Guardate cosa c’è sotto la cementata di piazza Malatesta

Guardate cosa c’è sotto la cementata di piazza Malatesta

«Fa sgomento pensare che un sindaco abbia tanto potere sui nostri Beni Culturali, con l'aiuto di un ministro che gli ha dato i milioni per questo disastro».

Quest’orrore cementizio è stato così giustificato dagli sprovveduti in fatto di storia dell’architettura dell’Amministrazione Comunale:

“LA FONTANA/PIAZZA ALLAGABILE. La fontana che segue il bordo del fossato. Ha una profondità di 5cm, tale da ospitare un velo d’acqua che ricordi la presenza dell’antico sistema difensivo, ma che permetta la fruizione ai visitatori…La fontana presenta poi un gioco di getti d’acqua nebulizzato, che vanno a formare uno stato di “nebbia” richiamando sia le suggestioni felliniane che il fossato.”

La cementata incubo di Andrea Gnassi sul fossato di Filippo Brunelleschi.

Prosa caprina, cioè che vuole salvare capra e cavoli, ma Gnassi del fossato brunelleschiano non sa niente e l’idea di creare il “nebbione” di Amarcord per il fossato non ha senso né per Amarcord né tanto meno per il fossato brunelleschiano.

Guardate cosa hanno cementato. Giovanni Maccioni ci ha permesso di pubblicare alcune immagini che sta elaborando per Castel Sismondo, in onore di Dino Palloni. Sono materiale di lavoro non ancora del tutto corretto:

Giovanni Maccioni, veduta del fossato dal lato orientale con le torri e i ponti.

Questa veduta non dipende dalla mera fantasia di Giovanni, ma dipende da un lavoro serio sul materiale grafico rimasto di Castel Sismondo, in particolare dalla pianta di Andrea Zoli del 1825.

Giovanni Maccioni. Ricostruzione del ponte morto delle torri e dei ponti levatoi dell’ingresso a mare di Castel Sismondo, a partire dalla pianta Zoli – particolare dell’ingresso – integrata con la descrizione e le misure di Roberto Valturio e della sezione di Pacifico Barilari del 1849.

La torre di mezzo del fossato, che Valturio dice di color verde, venne distrutta e al suo posto fu creato un ponte, probabilmente all’inizio del ‘600. Come si ottiene dalla pianta Zoli.
Al tempo di Sigismondo Pandolfo il castello era colorato di bianco, la torre dell’ingresso della rocca era rossa e quella in mezzo al fossato verde. Il bianco simboleggia la Fede, il rosso la Carità, e il verde la Speranza. I colori delle tre virtù cardinali erano i colori araldici dei Guelfi, dei Gonzaga, degli Este e dei Malatesta.

Pianta di Andrea Zoli 1824, nell’Archivio di Stato di Roma.

Nella pianta incisa nel testo del D’Agincourt, tratta da un disegno di Gaetano Stegani, riusciamo a vedere tutto il tracciato del fossato, tagliato in due dalle mura urbane del secolo XIV, tramezzato con muri radiali per contenere l’acqua, quando il fossato era nato per funzionare soprattutto all’asciutto, ma aveva anche una sorgente per allagarlo. L’uso asciutto del fossato aveva necessità di un gran numero di difensori, mentre l’allagamento, se sottraeva la battagliera di fossato alla difesa del castello, permetteva una difesa con meno guerrieri.

Particolare dell’ingresso a mare.

Fa sgomento pensare che un sindaco abbia tanto potere sui nostri Beni Culturali, con l’aiuto di un ministro della mala cultura, che gli ha dato brevi manu cioè senza passare dalla Sovrintendenza, i milioni per questo disastro. E’ terrorizzante pensare e vedere che un sindaco possa cioè intervenire sul nostro Patrimonio culturale, di testa sua senza la necessaria preparazione culturale, in pieno trip felliniano, con una Giunta unanime, – terrorizzata? per il sindaco chi non è d’accordo con lui è un nemico da abbattere – e senza passare dal Consiglio Comunale, com’è risultato dall’ultima Commissione comunale culturale.

Pacifico Barilari, sezione del fossato, controscarpa est, alta m.10, 1825, con sezione dell’acquedotto praticabile della fontana di piazza, parte del quale è stato di recente scoperchiato e interrato.

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