministrazioni, per consentire quanto prima l’allocazione efficiente delle risorse pubbliche mediante procedure competitive».
Invece il Comune di Castellabate ha risposto picche all’Antitrust, ritenendo legittimo il proprio operato, «in quanto l’estensione della durata delle concessioni demaniali marittime con finalità turistico-ricettive in favore dei concessionari in essere è stata realizzata sulla base di quanto previsto dall’art. 1, commi 682, 683 e 684 della legge n. 145/2018, nonché dell’art. 182 comma 2 del D.L. n. 34/2020, conv. con legge n. 77/2020, e dell’art. 100, comma 1, del D.L. n. 104/2020, conv. con legge n. 126/2020». E il Comune di Castellabate sostiene «di aver adottato un atto d’indirizzo gestionale conforme con l’attuale quadro normativo italiano ed eurounitario entro i limiti e le competenze dell’ente locale delegato alla gestione amministrativa del demanio marittimo e che pertanto all’attualità non sussistono le condizioni ed i presupposti per disapplicare quanto disposto dal legislatore italiano».
L’Agcm ha così deciso di impugnare dinnanzi al Tar la delibera.
Il tema, ovviamente, ha confini non solo campani e rappresenta una pericolosa bomba anche per la Riviera e per Rimini in particolare, che lo scorso ottobre ha assunto la decisione resa pubblica dal sindaco con una nota ufficiale (qui).

Concessioni di posteggio per l’esercizio del commercio su aree pubbliche. Qui il quadro normativo che ha deciso di discostarsi dalla Bolkestein è dato dal Decreto Rilancio (convertito in legge n. 77/2020), con proroga al 2032 delle concessioni di posteggio per il commercio su aree pubbliche in scadenza e previsto che eventuali posteggi liberi, vacanti o di nuova istituzione andassero assegnati “in via prioritaria e in deroga a qualsiasi criterio” agli aventi titolo, senza l’espletamento di alcuna procedura ad evidenza pubblica.
L’Antitrust il 15 febbraio ha scritto una lettera al Senato, alla Camera, alla presidenza del Consiglio dei Ministri e al Ministero dello Sviluppo Economico: «Alla luce del quadro normativo nazionale sopra descritto, che fornisce la cornice per l’attuazione della disciplina a livello regionale e locale, il settore del commercio su aree pubbliche risulta attualmente impenetrabile all’applicazione dei principi della concorrenza, costantemente richiamati dall’Autorità nei numerosi e convergenti interventi in materia, nei quali sono state più volte evidenziate le criticità concorrenziali connesse alla durata eccessivamente lunga delle concessioni e al rinnovo delle stesse senza adeguate procedure di selezione ad evidenza pubblica o secondo criteri di preferenza dei prestatori uscenti, idonei a cristallizzare gli assetti di mercato. Al riguardo, l’Autorità evidenzia che le norme sopra richiamate sollevano seri dubbi di compatibilità con il diritto europeo». Nemmeno la pandemia, spiega l’Agcm, giustifica una proroga di «siffatta durata». Ricorda che la Consulta, già nel 2012, aveva dichiarato «l’illegittimità di una normativa regionale che, al pari di quanto disposto dalla Legge di Bilancio 2019, escludeva il settore del commercio su aree pubbliche dall’ambito di applicazione dell’art. 16 del D. Lgs. n. 59/20107».
L’Autorità auspica «che il Parlamento e il Governo vogliano tenere in debita considerazione le osservazioni sopra espresse al fine di addivenire a una modifica della vigente normativa in linea con la disciplina e i principi di diritto europeo a presidio della concorrenza, nel solco più volte tracciato dall’Autorità in materia. In assenza di tali modifiche, infatti, l’Autorità ritiene che i soggetti chiamati ad attuare l’attuale quadro normativo debbano procedere alla disapplicazione delle disposizioni nazionali, adottando una disciplina delle procedure di assegnazione delle concessioni di posteggio coerente con i menzionati principi posti a presidio della concorrenza in materia di durata, criteri di selezione e assenza di rinnovi automatici».

Appelli del genere sono più volte caduti nel vuoto in passato, ma qualcosa di sostanziale è cambiato con l’incarico che il capo dello stato ha conferito a Mario Draghi e con la nascita del governo tecnico (nei capitoli che contano)-politico. Lo si è visto col rapido e radicale ribaltone, rispetto al governo Conte, che ha portato al posto di Arcuri un generale di corpo d’armata, con la mission di riorganizzare il piano di vaccinazione.
L’euroDrago potrà accettare che l’Italia continui a fregarsene della Bolkestein? Difficile. Non a caso nel suo primo discorso alle Camere, parlando di riforme, ha già messo le mani avanti: «Alcune riguardano problemi aperti da decenni ma che non per questo vanno dimenticati. Fra questi la certezza delle norme e dei piani di investimento pubblico, fattori che limitano gli investimenti, sia italiani che esteri. Inoltre la concorrenza: chiederò all’Autorità garante per la concorrenza e il mercato, di produrre in tempi brevi come previsto dalla Legge Annuale sulla Concorrenza (Legge 23 luglio 2009, n. 99) le sue proposte in questo campo». Ma stavolta i partiti non potranno permettersi troppe barricate e nemmeno la solita difesa «a prescindere» degli interessi corporativi. Anche perché Draghi ha già dimostrato che su ciò che ritiene importante la linea la traccia lui.
La filosofia della liberalizzazione che informa la Bolkestein deve trovare applicazione «in maniera tassativa», dice adesso l’Agcm, facendo piazza pulita di deroghe e proroghe. Sulla concorrenza, insomma, è già partito il dialogo a distanza fra Antitrust e Draghi. Che potrebbe far cambiare lo scenario ingessato da sempre.

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