"Il centrodestra deve spremere le meningi e tentare di individuare un bel candidato che sia espressione della società civile, che sappia allargare il consenso verso l'area moderata, civicamente impegnata e solidarista, in altre parole che sappia convincere quell'ampia area cattolica...". Un lettore intavola qualche riflessione in vista del voto del 2021.
Gli amici e i compagni del PD festeggiano e brindano sorridenti al risultato elettorale delle recenti regionali, sarebbe meglio dire allo scampato pericolo di finire all’opposizione. Cosa che per loro risulterebbe drammatica a causa dello strettissimo intreccio di esiziali rapporti tra politica e tutti i settori della vita quotidiana. Ma, a ben vedere, il risultato elettorale regionale consiglierebbe al PD e agli altrettanto sorridenti alleati, di evitare facili entusiasmi. Il 2021 è dietro l’angolo e le elezioni comunali di Rimini saranno una nuova occasione per dimostrare che il consenso del centrodestra è superiore a quello del centrosinistra. Per quanto riguarda il Comune di Rimini non solo in queste ultime elezioni. Certo, a talune condizioni.
La prima è di individuare una candidatura a sindaco del centrodestra che non sia chiara espressione di un partito. Non serve una Borgonzoni in chiave riminese, tanto per intenderci. Non servirebbe neppure a Salvini! Non è pensabile una proposta di candidatura da parte di Forza Italia. Ciò che é successo nelle regionali dimostra che gli “inciuci”, storici e recenti, e le troppo strette relazioni tra alcuni forzisti e cinici piddini non consentono l’indicazione di loro credibili candidature alla sfida. Infine, non è immaginabile una proposta dell’estrema destra dato che i rappresentanti di Giorgia Meloni risulterebbero localmente indigeribili per storiche ragioni ideologiche. Il centrodestra deve spremere le meningi e tentare di individuare un bel candidato che sia espressione della società civile, che sappia allargare il consenso verso l’area moderata, civicamente impegnata e solidarista, in altre parole che sappia convincere quell’ampia area cattolica, borghese e buonista che non apprezza affatto i toni aspri e battaglieri degli estremisti e dei populisti.
La seconda condizione per tentare di far prevalere il centrodestra a Rimini poggia sull’intelligenza da usare nella tecnica elettorale che la sinistra ha sempre dimostrato nelle ultime competizioni amministrative comunali. Fino al punto di vincere grazie anche a liste civetta e/o ben ammantate per catturare i consensi di elettori inesperti e poco avveduti. Perciò occorre prosciugare sul nascere ogni tentativo della sinistra di imbonirsi gli accoliti curiali che molto spesso, per impronunciabili convenienze, si prestano a sostenere anche coloro che identitariamente sono più lontani sui temi cosiddetti non negoziabili (vita, famiglia, libertà di educazione, economia a servizio della persona, ecc.) in cambio di pochi piatti di lenticchie. Allo stesso modo occorre che il centrodestra si promuova come valido interlocutore dei movimenti civici che insieme ai moderati decideranno la supremazia elettorale tra i due schieramenti storici e più politicizzati.
La terza condizione è quella dei programmi. Occorre stare sui temi cari ai cittadini, niente di ideologico o troppo divisivo, solo buone proposte amministrative in grado di correggere le favole del buon governo precedente di stampo “smargiassiano”. Niente uomini soli al comando, drastica riduzione della burocrazia in tutti i campi del fare, vasta liberalizzazione delle attività commerciali, culturali, turistiche e imprenditoriali in genere. In pratica una inversione a U delle politiche amministrative: dall’attuale parossistico controllo di ogni respiro, tipico della sinistra, alla liberalizzazione di energie, iniziative, proposte, attività. Con l’ente pubblico semplice arbitro tra molteplici e paritetici soggetti privati che debbono essere i veri protagonisti di un nuovo metodo di buona amministrazione senza figli e figliastri.
Così facendo si formeranno le basi per una nuova classe dirigente, per cambiare orientamenti amministrativi fin troppo anchilosati e per trasformare la pelosa e solo apparente forma democratica, sbandierata dalla sinistra, in un sistema realmente partecipato e democratico. Lontano anni luce da quello che ha abbacinato la comunità riminese in questi lunghi decenni guidati dalla sinistra, che ha saputo prevalere nonostante una assetto sociale di tutt’altro segno. Nel 2021 si può mettere fine all’egemonia della sinistra anche a Rimini. Purché non si commettano gli errori del passato e della recente esperienza del livello regionale.
Marino Straccialupi
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