Effetto Schlein su una giunta assopita?

Effetto Schlein su una giunta assopita?

Il vento è cambiato nel Pd, cambierà anche a Rimini? I "buchi neri" aumentano e le scelte strategiche latitano. Dalla ex questura al nuovo mercato coperto.

Tanti annunci, risultati praticamente inesistenti; l’ala sinistra del Pd che ha vinto le primarie e che ora chiede o chiederà un rimpasto di giunta; la zavorra amministrativa ereditata, fatta di decine di interventi in assenza di programmazione vera; una macchina comunale sotto pressione, ridotta a mero esecutore di scelte estemporanee fatte da una politica che ama il consenso facile (la chiamano anche “populista”); la pianificazione urbanistica in un pantano; il protagonismo di certi assessori che peggiorano le situazioni; la grave questione sanitaria; una situazione socio-economica della città fattasi pesante; il turismo alle prese con tutti i suoi nodi decennali venuti ampiamente al pettine.
Se queste, in sintesi, sono le responsabilità che ricadono sul sindaco, non possiamo non ricordare che Jamil Sadegholvaad è anche presidente della Provincia, in un momento di grandi temi aperti, dai servizi alle infrastrutture, che ovviamente per la loro importanza non possono essere delegati ad altri.
Praticamente dovrebbe fare una uscita sostanziosa al giorno, ma nella realtà sono mesi che parla sempre meno o parla di aspetti marginali, tanto che diventa lecito pensare che si tratti di un silenzio arrendevole, oppure di una fase di riflessione per impostare un rilancio della sua azione di governo.
Ovvio che, nel primo caso, cercare di vivacchiare per tre anni appare difficile, se invece si vuole ipotizzare una ripartenza, può succedere di tutto compreso lo strappo con il suo mentore e precedessore, anche perché l’era dell’effimero Gnassiano, come tutte le cose senza fondamenta, non può che finire male. Il suo declino è già in atto, partendo dal risultato riminese di Elly Schelin, e passando per i diversi e ingrovigliatissimi problemi irrisolti della mobilità e parcheggi, ex questura, nuovo mercato coperto (gli operatori scaricati nelle mani di un bando che prevede il diritto di superficie e la cessione a titolo gratuito, il grande dilemma dei canoni in aumento vertiginoso), la virata sulla centrale eolica contro tutto il mondo economico, eccetera. E cercare di rimontare la corrente facendo i “comunistelli” sulla Bolkestein è qualcosa di patetico, che l’ex sindaco anche agli occhi di Bonaccini, il quale come ci conferma il suo fido assessore Corsini, è su ben altra sponda.

