35 favorevoli e 25 astenuti. E' questo il risultato del voto che si è registrato oggi sul bilancio previsionale 2014 della Fondazione Carim. Da quando
35 favorevoli e 25 astenuti. E’ questo il risultato del voto che si è registrato oggi sul bilancio previsionale 2014 della Fondazione Carim. Da quando una delle componenti interne ha denunciato il mancato rispetto degli accordi che erano stati messi nero su bianco e controfirmati anche dal presidente Massimo Pasquinelli, la tempesta è tornata a scuotere Palazzo Buonadrata.
Il risultato numerico di oggi lo conferma, così come il tono e i contenuti di alcuni interventi.
“Mi ero illuso che la celebrazione del ventennale dalla costituzione della Fondazione, nel luglio dello scorso anno, potesse rappresentare l’avvio di un “nuovo corso” rispetto ad un passato caratterizzato da imboscate, colpi bassi e cadute di stile. Mi ero addirittura sbilanciato a condividere dichiaratamente quell’annunciato “nuovo corso” indirizzando nel gennaio di quest’anno una mia meditata lettera ai membri del consiglio di amministrazione, del consiglio generale e dell’assemblea della Fondazione. Non ho perso tutte le speranze, ma al momento mi sono dovuto ricredere con malcelato disappunto”, ha esordito ad esempio Mauro Ioli, il cui nome compariva proprio fra quelli che avrebbero dovuto entrare a far parte del nuovo cda eletto a giugno, mentre (insieme ad Antonio Polselli) fu scaricato in corsa. Ioli ha poi messo l’accento sulla “ridimensionata” autonomia della Fondazione “a causa di un evidente rafforzamento delle rappresentanze istituzionali del territorio che – si badi bene – nessuno intende contrastare o comprimere, ma che andrebbero garantite nei limiti che sono loro riconosciuti dalla legge sulle Fondazioni bancarie”.
Riflettori accesi anche sulla operazione Aeradria e sul richiamo del vescovo a “sbloccare” lo stallo in UniRimini: “Di fronte alle notevoli difficoltà della società di gestione dell’aeroporto Fellini di Rimini, che potrebbero ripercuotersi pesantemente sulla tenuta della Banca conferitaria, e all’indomani delle innegabili bacchettate del Vescovo, Mons. Lambiasi, in relazione ai ritardi decisionali per il rinnovo dei vertici di UniRimini dove la Fondazione è socio di riferimento, e infine dovendo riscontrare le voci di un Bilancio previsionale 2014 non brillante, congelato dalle spese correnti e con poche potenzialità di erogazione, ci si sarebbe dovuti attendere un’intelligente tensione ed una propensione di ben altro tipo”.
Mauro Ioli alla fine si è astenuto, trovandosi in buona compagnia. Fra questi anche Giuseppe Pecci, che pure non è stato tenero: “Dispiace ad un anno di distanza, rivedere un’ipotesi di bilancio
simile a quella che proprio un anno fa l’assemblea aveva mostrato di
non gradire significandolo con un numero di astensioni severo”. E ancora: “Chiedevamo una significativa riduzione delle spese correnti e una precisa indicazione circa i futuri sviluppi della Fondazione.
Ascoltiamo solo parole generiche ed ottimistiche.
Sembra quasi che l’assemblea debba esssere mantenuta in una “ovattata
ignoranza” su quanto nelle segrete stanze si decide”.
Pecci ha chiesto a Pasquinelli di tagliare drasticamente le spese “
iniziando dai suoi emolumenti e da quelli degli innumerevoli consiglieri”.
Per nulla soddisfatto del documento previsionale anche Alfonso Vasini che lo valuta come una conferma della “progressiva preoccupante involuzione della Fondazione”. Commercialista di lungo corso, Vasini si è soffermato anche su aspetti di merito: “In mancanza dei dividendi assicurati in passato dalla Banca conferitaria – ha detto – si è costretti ad attingere alle riserve per sostenere quello che ormai si è ridotto ad un esercizio minimo dell’attività istituzionale. Gli altri introiti di varia natura coprono appena i costi e gli oneri della gestione corrente”. Si spera – ha proseguito Alfonso Vasini – “che la Banca conferitaria torni presto a generare utili da distribuire ai soci, ma la Banca è fortemente impegnata a recuperare posizioni e prestigio dopo il recente commissariamento ed è esposta ai rischi tipici della sua attività ai quali si aggiungono ora quelli del possibile, ma non auspicabile, deprezzamento della sua partecipazione al capitale di Aeradria, anche a prescindere dalla decisione del Tribunale”. Nel motivare la sua astensione, anche Vasini non ha mancato di fare riferimento alla “recente reprimenda del vescovo nei confronti dei soci della società consortile, che sono poi i principali enti pubblici, per gli ingiustificati ritardi nell’adempiere ai propri doveri statutari”. Una reprimenda, ha aggiunto, “che non risparmia nemmeno la Fondazione che di quella società è il socio di riferimento”. Conclusione ancora più bruciante: “Si percepisce la sensazione, probabilmente erronea, che il presidente Pasquinelli sia prigioniero di quegli enti e dei politici che li rappresentano, i quali sembrano dettare i tempi ed i termini delle decisioni, mentre nel frattempo vanno occupando molti posti di rilievo negli organi della Fondazione minandone, a mio parere, l’autonomia”.
Dalla Fondazione per ora nessun commento ufficiale.
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