Dietro l’affaire migranti

Dietro l’affaire migranti

Adesso ve la racconto io la storia dei migranti dalla Libia. Quando Frou Frou Nicolas Sarkozy decise che era il momento bloccare le mire Italiane sul

Adesso ve la racconto io la storia dei migranti dalla Libia.
Quando Frou Frou Nicolas Sarkozy decise che era il momento bloccare le mire Italiane sul petrolio di Gheddafi (col beneplacito sia del colored Obama, che vedeva come il fumo negli occhi la triangolazione Berlusconi-Putin-Gheddafi, sia del governo inglese che con Gheddafi aveva un conto in sospeso) partì il blitzgrieg che nel giro di alcune settimane si concluse con l’impalamento (testuale!) du grand vilain nel deserto attorno a Bengasi.
Alla manodopera locale Magrebina e Tripolina che (assoldata dai servizi occidentali) aveva dato manforte, vennero promesse ricompense in denaro e posti di potere a non finire, una volta maturata la primavera (sic!) Libica.
Sappiamo come è andata a finire: un paese dilaniato dalle lotte tribali, con un’Isis intento a sgozzare e trucidare tanto per far capire che loro lì (subito fuori dal giardino di casa nostra) ci sono e ci resteranno, anzi probabilmente esonderanno.
Problema: che fare della manodopera locale cui era stato promesso il cielo in una stanza, tutti giustamente inferociti contro gli Europei fedifraghi?
Semplice, disse qualcuno: imbarcatevi sui barconi e fate rotta verso Lampedusa dove la marina Militare Italiana non potrà fare a meno di soccorrervi, portandovi agratis nel paese dei balocchi.
Avete notato infatti che, almeno nella prima fase, non è mai comparsa una sola intervista agli sbarcati sul Bel Suol d’Amore?
Perché, se li avessero intervistati, sarebbe venuta fuori la verità: quando si dice libertà di stampa nelle colonie dell’impero!
Ma come, potrebbe obiettare qualcuno, La Francia proclama la guerra a nostro danno e i migranti ce li sorbiamo noi?
Certo, miei cari, così succede per i vasi di coccio in mezzo ai vasi di ferro, quando quelli di coccio non contano un moccio in quanto satrapìe dell’egemonismo Atlantico.
Matteo Renzi compreso, come s’è visto nel caso della guerra commerciale scatenata dalla Francia contro i prodotti Pugliesi con la scusa della mosca assassina degli ulivi: e la supercazzola dclle Hascine neanche un fiato come si conviene a tutti i lacché di palazzo.
Ma torniamo all’affaire migranti.
Sistemati (in Italia) gli utili idioti della prima ondata, a quel punto si sparge in tutto il continente Africano la voce che, imbarcandosi sulla prima bagnarola, in quattro e quattr’otto si riesce ad arrivare in Europa.
Ed ecco che i migliaia dell’inizio diventano decine, centinaia di migliaia, milioni, tra cui una dozzina di criminali islamisti pronti a buttare a mare i cristiani solo perché cristiani.
Che fare dunque?
Dire le cose come stanno non si può, mitragliare i barconi carichi di donne e bambini neanche, ecco allora l’idea anzi il proclama: “Andiamo a prendere i trafficanti di carne umana là dove stanno e sbattiamoli in galera.”
A dimostrazione di come gaglioffaggine e tronfiaggine del governo Renzi non temono neanche il ridicolo.
Andare infatti a prendere i delinquenti in Libia comporterebbe sbarcare in forze, creare delle teste di ponte, organizzare una spedizione di terra (boots on the ground, come dice l’avvocaticchio di Chicago) politicamente scorretta, oltre che pericolosa.
E allora?
Allora tutto si risolverà in una spedizione via mare volta semplicemente a distruggere barconi e gommoni nei porti Libici prima che partano col loro carico di disperati.
Esattamente come la pitonessa Santanché dice da tempo, con Berlusconi subito favorevole “per il bene della nazione”.
Signora mia, come siamo caduti in basso!

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