Fare di Rimini una miserabile Dubai in miniatura? Anche no

Fare di Rimini una miserabile Dubai in miniatura? Anche no

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Il nuovo incubo culturale: la bislacca idea del grattacielo comunale in uno degli ultimi spazi verdi e aperti della città, è rivelatrice delle posizioni culturali, sociali e politiche di una classe politica. L'affondo pepatissimo del prof. Rimondini.

LA CULTURA DEGLI EREDI DEI COMUNISTI RIMINESI RIMINIZZATORI
Il nuovo incubo culturale: un altro grattacielo e la costruzione negli spazi, al momento aperti e verdi, della Ferrovia di una cittadella dell’amministrazione comunale – un piccolo Cremlino putiniano? -. Idea bislacca degli anni ’50 e ’60 che rivela l’anima culturalmente infima, politicamente rozza, e socialmente in cerca di privilegi e lussi, il demone dell’opulenza piccolo borghese, l’edonismo delle ultime generazioni della nomenclatura comunista riminese del dopoguerra che amministrano per diritto ereditario questa povera città. Ci tengo a ribadire che “comunista riminese”, un soggetto sociale fin da subito a guerra finita succube della razza padroncina dei costruttori “riministi”, distruttori di quello che restava di bello nella martoriata città e di mosaici e tesori archeologici, sono ben lontani dai comunisti bolognesi, che con l’assessore Pier Luigi Cervellati affidarono il piano del centro storico di Bologna a Benevolo che non permise speculazioni edilizie, cementificazioni ed espulsioni delle classi popolari dal centro storico di Bologna.

DUBAI PARADISO DEGLI ULTRARICCHI E INFERNO DEI POVERI
La bislacca idea del grattacielo comunale, il nuovo palazzo così detto Garampi, è rivelatrice della psiche e delle posizioni culturali, sociali e politiche nel rifarsi all’incredibile modello del Dubai, la città dei balocchi della minoranza umana più esclusiva. Sindaco Jamil, davvero sei andato a Dubai? Ma non ti vergogni? Sei andato nel paradiso degli ultra ricchi, potenti, signori della pace e della guerra, nei confronti dei quali Berlusconi è un indigente, anche indubbiamente dotati di intelligenze acute ed esperte per essere arrivati e per mantenersi sulle cime della società mondiale, nelle cui mani passano i destini del mondo, e nell’inferno dell’esercito di poveri esseri umani provenienti da tutto il mondo, sottopagati, ai quali viene tolto il passaporto all’atto dell’assunzione, che servono negli alberghi, nei ristoranti, nei magazzini, nei luoghi di divertimento, per somministrare il lusso, fornire il piacere, permettere l’esibizione di questa minoranza spaventosamente ricca e ridotta, patologicamente narcisistica, diabolicamente egoistica e autoreferenziale.

NON È POSSIBILE IMITARE DUBAI
I nostri aspiranti ai paradisi degli sceicchi sono ricchi solo a Rimini, a Bologna già vengono snobbati, e non sono nemmeno presi in considerazione dai padroni e dai clienti del Dubai. Cosa poter imitare poi? Il Burj Khalifa alto 828 metri? Fare di Rimini una miserabile Dubai in miniatura?

RIMINI LA PICCOLA DUBAI DEL DOPOGUERRA
Però, però si potrebbero vedere delle parentele con noi. I nonni ‘comunisti’ di questi principini decadenti permettevano che gli albergatori e altri imprenditori sottopagassero la manodopera estiva. Io mi ricordo che nel mitico e patetico sessantotto, in realtà non aveva niente di mitico e molto di patetico soprattutto qui, quando gli studenti delle organizzazioni rivoluzionarie, figli di albergatori e di pensionanti volevano tutto subito e non si ponevano nemmeno il problema di cominciare la rivoluzione in casa, costringendo i loro genitori a pagare il minimo sindacale alla manodopera estiva.

COS’È IL NARCISISMO
Ognuno di noi ha il diritto di pensare con la sua testa e di esporre le sue convinzioni, poi è necessario ascoltare le opinioni degli altri e in dibattiti discutere le ragioni proprie e altrui.
Per capire sono abituato a servirmi della mitologia del nostro tempo, come Freud ha in un momento di verità definito la psicoanalisi, che poi è la mitologia classica greco-romana, per capire cosa mi è successo e cosa mi succede nella vita.

