Secondo la legge i consuntivi 2016 devono essere già stati approvati e depositati, ma quelli delle società partecipate da Comune e Provincia di Rimini non sono accessibili su internet, salvo poche eccezioni. Caso limite: Rimini Congressi, la srl al 100% pubblica su cui grava il mutuo di 46,5 milioni con Unicredit, non ha neppure una propria pagina web. Ma anche la nuova Camera di Commercio non brilla in trasparenza.
Le amministrazioni pubbliche locali hanno inventato un nuovo gioco per l’estate 2017: quello di nascondere i bilanci delle numerose società da loro partecipate.
In un articolo dello scorso maggio Riminiduepuntozero aveva dato notizia degli schiaffoni – metaforicamente parlando – della Corte dei Conti al Comune di Rimini, reo di una condotta non proprio cristallina nella contabilità e nella programmazione delle sue numerose partecipazioni societarie.
Alcune delle quali, soprattutto quelle del settore fieristico e congressuale, si dibattono da anni in acque agitate.
In una delle sue deliberazioni, la Corte dei Conti – sezione regionale di controllo, aveva scritto all’indirizzo di palazzo Garampi: “a prescindere dalle nuove possibili geometrie societarie fra Rimini Holding spa, Rimini Fiera spa, Rimini Congressi srl e Società del Palazzo dei Congressi spa, (nonchè dalle formali conseguenze) il Comune è opportuno ponga ogni cura e diligenza nel considerare e se necessario sostenere, direttamente o attraverso sue partecipate, ogni possibile e lecita iniziativa di gestione e controllo per favorire il processo stesso nella sua interezza, e comunque per prevenire situazioni di inadempienza, considerato il sottostante complesso rapporto di garanzia, aperto con lettera di patronage, nel 2010, in favore della Rimini Congressi srl con riguardo al mutuo concesso alla medesima società da Unicredit, per la cifra di 46,5 milioni di euro”. Se questo viene richiesto agli amministratori locali, significa che la situazione non è certo rosea.
Il punto è che su questi argomenti la politica tiene nascoste le carte ai cittadini. E’ infatti pressoché impossibile per i contribuenti, rendersi conto di come stiano in salute le varie società controllate dagli enti pubblici locali, e non solo quelle del settore congressuale.
Vediamo la situazione partendo da chi adempie ai suoi doveri.
Esempio, dal sito del Comune di Rimini è oggi accessibile il bilancio dell’ACER, l’azienda delle case pubbliche. La società espone nel 2016 un utile netto di 360mila euro. Da tenere d’occhio l’indebitamento per la gestione speciale, cioè l’attività di costruzione in conto terzi: circa 46 milioni di euro.
Per le società partecipate attraverso la sua Rimini Holding, il Comune rimanda al sito di quest’ultima. E qui vengono le maggiori sorprese negative.
Anzitutto, perché la stessa Rimini Holding non rende ancora pubblico il consuntivo 2016, che pure dovrebbe essere già stato approvato e depositato al Registro delle imprese.
Sorge spontanea la domanda: possibile che durante l’estate nessuno abbia avuto il tempo di inserire il documento nel sito web, operazione semplicissima che richiede poco più di un paio di click e un minuto di upload?
Beh, a Rimini tutto è possibile, se pensiamo che una delle storiche rampogne della Corte dei Conti al Comune era proprio che “tre società, Rimini Holding spa, Rimini Congressi srl e Società del Palazzo dei Congressi spa, risultano avere più amministratori che dipendenti”. Non vorremo mica scomodare i dirigenti in piena estate, per rendere disponibile al cornuto popolo bue il bilancio della Holding…
Lasciamoli riposare, vedremo il documento quando, con comodo, uno dei pochi dipendenti l’avrà caricato laddove è previsto dalla legge.
Del resto non è solo la Holding a giocare a nasconderello con i documenti contabili, fra un ombrellone e l’altro.
Ad oggi, 16 agosto 2017, i bilanci 2016 delle partecipate pubblicati sul sito di Rimini Holding sono solo quattro su dodici, e cioè Anthea, Hera, Romagna Acque e Società del Palazzo dei Congressi.
Dunque mancano all’appello nelle pagine della Holding, i bilanci di Amir spa, Caar spa consortile, Rimini Reservation srl, Rimini Congressi srl, Amfa spa, Start Romagna spa, Aeradria spa (in fallimento) e Riminiterme spa.
Di queste otto società, solo due hanno caricato l’ultimo bilancio sul proprio sito web, parliamo di Amir e Riminiterme. La prima ha segnato un utile netto di 594mila euro, la seconda è in territorio positivo solo per 56mila euro, nonostante abbia un fatturato di 4,2 milioni.
Le altre società balbettano assai sui bilanci, oppure non ne parlano nemmeno: il colosso dei trasporti Start Romagna pubblica solo un “piano industriale 2015/2017”; anche il CAAR ha solo un “prospetto contabile 2015/2016”; il bilancio di AMFA non si trova nel sito AllianceFarmacie; idem per Rimini Reservation.
