Dietro l’immagine quasi nulla: “Quando ci risveglieremo dall’ubriacatura Gnassiana saran dolori”

Dietro l’immagine quasi nulla: “Quando ci risveglieremo dall’ubriacatura Gnassiana saran dolori”

Il problema è che Gnassi è costretto a sole operazioni di facciata. Lo scoglio è il freno che blocca qualunque sogno o tentativo di reinventare una struttura ricettiva incapace di far posto a hotel da cento camere almeno, le uniche in grado di produrre un rilancio sostanziale e non solo d’immagine. Solo un imprenditore vero potrebbe produrre una rivoluzione strutturale.

Sulla base dei risultati ottenuti con l’affluenza di pubblico e le presenze alberghiere dell’ultima edizione del Capodanno, va dato atto al sindaco Gnassi d’un fiuto imprenditoriale indubbiamente in grado di rilanciare l’immagine della città.
Certo, gli si può obiettare che in tutto questo il Trasgressificio è prevalso su quel Divertimentificio di tipo familiare tipico del modello Romagnolo, ma così va il mondo e avercene.
Detto da uno che non ha mai lesinato critiche al nostro giovanilista e vitalista Primo Cittadino, non mi par poco.
Il problema si pone quando dall’immagine si passa alla realtà.
E’ chiaro a tutti infatti, e solo per fare un esempio, che la messa in opera del TRC avrà dei costi proibitivi e fortemente depressivi per una città di provincia quale Rimini continua ad essere, nonostante le sue sburronate cosmiche.
Essendo altrettanto vero che Gnassi è sì un “Sindaco che fa”, tuttavia più per i Riminesi che per i “bagnanti”, cioè per incrementare il motore dell’economia locale, il turismo.
Della serie: c’è qualcuno che crede che i turisti di massa degli anni ’60 e ’90 torneranno perché Gnassi ha fatto rotatorie e ponti sospesi in città nonché ristrutturato il Galli?
Essendo anche chiaro che il fantasmagorico “Parco del mare” s’è trasformato ormai in quel “Pacco del mare” quale io avevo preconizzato fin dall’inizio in forza della sua precarietà sia normativa che finanziaria.
Perché una cosa è rilanciare l’immaginario collettivo della città, altro è ridisegnare la struttura urbanistica d’un resort risalente, nei suoi tratti più caratteristi (il lungomare) agli anni ’30 o, per il resto, a una colata di cemento (tra l’altro tutto meno che antisismica) da dopolavoro ferroviario o favela argentina del periodo postbellico.
Eppure al nostro sindaco l’immaginazione non manca: e allora?
Allora il problema vero è che Gnassi è costretto a sole operazioni di facciata, il cui immobilismo dipende dalla ferrea legge della continuità che lo lega a settant’anni di potere frontista prima, cattocomunista e cattonichilista poi.
Potere che gli impedisce di far tabula rasa d’una normativa che blocca qualunque sogno o tentativo di riinventare una struttura ricettiva incapace di far posto a hotel da cento camere almeno, le uniche in grado di produrre un rilancio vero e non solo d’immagine.
Cosa che Gnassi non potrà mai fare per la ridda di interessi, ma soprattutto di abitudini normative e ideologiche che lo imprigionano, ribadite, fra l’altro, dalla finzione più comica che Pizzolantiana di liste civiche inventate all’ultimo momento per saltare sul carro del vincitore, lucrando sul risultato.
Secondo quale immagine si dovrebbe poi tentare di fare tutto questo, proveremo a dirlo la prossima volta.
Ma fra un paio d’anni, quando il mandato dell’attuale sindaco giungerà a scadenza e nessuno dei suoi sembra poterne raccogliere l’eredità, solo un imprenditore vero potrebbe produrre una rivoluzione strutturale, non solo d’immagine, come quella realizzata finora dall’Art Director del Tragressificio Riminese Andrea Gnassi.
Ma se non si volta pagina, quando ci risveglieremo dall’ubriacatura Gnassiana saran dolori.

COMMENTI

DISQUS: 0