CHI ERA NARCISO?
Il mito di Narciso: Narciso era un giovane bellissimo che specchiandosi sulla superficie dell’acqua di un ruscello vide il suo viso e ne restò ammaliato. Cercò di baciare l’immagine di se stesso riflessa sulla superficie dell’acqua, cadde nel ruscello e annegò.
Che significa questo mito?
Significa che concentrare la propria mente, le proprie emozioni e i propri interessi su se stessi si corre il rischio di perdere il senso della realtà, e di correre rischi mortali.

IL NARCISISMO INCONSCIO
Nella sua esplorazione dell’inconscio, cioè della parte di noi che fa da sfondo alla coscienza vigile e la influenza, che si esprime nei sogni, nei lapsus, nella caduta della memoria e in altri segnali, Freud ha scoperto una decina di formazioni dell’inconscio che per me sono di immediata ricognizione nell’esperienza, e ha dato valore a diversi miti classici, tra i quali, appunto quello di Narciso. Ha poi descritto il narcisismo come dimensione patologica al centro di diverse malattie psichiche.
Ma il narcisismo non è solo patologia. In qualche modo è Dio dentro la nostra mente.
E’ un Dio trascendentale – mentale -, che caratterizza l’inconscio. Come Freud afferma, l’inconscio ‘crede’ di essere “onnisciente”, “onnipotente”, “eterno”, dunque crede di essere Dio. Nel profondo, ciascuno di noi crede di essere Dio.

GRATIFICAZIONI E FERITE NARCISISTICHE
Quando ci sentiamo bene con noi stessi e abbiamo una percezione positiva della nostra vita siamo in armonia con il nostro inconscio crederci Dio. Magari non sono così rari questi momenti oppure sì sono rarissimi e per pochissimi, non necessariamente i più ricchi. Almeno così dicono i filosofi: anche i ricchi sono infelici. O si annoiano, poverini.
Le ferite narcisistiche sono mentali e tra quelle che producono maggiore sofferenza. In sostanza si presentano come la prova che non siamo Dio, che non abbiamo valore, come in certe offese: “pezzo di merda.”
Un proverbio popolare portoghese: “Se la merda avesse valore, il popolo nascerebbe senza culo.”
Esattamente il contrario di vox populi, vox Dei. L’inconscio è fatto di contraddizioni.

LA MENTE ESTATICA
Va bene, fin qui sono teorie soggettive se pur condivise, ma quanto segue credo possa essere riconosciuto come parte dell’esperienza di tutti. Prima di affrontare i pericoli del narcisismo però lasciatemi aggiungere un altro pezzo di teoria questa volta positiva. Nella sua ultima opera La mente estatica, lo psicoanalista milanese Elvio Facchinelli (1928-1989) isola per così dire questa parte della psiche inconscia narcisistica dalla quale ci vengono i sogni, le idee scientifiche che cambiano le nostre teorie e le prassi, le idee artistiche che nutrono le nostre idee coscienti. E anche la mistica, il contatto diretto col Dio tradizionale. Quanto di più bello abbiamo nella vita.

IL NARCISISMO PATOLOGICO
Ma quando l’inconscio non fa i conti con la realtà, con la presenza degli altri esseri umani Dio come noi, con le emozioni, i sentimenti, le idee degli altri Dio e rimaniamo prigionieri della convinzione di essere autonomi e autosufficienti, di essere l’unico Dio dell’universo, allora per noi ‘narcisisti’ e per gli altri le cose vanno male.
Un sindaco narcisista che gestisce il potere cercando di realizzare quello che lui, e solo lui, pensa di giusto, di bello, di buono per tutti e, peggio ancora, non sopporta che qualcuno non condivida il suo genio e le sue decisioni, e peggio del peggio attacca e condanna quelli che lo contraddicono, allora trasforma il suo potere democratico in dispotismo, fa fare alla sua gente un salto indietro nel tempo fino alla tristezza politica dell’assolutismo.

