E anche Confindustria mette il dito nelle piaghe di Rimini

E anche Confindustria mette il dito nelle piaghe di Rimini

«Un casello per la Fiera, un piano della mobilità serio e puntale che risolva in maniera definitiva i “buchi neri” della circolazione, la priorità della riqualificazione delle strutture turistiche». Non solo. «Vanno abbandonati anche slogan ideologici che abbiamo sentito nel recente passato come “zero cemento”, “zero volumi”». E' lungo anche il cahiers de doléances degli industriali.

Altro giro altre tirate d’orecchie. Questa mattina anche Confindustria, con la sua delegazione del territorio di Rimini, si è seduta al tavolo con alcuni candidati sindaci in vista delle elezioni del 3 e 4 ottobre: esattamente Jamil Sadegholvaad, Gloria Lisi e Mario Erbetta. E gli imprenditori, accantonando la diplomazia, hanno messo l’accento su problematiche e proposte «ritenute indispensabili dal sistema produttivo per la crescita e lo sviluppo della città».

E sono partiti da un tema molto caro a Confindustria, quello della “Città Romagna”: «Alla base di questo progetto la certezza che, nell’attuale competizione tra territori a livello globale, le singole città romagnole, realtà di piccole-medie dimensioni, faticano ad emergere. Unite invece darebbero vita ad una ideale città di oltre un milione di abitanti che potrebbe giocare un ruolo di primo piano in tutti i campi». Concretamente significa mettere finalmente mano al discorso infrastrutturale, cominciando dall’«alta velocità/alta capacità ferroviaria per la Romagna», «un fattore di innovazione straordinario e un beneficio enorme per le nostre industrie, a cominciare da quella turistica. Serve un’azione immediata su questo punto per tentare di intercettare i fondi del PNRR». Ma è solo l’antipasto.
«Per la città di Rimini poi sono necessari altri investimenti infrastrutturali. Serve un casello per la Fiera, un’opera semplice e di facile realizzazione che permetterebbe di sgravare sul già caotico traffico cittadino. Serve un piano della mobilità serio e puntale, che risolva in maniera definitiva i “buchi neri” della circolazione che la nostra associazione denuncia da anni. Vanno poi messi in atto tutti quei progetti, alcuni presentati anche da nostri associati, per mettere in contatto la città con le aree produttive delle zone limitrofe».
Anche a proposito della Marecchiese, Confindustria esprime «preoccupazione per la sicurezza di questa strada» e mette in chiaro che «il futuro delle aziende del territorio è a rischio senza una soluzione definitiva della viabilità in zona». Morale: «È indispensabile, anche per lo sviluppo del turismo in questa splendida vallata, avere un collegamento rapido e sicuro».

L’aeroporto Fellini, dicono gli industriali, «impegnato in un piano di rilancio che è stato momentaneamente fermato dall’emergenza pandemica, ma che deve riprendere con rinnovato vigore».

Come Confartigianato, anche Confindustria accende i riflettori sulle aree produttive.
«Negli ultimi anni si è parlato poco di politica industriale a Rimini. Il risultato è che le nostre aziende in espansione scelgono altri comuni per il loro sviluppo. Si è assistito ad una “migrazione” verso la zona Santarcangelo-Rubicone. Aziende innovative a livello mondiale hanno scelto queste zone per insediare le loro sedi locali. Tutto questo si traduce in danno per la città, dal punto di vista dell’occupazione, delle entrate per le casse pubbliche e anche del prestigio. Pensiamo infatti che imprese importanti, come quelle che fanno parte della nostra associazione, siano da traino anche per il settore turistico-commerciale-ricreativo. Aziende così importanti, con una clientela globale, sono fondamentali per valorizzare il territorio». Non bisogna perdere tempo: «Sentiamo quindi la necessità che il Comune riprenda una sua politica industriale, nel rispetto delle norme e dei ruoli, con l’individuazione di aree adatte a nuovi insediamenti».

Corposo il capitolo riqualificazione turistica e rigenerazione urbana. E’ necessario intercettare i fondi del PNRR «ma soprattutto è importante ragionare in un’ottica locale dei bisogni di una città come Rimini. Da qui la necessità di un nuovo strumento urbanistico che consideri come prioritario la riqualificazione delle nostre strutture turistiche e delle costruzioni pubbliche e private.
I nostri albergatori e operatori turistici devono essere messi nelle condizioni di poter investire sul rinnovamento delle loro strutture attraverso strumenti urbanistici di facile comprensione, con burocrazia ridotta, senza assurdi vincoli che spesso avviliscono la voglia di intraprendere, con strumenti di premialità per chi investe sulla qualità. A Rimini esiste ancora voglia di investire e di mettersi in gioco per il futuro». E’ una tegola sulla testa di amministratori che non hanno mai seriamente lavorato a questa prospettiva. E la tegola cade direttamente sulla testa di Gnassi quando Confindustria sottolinea: «Vanno abbandonati anche slogan ideologici che abbiamo sentito nel recente passato come “zero cemento”, “zero volumi”. Il risultato è che non si è ottenuto questo “zero”, anzi; il pubblico ha giocato un ruolo di grande protagonista, mentre l’attività edilizia privata ha dovuto operare in un clima di grande difficoltà soprattutto burocratico, quando politiche semplici ed accorte puntate alla rigenerazione e alla qualità, avrebbero potuto rappresentare un traino molto forte per l’economia locale». E’ un crescendo di sciabolate: «E’ necessaria una maggiore capacità di ascolto e di dialogo per rafforzare in maniera virtuosa tutto il sistema territoriale, con azioni che sappiano intercettare tutti gli interessi in gioco in maniera più trasversale. Fondamentale il rapporto con tutto il tessuto provinciale e romagnolo, perché eventi e manifestazioni anche dei comuni limitrofi diventino un beneficio per tutto il territorio».

Energia. «Un territorio come Rimini è “energivoro” ai massimi livelli. La sua industria del turismo, del divertimento, dei servizi richiede continua energia. Per il futuro sappiamo che questo sarà uno dei temi decisivi a livello mondiale. I paesi senza grandi risorse energetiche come il nostro rischiano di pagarne il prezzo. Per questo è necessario puntare su tutte le possibili forme di energia alternativa e pulita di cui il nostro territorio è potenzialmente ricco. Sole e vento non mancano in Romagna». Il cappello introduttivo porta all’industria off-shore, tema fortemente divisivo: «Anche in questo campo pensiamo che debbano essere abbandonate le ideologie e prese in considerazione tutte le alternative possibili. Comprendiamo che progetti come il parco eolico al largo di Rimini possano causare perplessità; l’importante sarà trovare il giusto compromesso tra le esigenze di avere energia pulita e le esigenze turistiche. Con progetti appropriati tutto questo è possibile. E sarà fondamentale avere le giuste garanzie di solidità da parte di aziende che si impegnano in progetti così impegnativi per non ritrovarsi con cattedrali nel deserto inutilizzate».

Si chiude in bellezza, per modo di dire: «Il tema delle infiltrazioni della criminalità organizzata nel tessuto produttivo riminese, a fini di riciclaggio, da lungo tempo aleggia tra coloro che conoscono bene la realtà locale. Da alcuni anni è diventato un tema di dibattito pubblico e questo è importante perché aumenta la sensibilità verso un problema su cui non si può tacere. La nuova amministrazione deve mantenere alta la guardia su queste problematiche in un corretto rapporto con tutte le istituzioni statali del territorio che, da tempo, stanno dando importanti segnali di sensibilità verso queste problematiche».

COMMENTI

DISQUS: 0