Niente di nuovo sotto il sole di Rimini. Perché, se è vero che uno dei pilastri della poetica Felliniana è la beffa monumentale, la fregata cosmica,
Niente di nuovo sotto il sole di Rimini.
Perché, se è vero che uno dei pilastri della poetica Felliniana è la beffa monumentale, la fregata cosmica, la patacca professionale sublimata nel film omonimo (“Il bidone”), allora il flop della Gaynor rientra nella norma.
Tranne che turisti e pubblico pagante, più inferociti che esterrefatti dalla sòla ricevuta, non credo siano disposti a vedere il lato estetico della questione.
Che copre di ridicolo l’epicedio del sindaco Gnassi, imprudentemente avventuratosi, il giorno prima, ad esaltare la “figata” del capodanno estivo a Rimini.
Che uno dice: ma che c’entra Gnassi, puvrino?
Perché è l’organizzatore ad aver bucato, mica il comune!
Tranne che è stato lo stesso comune ad aver concesso il patrocinio senza prima verificare la fondatezza della cosa.
Un po’ come la patacca dell’appalto del Galli, attualmente congelato dal crac dell’azienda imolese, o come il punto morto in cui versano i cantieri Murri e Novarese: casi anche quelli?
Tutte brutte figure che sarebbe stato possibile evitare se il nostro sindaco, abituato a far sempre l’one man orchestra, avesse ascoltato qualcuna delle voci critiche che, a quanto risulta, si erano levate all’interno del suo stesso entourage.
Ma il fasso-tutto-mi del napoleonismo locale ha ormai levato gli ormeggi e naviga nel mare d’un delirio d’onnipotenza che nessuno riesce più a incrinare.
Soprattutto dal punto di vista istituzionale.
Perché il sindaco Gnassi s’è messo in testa, unico al mondo, di voler fare a tutti i costi l’impresario della città (coi soldi nostri, of course), invece di limitarsi al compito istituzionale di regolare e controllare quanto è di sua competenza.
Ma il nostro giudice, pardon il nostro sindaco bambino, è talmente preso dalla foga dei suoi giocattoli (Notte Rosa, Molo Street Parade, Al Meni ecc.) che perder tempo a controllare avventurieri e farabegoli in grado di compromettere in un sol colpo la nostra e sua immagine a lui sembra troppo poco.
Intento com’è a profondere ogni sforzo nell’organizzare eventi in prima persona, col risultato non solo di radere al suolo l’imprenditoria locale (ricordate i fasti del popolo della notte? Lì il comune non c’entrava niente), ma anche di permettere a pateracchi come Jhon Travolta e Gloria Gaynor di replicarsi sul suo stesso terreno, quello dell’impresariato pubblico.
Deturpando un’immagine cui lo stesso sindaco sta indefessamente e onorevolmente lavorando da due anni a questa parte.
Che gusto c’è a fare e disfare, signor sindaco?
COMMENTI