Togliamo dal mucchio Aeradria: essendo una società in fallimento non ha certo un sito web, quindi per conoscere le carte bisogna rivolgersi al curatore.
Infine il caso più patologico, Rimini Congressi srl, società pubblica al 100% che – strano ma vero – non dispone di un sito internet.
Dobbiamo dedurne che per gli strateghi riminesi del turismo congressuale i mezzi di comunicazione in vigore siano il telegrafo senza fili, il postale ferroviario, magari il fax.
E sarà forse anche per questo che Comune, Provincia e Camera di Commercio da un paio d’anni parlano di “privatizzazione del settore fieristico-congressuale” e di fusioni per incorporazione nell’ambito del castello societario pubblico a scatole cinesi, ma non sono mai approdate a nulla, salvo spendere 100mila euro per pagare l’advisor. E’ escluso che possa sembrare appetibile, come si dice, per il mercato un’azienda che fa di tutto per non farsi vedere da chi naviga in internet.
Stringendo: il Comune di Rimini possiede società pubbliche e partecipazioni a dozzine, in ogni settore, dall’acqua alle casse da morto, dalle sale congressi agli inceneritori, dall’aerosol-terapia alla frutta e verdura, ma alla fine dell’estate 2017 tiene nascosti ai cittadini-contribuenti quali siano i costi, e quali i ricavi, delle vendite all’ingrosso delle melanzane ovvero – ciò che più conta – se le aziende di proprietà e gestione del palacongressi stiano in piedi sulle proprie gambe.
E’ proprio il palazzo dei congressi, infatti, uno dei nodi più complicati da sciogliere per gli enti locali, stretti al collo dal mutuo di 46,5 milioni contratto con Unicredit. Guarda la coincidenza, è proprio la società che ha in carico il mutuo – Rimini Congressi – a non avere un sito internet.
Eppure l’obbligo di trasparenza sui conti delle società in controllo pubblico – come è il caso di Rimini Congressi – è in capo anche a tutti e tre gli enti pubblici che ne detengono le quote: Camera di Commercio (37,6%), Comune di Rimini per il tramite di Rimini Holding (38,4%), Provincia di Rimini (24%).
Di Comune e Holding abbiamo già detto.
Se andiamo a consultare il sito web istituzionale della Provincia di Rimini, i bilanci delle partecipate arrivano solo al 2014.
E la Camera di Commercio? Anche qui si scopre una bella – per modo di dire – novità: la sezione “Amministrazione trasparente” del sito dell’ente camerale di Romagna, nato nel dicembre scorso dalla fusione Forlì-Cesena e Rimini, è quasi totalmente vuota.
La sottosezione “Enti controllati – enti pubblici vigilati” non contiene per ora nessuno degli elementi richiesti dalla legge, vedi la rappresentazione grafica delle partecipazioni societarie, né tantomeno i relativi bilanci.
I DOVERI DI TRASPARENZA DEGLI ENTI PUBBLICI E DELLE SOCIETA’ PUBBLICHE
In questo panorama di svaccamento generalizzato, vale allora la pena ricordare ai lettori, e soprattutto agli enti pubblici ed alle loro società, quanto prescritto dalla legge sulla trasparenza.
“La trasparenza è intesa come accessibilità totale dei dati e documenti detenuti dalle pubbliche amministrazioni, allo scopo di tutelare i diritti dei cittadini, promuovere la partecipazione degli interessati all’attività amministrativa e favorire forme diffuse di controllo sul perseguimento delle funzioni istituzionali e sull’utilizzo delle risorse pubbliche”.
“La trasparenza […] concorre ad attuare il principio democratico e i principi costituzionali di eguaglianza, di imparzialità, buon andamento, responsabilità, efficacia ed efficienza nell’utilizzo di risorse pubbliche, integrità e lealtà nel servizio alla nazione. Essa è condizione di garanzia delle libertà individuali e collettive, nonché dei diritti civili, politici e sociali, integra il diritto ad una buona amministrazione e concorre alla realizzazione di una amministrazione aperta, al servizio del cittadino”.
“Le disposizioni […] nonché le norme di attuazione […] integrano l’individuazione del livello essenziale delle prestazioni erogate dalle amministrazioni pubbliche a fini di trasparenza, prevenzione, contrasto della corruzione e della cattiva amministrazione, a norma dell’articolo 117, secondo comma, lettera m), della Costituzione”.
“Per pubblicazione si intende la pubblicazione, in conformità alle specifiche e alle regole tecniche di cui all’allegato A, nei siti istituzionali delle pubbliche amministrazioni dei documenti, delle informazioni e dei dati concernenti l’organizzazione e l’attività delle pubbliche amministrazioni, cui corrisponde il diritto di chiunque di accedere ai siti direttamente ed immediatamente, senza autenticazione ed identificazione”.
“La medesima disciplina prevista per le pubbliche amministrazioni […] si applica anche, in quanto compatibile: […] alle società in controllo pubblico […] Sono escluse le società quotate […] nonché le società da esse partecipate, salvo che queste ultime siano, non per il tramite di società quotate, controllate o partecipate da amministrazioni pubbliche”.
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