Una dritta per la “operazione panchina” dell’assessore Sadegholvaad

Una dritta per la “operazione panchina” dell’assessore Sadegholvaad

Clamore mediatico per la multa da cento euro a testa rifilata a tre ragazzi che hanno osato mettere i piedi su una panchina. Se vogliamo proprio cominciare dalla pagliuzza per combattere il degrado, va bene, ma in zona Arco d'Augusto non si può non vedere la trave.

Lo scorso anno era diventata una notizia tale da rimbalzare dal locale al nazionale. “IlGiornale.it” di Sallusti era rimasto colpito dalla decisione del Comune di spronare i vigili urbani ad usare il pugno di ferro contro chi non rispetta monumenti e arredi pubblici ed aveva titolato: “In piedi sulla panchina, multati per cento euro”.

Pochi giorni fa, a leggere le cronache riminesi, sulle prime si è avuta la sensazione di imbattersi in una news riciclata: “Rimini, con i piedi sulla panchina. Multa da 100 euro ai ragazzi”. In realtà è cambiato solo il numero dei multati (da due a tre) ma il filo rosso è lo stesso: l’assessore alla sicurezza e legalità Jamil Sadegholvaad, sempre lui, esorta la Polizia Municipale a sanzionare pesantemente chi disattende le regole del vivere civile.
Si delinea forse un virtuoso adeguamento alle regole che città d’arte di ben altro lignaggio, come Venezia e Firenze, impongono a cittadini e visitatori? Fosse mai…
Non si può che plaudire un’iniziativa così volenterosa. Ce ne rallegriamo con convinzione.

Le tre multe da 100 euro comminate ai ragazzini che tenevano maleducatamente i piedi sulla panchina, sono dunque il primo frutto della nuova aria che spira a Rimini.
Può essere utile iniziare dalle piccole cose; quindi, cominciamo dalle panchine.
Ci viene tuttavia in mente un’altra nerboruta iniziativa che risale esattamente a due anni fa.

In piazza Tre Martiri cinque biciclette vengono requisite e portate via con il carro attrezzi. Grande curiosità dei passanti, altrettanto sconcerto, qualche timida protesta. Nulla però smuove gli agenti, determinati a far rispettare la legge che vieta di incatenare i velocipedi a cartelli stradali, lampioni, semafori, strutture o edifici monumentali. Peccato che dopo il “blitz” del 10 ottobre tutto sia ricominciato come prima, più di prima. E fine del rigore.

L’abitudine di incatenare le biciclette dove capita non è passata

Ma noi vogliamo avere fiducia. Ora, se veramente questa volta ci fosse la volontà da parte dell’assessore di fare rispettare le basilari norme civiche e infliggere severe ammende, abbiamo una dritta clamorosa da suggerire. Siamo in grado di fornire alla Municipale le coordinate di un luogo in cui due appetibili panchine si fronteggiano sotto il verde degli alberi. Tutti i santi giorni, dai cinque ai quindici ragazzotti neri, immigrati, stazionano là, solo apparentemente sfaccendati. A dir il vero, svolgono frenetiche attività: sì, di spaccio. Talvolta sono costretti a nascondere gli stupefacenti tra i cespugli oppure correre a consegnarli muovendosi agili, su due ruote. Talaltra sono persino occupati a sfuggire ai controlli di polizia. Insomma, a dispetto dell’apparente ciondolare, conducono una vita assai febbrile. E si stanno “integrando”. Sono giovani, ma hanno d’un subito carpito i segreti della delinquenza locale. In men che non si dica, si sono “integrati” a meraviglia. E come i tre ragazzi riminesi, pure loro usano sedere sugli schienali delle panche e mettere i piedi dove noi, se mai ci fosse consentito, vorremmo sedere. Ecco il suggerimento: è sufficiente che ogni giorno, più volte al dì, i vigili urbani frequentino il parco davanti all’arco di Augusto e elevino contravvenzioni a raffica a quei bravi ragazzi così “inseriti”.
Se poi non pagassero, si può sempre farli sloggiare dal parco. Magari anche da Rimini.
Del resto, si è detto che per cominciare, vogliamo tenere pulite le nostre panchine!
Che ne dice, assessore, si può fare?

Fotografia: la panchina in un momento di pausa dei “lavoratori” del parco Cervi

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