LE METONIMIE DEL NARCISISMO
Un bambino è un narcisista spontaneo che non ha fatto i conti con i limiti della sua onnipotenza; tutto quello che vuole lo vuole tutto e subito e se non viene gratificato comincia a urlare; non lo teorizza ma si sente il soggetto assoluto del volere umano. Un adulto ha fatto i conti con i limiti del suo narcisismo, ma ha conservato molte qualità narcisistiche che gli fanno credere di essere Dio per metonimia. Cosa vuol dire? Metonimia è una figura retorica che afferma che un particolare ha il valore di un tutto. Io non sono Dio, ma ho qualcosa che vale quanto l’essere Dio e fa di me Dio. E’ questa la forza che spinge ad acquistare gli abiti firmati, e più sono costosi più ci avviciniamo alla perfezione e più lasciamo alle spalle gli altri. Lo stesso vale per oggetti come gioielli, orologi, collane, scarpe, cravatte e cappelli, profumi e balocchi e simili status simbol. La casa bella, tanto bella e tanto grande che ci vorrà pure una servitù per gestirla? E qui il narcisismo comincia ad assumere una dimensione asociale. Anche lo spettacolo dell’incoronazione di Carlo III d’Inghilterra era un’esibizione ‘storica’ di metonimie di narcisismo: l’unzione celata celava il rapporto speciale del re con Dio – e noi chi siamo? Io so io e voi non siete un c… – la corona, lo scettro, il diamante più grande del mondo, i troni, i mantelli, gli ermellini…ma c’era anche qualcosa di spiacevole, di falso, non solo perché ci si identificava o non ci si identificava in lui e poi ci si doveva disilludere, ma perché il culmine della società inglese dei privilegi aveva necessariamente come base, richiamava il mondo della gente comune fuori della cattedrale: mal vestita, mal governata, mal istruita, sofferente e infelice. L’interno della cattedrale di Westminster era una Dubai di privilegiati storici.

COME I COMUNISTI HANNO GESTITO IL NARCISISMO A RIMINI
Com’è fragile il narcisismo di un semplice soggetto! Come ha bisogno del consenso altrui per reggersi! Si è Dio e niente. Vivere è complicato.
I comunisti in tutta Italia, ancora nel dopoguerra erano un “esercito” rivoluzionario. Ma Stalin non voleva la rivoluzione in Italia e Togliatti la impedì. Ciò nonostante tutti dovevano pensare e agire nello stesso modo. Niente discussioni, niente divisioni, niente scissioni dal basso. Era stato inventato il “centralismo democratico”. A decidere era il Comitato Centrale del partito, e dentro il comitato il Segretario del partito. Gli ordini su quello che si doveva pensare e fare arrivavano da Roma – via delle Botteghe oscure -; nelle sezioni di Rimini venivano letti, spiegati e poi ognuno doveva dare ad alta voce il suo consenso. Capitava di rado che qualcuno dissentisse. Veniva espulso immediatamente dal partito.
I comunisti avevano educato una massa di persone ubbidienti a un capo per fare una rivoluzione che non si poteva fare. Finché ci fu un capo. Poi tanti capetti si comportavano come se fossero il capo assoluto. Persino il sindaco di un paesone come Rimini, era un capetto che si comportava come l’unico destinato a pensare per tutti.

Credo che sarebbe opportuno cercare di capire come ragiona la gente. Non solo gli ex comunisti. Non è certo un compito facile. A livello profondo ci sono i narcisismi, a livello cosciente gli interessi. Eppure i capi carismatici sono in grado, a volte, di far trascurare gli interessi.
A proposito di questi capi carismatici – Stalin, Togliatti, ma anche Mussolini e Hitler – che si imponevano a maggioranze oceaniche di tanti Dio potenziali, Freud aveva parlato del meccanismo inconscio dell’identificazione: il capo è Dio, ma io sono il capo, tutti siamo il capo.
Ma c’è molto ancora da imparare, in una situazione politicamente e culturalmente bassa come quella di Rimini con altri strumenti oltre quelli usati in questo saggetto. Il sistema criminale che è in sostanza un dualismo: c’è un cane capobranco e tutti gli altri cani stanno sotto. Il potere si mantiene con la violenza e la minaccia della violenza. E poi quali sono i metodi di ragionare e di agire delle etnie che hanno cambiato e cambieranno la nostra società? Quale metodo democratico insegneremo?

Fotografia di Muneebfarman da Pixabay

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