Il prof. Natalino Valentini precisa: non sono da ricondurre all’intervento pubblico svolto dal Vescovo Mons. Francesco Lambiasi in occasione della festività del Corpus Domini.
Gentile Direttore,
nell’articolo non firmato, apparso ieri sul Giornale digitale “Rimini 2.0” da Lei diretto, con il titolo “Si è dimesso il rappresentante della Diocesi dal Consiglio generale della Fondazione Carim”, si afferma in modo incauto ed erroneo che la mia dimissione dal Consiglio Generale della Fondazione sarebbe da ricondurre all’intervento pubblico svolto dal Vescovo Mons. Francesco Lambiasi in occasione della festività del Corpus Domini.
Mi permetto di precisare che tale congettura è priva di qualsiasi fondamento. La mia scelta infatti è maturata d’intesa con il Vescovo Lambiasi già nella primavera scorsa, molto prima del suo intervento pubblico (sebbene formalizzata a metà giugno), esclusivamente in ragione delle mutate condizioni personali e professionali che mi impedivano di corrispondere adeguatamente e responsabilmente all’impegno assunto. Considero pertanto del tutto arbitrario e strumentale individuare una correlazione causale tra i due fatti, sia per evidenti motivi temporali, sia soprattutto per ragioni sostanziali, che confermano la sollecitudine del nostro Vescovo per il bene comune e la giustizia sociale a partire dal nostro territorio. Le sue affermazioni sulla crisi del sistema bancario (con riferimento alla Carim), non vanno lette come atto d’accusa, bensì di preoccupazione e di speciale premura verso questa realtà, recuperando insieme quei fondamenti evangelici che sono alla base della dignità della persona, del lavoro e di una diversa considerazione dei beni materiali.
La prego pertanto di pubblicare queste mie precisazioni come rettifica dell’articolo in questione, ristabilendo così la verità dei fatti.
Natalino Valentini
Nell’articolo in questione non è stato indicato un rapporto di causa-effetto, ma constatato che le dimissioni sono arrivate a poca distanza dal discorso del vescovo. Nella sua precisazione, della quale prendiamo atto, lei scrive di aver maturato la scelta d’intesa con il Vescovo già nella primavera scorsa, formalizzata a metà giugno.
Nel comunicato stampa col quale la Fondazione Carim il 21 luglio ha comunicato la designazione di Ioli e Cingolani nel consiglio generale (“il quale ritorna ora nuovamente al suo plenum di 14 membri come prevede lo Statuto della Fondazione”, si leggeva) lei figura tra i componenti. Ci lasci anche aggiungere una opinabile considerazione: un incarico così importante, in una fase delicata per la vita della Fondazione e di banca Carim, andrebbe assunto in partenza sapendo (almeno dal punto di vista degli impegni lavorativi) di poterlo onorare fino alla scadenza. Se la memoria non c’inganna, lei è entrato nel consiglio generale della Fondazione nell’aprile 2016 e un anno dopo aveva già maturato la scelta di abbandonare.
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