Franato Renzi scricchiola il progetto Pizzolante con annesso Patto Civico

Franato Renzi scricchiola il progetto Pizzolante con annesso Patto Civico

Ovvero della fragilità dell’assetto di potere costruito attorno al sindaco Gnassi. Da un parlamentare convinto della irresistibile ascesa di Matteo Re

Ovvero della fragilità dell’assetto di potere costruito attorno al sindaco Gnassi. Da un parlamentare convinto della irresistibile ascesa di Matteo Renzi a livello nazionale e che ha individuato nel suo clone locale, il sindaco Gnassi, il cavallo vincente. Ma adesso è saltato tutto.

di Bruno Sacchini

Non so in quanti hanno realizzato quel che potrebbe succedere politicamente a livello locale in conseguenza della catastrofe del governo Renzi.
Dico catastrofe perché la rivolta di popolo che l’ha causata segna la fine di quella strategia cattocomunista (intesa come ibridazione tra concezioni del mondo antitetiche) che da Rodano e Dossetti fino alla Rosi Bindi e Prodi (convinto, per sua stessa ammissione, a votare SI’ mentre correva sotto i portici del Pavaglione) ha attraversato la storia di Prima e Seconda Repubblica fino al tracollo odierno.
Di qui uno smarrimento (non solo della nomenclatura al potere, ma anche del pensiero dominante su cattedre universitarie, giornali e Tv di stato) che va al di là delle contingenze della crisi appena aperta.
Perché questa classe politica, non riuscendo neanche a “pensare” il problema per scarsità intellettuale e dogmatismo moralista, si limita a balbettare o a demonizzare un popolo che ha vibrato un fendente terribile alla sua autoreferenzialità.
Il problema di Renzi infatti è che a un certo punto ha perso il rapporto con la realtà e manco se n’è accorto.
Ma torniamo al livello locale.
Alle ultime amministrative Gnassi ha vinto con uno stentato 34 per cento fortunosamente incrementato fino al 56 da Patto Civico. Lista civetta d’un parlamentare ex-craxiano ed ex-berlusconiano il quale, convinto della irresistibile ascesa di Matteo Renzi a livello nazionale, a un certo punto ha individuato nel suo clone locale, il sindaco Gnassi, il cavallo vincente.
Ecco allora l’idea di inventarsi un contenitore per tutti quegli elettori non targati (tendenzialmente di destra o centrodestra, non ostili all’idea di votare Gnassi perché “è uno che fa”) ma ancora restii, e molto, a votare a sinistra.
Tutto perfetto, alla sola condizione che Renzi vincesse il referendum e si accreditasse a quel punto come leader definitivo della “Nuova Italia”.
Con relativa consacrazione della sagacia politica dell’ideatore di Patto Civico a Rimini nonché futura, probabile scalata di Andrea Gnassi all’Olimpo degli incarichi ministeriali a Roma.
Il problema è che adesso è saltato tutto.
Nel senso che, saltato Renzi, è saltata la filiera, nel senso che il re è nudo sia a Roma che a Rimini essendo impensabile che Patto Civico, per inadeguatezza culturale e politica dei suoi consiglieri, possa sopravvivere allo sfascio, culturale e politico, del livello nazionale.
La cosa coinvolge anche quella parte di mondo cattolico che, come si dice dalle nostre parti, “aveva beccato”, dirottando un voto fino ad allora rigorosamente Berlusconiano sul cavallo di razza Gnassi.
Magari per interposto Patto Civico perché, se di mezzo c’è un intermediario, l’accusa di opportunismo è più facilmente aggirabile.
Anche qui nessuno scandalo, per carità, ma forse bisognerebbe chiedersi dove e quando le inevitabili trasformazioni della storia (e della fede) rischino il trasformismo.
Che poi a Rimini il NO abbia vinto col 53 per cento, ribaltando il risultato delle ultime amministrative, conferma la fragilità dell’assetto di potere costruito attorno al sindaco.
Salvato, per ora, dall’inconsistenza d’una opposizione che vede nella Lega di Marzio Pecci un epicentro ancor più imbarazzante che terremotato.
A dimostrazione di come la totale mancanza del re sia molto peggio che un re nudo e basta.

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