CAOS AREA EX QUESTURA
Parlo dell’argomento come semplice cittadino che segue la cronaca, dalla quale mi sembra di capire che anche l’ex questura sia destinata a diventare l’ennesimo buco nero. E, valutata l’importanza del suo impatto, rischia di sostituire e surclassare il caso più emblematico, che fino ad oggi è stato quello della Murri.
A portarmi a questo tipo di riflessione sono state le ultime parole pronunciate dal Sindaco sul caso ex questura: ha affermato di voler rimandare ogni decisione all’approvazione del P.U.G., Piano urbanistico generale, peccato che quel piano doveva essere licenziato entro il 31 dicembre 2021 e più in generale va ricordato che tra a P.O.C. e P.U.G. sono più di vent’anni – di cui gli ultimi dodici i più stringenti, trascorsi sotto il dominio del duo Gnassi e Sadegholvaad – che non si batte chiodo.
Che a Rimini anche questo possa sembrare perfino normale, compreso un navigare a vista che si basa su continue estemporanee invenzioni, non significa che tutto vada benissimo, si pensi come esempio importante alla questione mobilità.
Ma vorrei rimanere ancora un attimo sulla incredibile latitanza del P.U.G., ingiustificabile da ogni punto di vista ma principalmente perché Rimini senza una programmazione lungimirante è destinata a regredire più di quanto non stia già facendo. Esagerazioni? La giunta risponda allora con i fatti, magari dichiarando che entro l’anno in corso approderà in Consiglio Comunale il P.U.G., con la prevista documentazione tecnica comprensiva della necessaria cartografia.
Pongo questo limite temporale ben sapendo che l’iter durerà circa due/tre anni (ben che vada) e c’è dunque il rischio concreto che entro questa legislatura non si arrivi all’approvazione definitiva, con l’ulteriore conseguenza del tutto normale che se dovessero insediarsi altri al governo della città, non si potrebbe certo chiedere loro di lavorare per qualcosa che molto probabilmente non condividono, andando incontro ad una ripartenza da zero, insomma, così come avvenne nei primi anni ’90 quando il P.D. di allora rifiutò di portare avanti il P.R.G. che era stato fatto dalla Giunta di Pentapartito.
Torno all’ex questura. Non ho mai capito la scelta di imporre la costruzione di case popolari in un’area sprovvista di previsione e senza aver concordato nulla con la proprietà, con il rischio di perdere anche i finanziamenti regionali.
Personalmente credevo che l’Amministrazione comunale avrebbe optato per l’area dell’ex mercato ortofrutticolo alle Celle, anche perché sono anni che il P.D. afferma che quel sito di proprietà del Comune doveva essere il primo punto di riferimento per l’edilizia popolare pubblica. Colpevolmente non si è mai provveduto all’eventuale necessaria variante, ma ritengo che, anche se attuata sulla spinta dei possibili finanziamenti da accaparrarsi, la stessa opposizione non si sarebbe tirata indietro.
Faccio questo appunto perchè stando a quello che si legge, la nuova proprietà intenderebbe avvalersi proprio di quello strumento programmatorio espletato per dare riconoscimento urbanistico alle case popolari. Considerando anche le “reazioni” uscite dal palazzo, è facile immaginare che si possa aprire un contenzioso, nel qual caso sarebbe ottimistico ipotizzare un blocco decennale.
Il progetto di recupero di quell’area, ha detto il sindaco di recente, non seguirà corsie preferenziali. Ci sarebbe allora da valutare attentamente la variante specifica al RUE che si occupa di riqualificazione e riuso di tessuti urbani e della precisazione di alcune norme generali, per cercare di coglierne le recondite ragioni, in quanto a prima vista viene aperta la porta a modifiche urbanistiche su comparti sui quali sfuggono motivi d’urgenza e interesse generali. Ma siccome un cittadino può sbagliare addentrandosi in queste materie molto tecniche, rivolgo esplicita domanda al sindaco e all’assessora Frisoni affinché vogliano motivare politicamente quella variante.
Tornando in conclusione al buco nero per eccellenza, chiedo se non vi siano strade per un accordo. Personalmente metto al primo posto il salvataggio del manufatto esistente, partendo dall’aspetto ambientale: vi pare possibile che  tutti i cittadini lavorino per riciclare una bottiglia, un cartone o una lattina, e poi tonnellate e tonnellate di materiali di varia natura (l’ex questura) debbano essere distrutti? A me sembra assurdo. Provate solo a pensare quanta CO2 è stata immessa in atmosfera per realizzare muri, pilastri solai, porte, finestre, scarichi, vernici, catrame ecc. presenti in quel mastodontico fabbricato.
Perchè non si porta nell’ex questura quello che si pensa di realizzare nella (anch’essa ex) Caserma Giulio Cesare, facendo di quest’ultima solo un grande parco verde? Inoltre non capisco la contrarietà ad un supermercato visto che uno è in costruzione ed un altro in pista di lancio (la proprietà è ultimamente diventata di un noto marchio di supermercati), entrambi a ridosso del centro, anche perché se è vero che trattasi di marchio concorrente credo che i cittadini avrebbero tutto da guadagnare da una sano sistema concorrenziale.
Infine, perché non creare in zona un parcheggio importante, nei giorni lavorativi da destinare a quanto sopra descritto e nei giorni festivi molto utile per lo stadio che si racconta in corso di ristrutturazione, ma notoriamente senza parcheggi? Se poi si spostano le case popolari come sopra auspicato, rimane anche il posto per un’area verde, tenendo conto che quella importante alla caserma sarebbe a pochi centinaia di metri.
Non sono d’accordo sulla criminalizzazione del prezzo pagato per l’ex questura, uno perché la concorrenza ha offerto cifre altrettanto importanti, quindi è lecito ipotizzare che anche questa si sarebbe aspettata di fare cose importanti; due, perché quei 14,5 milioni pagati, non sono andati ad uno speculatore che ha portato i soldi in Svizzera, ma a tanti piccoli e medi creditori, che con quei soldi magari hanno potuto salvare le loro aziende, o forse non sono stati costretti a vendere la casa.
Cosa penseranno di questo andazzo riminese Elly Schlein e i suoi rappresentanti sul territorio e in regione?

Giulio Grillo

COMMENTI

DISQUS: 0